Pompei come duemila anni fa:
arredi ricostruiti nelle domus Foto

Pompei come duemila anni fa: arredi ricostruiti nelle domus Foto
di Susy Malafronte
Lunedì 1 Agosto 2016, 17:41 - Ultimo agg. 17:42
3 Minuti di Lettura
Pompei. Il nuovo modo di fare turismo si chiama «museo diffuso». Non solo affreschi e mosaici nelle domus, ma anche mobili e suppellettili. A Pompei non si lavora solo per salvare il sito dai crolli, ma anche per offrire nuove emozioni ai turisti. Gli arredi della «Fullonica di Stephanus» da oggi ritornano nel loro ambiente, così come erano stati disposti, prima dell'eruzione del Vesuvio, dai padroni di casa. Grazie allo studio minuzioso, compiuto dal pool di esperti del professor Massimo Osanna, è stato possibile individuare il punto esatto dove erano collocati gli arredi.
Le domus della Pompei archeologica, dunque, prendono vita con i mobili dell'epoca.
 
 

Dopo la messa in sicurezza e il restauro degli affreschi delle antiche dimore, i turisti potranno ammirare e toccare l'arredamento dei pompeiani di duemila anni fa. Questo è l'ambizioso progetto, unico nel suo genere, voluto da Massimo Osanna. Visto il successo registrato con la riproposizione degli arredi dei cubicola - stanze da letto - «della Villa Imperiale», il direttore generale della soprintendenza ha voluto proseguire con il piano di «musealizzazione diffusa» negli scavi.

Da oggi, così, la «Fullonica di Stephanus» si mostrerà in tutto il suo splendore con il riallestimento con i reperti originali della cucina sul modello di quello adottato un secolo prima dall'allora soprintendente Vittorio Spinazzola - 1916 - e ben testimoniato dalla documentazione fotografica d'archivio. Il piano di «museo diffuso» continuerà ad arredare le altre domus più importanti della «regina» dell'archeologia. Come la «Villa dei Misteri», ad esempio, oppure le domus del «Menandro» e del «Poeta Tragico».

Ed ancora, nella «Palestra Grande» - dove trovano esposizione permanente i reperti organici, già prima nella mostra «Mito e Natura» da poco conclusasi, sempre a partire da oggi, saranno integrati da una ulteriore sezione di reperti naturalistici provenienti da Moregine.

Il restauro dei legni di Moregine è costato un milione e 300mila euro e sono stati utilizzati fondi dell'Unione Europea che ha finanziato il «Grande Progetto Pompei» - prima fase - con 105 milioni di euro. Da Bruxelles sono in arrivo altri 52 milioni di euro per avviare la seconda fase del «Grande Progetto». Nel finanziamento sono contemplate anche le spese per nuovi arredi delle domus.

La «Fullonica di Stephanus» era una antica casa signorile ristrutturata per diventare una lavanderia, nella quale gli schiavi preparavano le tele di lana e di lino per le tinture e, successivamente, per la pulitura e risciacquo.
Precedentemente, la «casa di Stefano» era un'antica locanda che fu, quindi, completamente trasformata e riadattata. Gli archeologi scoprirono questo sito nel 1911 e il nome del proprietario, Stephanus, è stato ritrovato scritto sulla porta come propaganda elettorale. All'interno, come sopra specificato, si susseguivano le diverse stanze nelle quali avveniva tutto il processo di follatura. Nel complesso lavoravano molte persone, anche donne, infatti sono state ritrovate le cucine e i bagni per i lavoratori. All'interno della prima stanza, è stato trovato il corpo di un uomo di mezza età con una borsa colma di sesterzi: forse si tratta proprio di Stefano colto mentre cercava di salvarsi la vita riparandosi in casa durante l'eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA