Osanna, lezione alla Federico II: «I fondi del Recovery per la manutenzione di Pompei»

Osanna, lezione alla Federico II: «I fondi del Recovery per la manutenzione di Pompei»
di Paola Marano
Mercoledì 3 Marzo 2021, 20:00 - Ultimo agg. 4 Marzo, 11:08
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«La nuova sfida che mi attende è di portare le best practices pompeiane in tutti i musei e i siti archeologici italiani, con progetti di manutenzione programmata che devono essere estesi a tutti i siti». Massimo Osanna, da sei mesi direttore generale dei musei del ministero dei Beni e delle Attività culturali, ed ex direttore del Parco Archeologico di Pompei, parla dalla chiesa trecentesca di Donnaregina a Napoli, dove questa mattina ha tenuto una lectio magistralis in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio della Federico II. Una lezione sui restauri a Pompei, omaggio ed eredità dei suoi sette anni alla guida del sito archeologico tra i più noti al mondo, la cui direzione passerà «nelle buone bani», per dirla con le parole dello stesso Osanna, di Gabriel Zuchtriegel, finora a capo del parco di Paestum.

Da attuale numero uno dei musei di Stato Osanna ha già definito una road map di intervento in tutti i siti, tenendo bene a mente l’opportunità che i fondi del Recovery costituiscono anche per il mondo dei beni culturali. «È necessario avviare le operazioni di manutenzione in tutti i parchi archeologici e i musei - spiega- un'operazione su cui spero di intercettare anche i fondi del Recovery Plan con cui cominciare un processo virtuoso di manutenzione, che ora si fa in pochi luoghi.

Molti siti dei beni culturali versano in condizioni critiche, il ciclo di manutenzione è attivo solo nei grandi musei e invece ovunque serve l'intervento sistematico, l’informatizzazione e la digitalizzazione dei dati». 

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Ai microfoni dei giornalisti il direttore generale commenta anche le decisioni assunte dal governo in merito alle chiusure dei musei a causa della pandemia. «Sono politiche che dipendono dal Cts, bisogna ascoltare gli esperti. Io spero che presto potremo aprire, come il ministro ha annunciato, anche nel fine settimana. Si pensava potesse accadere già il 27 marzo, io speravo molto che accadesse prima di Pasqua. Ora però la situazione della pandemia non è ottimale, quindi non ci resta che monitorare la situazione». Come professore di Archeologia, invece, lancia un messaggio agli studenti che si apprestano a lavorare nell’ambito dei beni culturali: «È un mestiere bellissimo – sottolinea - che va fatto in team interdisciplinari. Sono lieto di  questa giornata in una scuola che forma architetti, che ti prepara a operare sul campo in squadra con restauratori, informatici. Solo con squadre complesse si vincono sfide complesse come quelle della manutenzione di Pompei».

Sito archeologico di Pompei con cui l’ateneo federiciano mantiene da anni «una collaborazione di altissimo livello, un accordo quadro che include almeno dieci dipartimenti della Federico II, dall'archeologia all'architettura, passando per l’agraria, l’ingegneria e la medicina – evidenzia il rettore Matteo Lorito  - Continuiamo ad andare in quella direzione, noi abbiamo Pompei vicino e il nostro ateneo è qui: si tratta di un'asse straordinario che tutto il mondo ci invidia». Lorito poi con orgoglio sottolinea l’alto livello di formazione offerto dalla Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio. «E’ un'eccellenza anche per una grande universita' come la nostra, che oltre a fare formazione su questo tema recupera i beni monumentali – ha detto - inauguriamo l'anno qui nella chiesa di Donnaregina, dove siamo intervenuti direttamente quando ci è stata affidata. Qui si uniscono formazione, recupero dei beni culturali, possibilità per i giovani e anche uno sguardo al futuro perché i beni culturali sono il nostro oro, e oggi sono forse il modo migliore con cui potremo uscire da questa situazione e sostenere il rilancio economico del Meridione. Oggi presentiamo anche un volume che raccoglie il lavoro di cinque anni dei dipartimenti coinvolti di questa enorme università. Un libro con cui diamo un segnale importante ai ragazzi, cioè che lavorare in questo ambito oggi paga e consente di mantenere la nostra storia e le nostre abitudini di vivere e conservare i luoghi belli che abbiamo».

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