Pompei, restaurato il carro della sposa di duemila anni fa: in mostra ma a Roma

Ritrovato nella villa di Civita Giuliana, sul pilentum recuperate anche le impronte lasciate nella cenere con la tecnica del calco

Il Carro della sposa restaurato
Il Carro della sposa restaurato
Maria Pirrodi Maria Pirro
Sabato 29 Aprile 2023, 11:35 - Ultimo agg. 30 Aprile, 09:57
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Costruito duemila anni fa, sottratto ai tombaroli, ritrovato a Pompei, ma esposto per la prima volta a Roma. In una mostra che mette insieme antico e contemporaneo, oltre 300 tesori dell’arte provenienti da 54 musei, anche dalla Grecia. Una delle opere mai viste è il Carro della sposa: due anni or sono recuperato nel portico della villa di Civita Giuliana, appena restaurato e assemblato. Ben 150 sono i frammenti, fragilissimi e preziosi, difficili da riconoscere e identificare, ricoperti da depositi di cinerite e lapilli, recuperati nel laboratorio di Emiliano Africano, l’esperto che ha vinto la gara per il restyling. Con la tecnica dei calchi, sono state prese le impronte nella cenere lasciate sul pilentum. L’intervento ha aggiunto altre informazioni a quelle raccolte nel 2021 nel corso dello scavo. La carrozza è in frassino, per il cassone, e in faggio, per le grandi ruote, con parti in ferro e rame, le lamine sottili in bronzo. D’argento i medaglioni che ornano il sontuoso retro della vettura con scene erotiche tra satiri e ninfe, amorini alati e una raffinata testina di Kore. 

Per l’esposizione le decorazioni più delicate sono ricostruite in nylon sintetizzato. «Un lavoro straordinario, un manufatto unico al mondo», lo definisce il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna. E il ministro della Cultura: «È un’autentica perla che dimostra ancor più l’unicità del nostro patrimonio», e annuncia l’intenzione di ammirare il tutto, in anteprima, domani.

Il Carro della sposa è un’attrazione della mostra «L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi», dal 4 maggio al 30 luglio alle Terme di Diocleziano nella Capitale. Assieme ai calchi, i corpi dei due fuggiaschi ritrovati nella stessa villa di Civita Giuliana, pure in prestito da Pompei. Con un mosaico che raffigura Dioniso e Arianna, il soffitto del cubiculum della casa di Leda ritrovati nei nuovi scavi della Regio V. Con la cassaforte di Oplontis e una mano in bronzo. Dal Mann arrivano due corridori e due danzatrici della Villa dei Papiri, tre affreschi stabiani (Medea, Leda, venditrice di amori), una testa di Omero. Scene della guerra di Troia, un affresco che ritrae Zeus e un’aquila, calendari in marmo e una tavoletta in oro. Un altro reperto di pregio è del museo di Montesarchio: il cratere di Assteas con il ratto di Europa. Invece, la tomba a semicamera e un’anfora sulla nascita di Elena provengono da Paestum. Ci sono, poi, le ceramiche del museo Duca di Martino e un’immagine di Plauto da Castel Nuovo. «Molte delle opere sono presentate al pubblico per la prima volta», dice il direttore del Museo nazionale romano Stéphane Verger, padrone di casa. Tra le ultime scoperte la statua di Ercole, dell’Appia Antica; tra le acquisizioni, la Tabula Chigi; «e, soprattutto, numerosi capolavori solitamente conservati nei depositi dei musei dell’Italia e della Grecia, come una statua di Santorini». 

«L’esposizione è un punto di partenza verso l’obiettivo di rendere presto fruibile l’intera villa di Civita Giuliana al pubblico», commenta il direttore del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel che, al termine della mostra, è pronto a riportare la carrozza in un posto d’onore nell’Antiquarium.

Con la “Casa del giorno” si possono conoscere, inoltre, quei siti temporaneamente chiusi per manutenzione e restauro, che vengono così aperte al pubblico, a rotazione, una per ciascun giorno della settimana: un "dietro le quinte" di diversa suggestione.

Il calendario è disponibile online: www.pompeiisites.irg

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