Mercadante, no al manuale Cencelli: meglio un bando

di Fabrizio Coscia
Mercoledì 3 Aprile 2019, 08:00
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Ci saremmo aspettati che emergesse, dal dibattito dei giorni scorsi sulla prossima nomina del direttore dello Stabile di Napoli, soprattutto una visione del futuro del teatro Mercadante, o almeno un'apertura di questo dibattito al pubblico, perché in fondo l'attività dello Stabile, come quella di tutti i teatri, al pubblico è rivolta e sarebbe bello che se ne parlasse anche tra i non addetti ai lavori, che se ne discutesse apertamente, come qualcosa che appartenga all'interesse della cittadinanza intera.

L'impressione, invece, è che si stia cercando in tutti i modi di far calare il silenzio sulle manovre in corso. Dopo le polemiche sulla riconferma del direttore Luca De Fusco o su una nuova nomina, e la ridda dei nomi proposti (ma anche per questi, poca chiarezza in verità: soltanto accenni, ammiccamenti, ipotesi, confutazioni, smentite), adesso improvvisamente tutto tace, come se il consiglio di amministrazione fosse (e forse è davvero così) in una situazione di stallo. Se si dovesse profilare, però, una soluzione intesa al compromesso nella forma ipotizzata del ticket, ovvero lo sdoppiamento tra manager e direzione artistica, per non scontentare nessuno e non rompere E questo è il caso, ad esempio, di Filippo Fonsatti, direttore dello stabile di Torino, che si avvale della consulenza di Valerio Binasco o di Giorgio Barberio Corsetti del teatro di Roma affiancato da Francesca Corona.

Si tratterebbe, dunque, soltanto di una consulenza e non di una direzione artistica che accompagni quella manageriale in una sorta di diarchia direzionale.

Detto questo, la soluzione interna, per quanto riguarda il teatro Mercadante, ci sarebbe già ed è stata indicata da più parti nella figura di Mimmo Basso, responsabile organizzativo e figura storica del teatro. L'unica soluzione alternativa a questa, quella che eviterebbe ipotesi più o meno pasticciate o accordi di convenienza, è la pubblicazione di un bando d'interesse. Soluzione adottata da diversi teatri (lo stesso teatro di Roma, ad esempio, o Genova per la prossima nomina), che metterebbe la parola fine al balletto delle ipotesi e delle nomine più o meno improbabili o azzardate, tirate fuori dal cilindro di Comune e Regione.

Un bando che darebbe la possibilità a chiunque rispondesse ai requisiti richiesti (di alta qualità, ovviamente) di candidarsi legittimamente come direttore dello Stabile. E che soprattutto garantirebbe una maggiore trasparenza da parte di chi intende farlo. Se non si vuole che il dibattito sulla nomina resti impaludato tra giochi di forza o stentati equilibrismi, rischiando di arrivare impreparati alla fine dell'anno, non rimane allora che aprire il dibattito al mondo, far sì che Napoli esca per una volta dalla logica dell'emergenza, delle contrapposizioni, delle consorterie e punti su quella dell'eccellenza.gli equilibri istituzionali, allora andrebbe prima di tutto precisato che uno sdoppiamento del genere, formalmente, non è previsto.

Nel senso che non è prevista la divisione delle responsabilità, che invece deve ricadere necessariamente su un'unica figura, che sia un manager o un artista (o entrambe le cose in una sola persona), la quale a sua volta potrebbe nominare un consulente artistico o organizzativo.

 
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