Il ministro boccia la ruota panoramica di Pompei, ma i turisti senza servizi trovano già un luna park

Il ministro boccia la ruota panoramica di Pompei, ma i turisti senza servizi trovano già un luna park
di Maria Pirro
Venerdì 29 Marzo 2019, 11:30 - Ultimo agg. 13:10
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Inviato a Pompei

Pompei fuori da Pompei è già un grande Luna Park, dove si resta soltanto per qualche ora, storditi dalle insegne giganti, colorate e tutte diverse, scritte che strillano, bancarelle con gadget di serie Z, il gusto è kitsch: si beve, si mangia svogliati sui tavolacci, e si fa anche l'amore (ancora, per una manciata di minuti, e di euro).

«Andiamo?» Al fotografo scambiato per turista si avvicina una donna sfiorita: over 50, pantalone attillato e giubbotto nero. Subito dopo, un transessuale con il rossetto rosso fuoco si offre per lo stesso prezzo: «Venti, bocca-figa». Non al buio o appartati in periferia, ma in via Plinio, la strada degli scavi archeologici che porta il nome del filosofo naturalista (nomen omen?) e scrittore. Qui le prostitute passeggiano come sul red carpet, e non da oggi.
 
È la giostra del sesso installata in modo permanente, invece l'hub dei trasporti non è mai partito. La stazione di collegamento tra la Circumvesuviana e le Ferrovie dello Stato, un progetto datato 2013 e finanziato con 35 milioni, esiste esclusivamente nei sogni. Come la Tav, l'alta velocità che, nelle intenzioni dell'allora ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, avrebbe dovuto collegare il capoluogo campano con il sito che accoglie sei milioni di visitatori all'anno. Quindi, si va in taxi e in auto private che chiedono fino a 500 euro a stranieri e croceristi disorientati, si frega e si subisce o si viaggia in treni da «corsa a ostacoli», che fanno tutte le tappe nell'hinterland e ammettono il ritardo a prescindere.

«La durata del viaggio dipende da cosa succede lungo il tragitto», allarga le braccia un addetto alla biglietteria. Dai Tempi dei misteri alla Villa dei misteri, il passo è breve. E qui si sembra di andare sulle montagne russe. Il marciapiede è pieno di cunette, deformato dalle radici dei pini secolari: un lato è in ristrutturazione, un intervento promosso dalla Soprintendenza; l'altro lato, di competenza del Comune, abbandonato. Fanno slalom giapponesi con l'immancabile macchina fotografica appesa al collo e una coppia di turisti di Trieste.

Tornando nel piazzale, il bus Eav per il Vesuvio è un desiderio che non passa: dalle 14,50 stop alle corse, almeno fino ad aprile. Altro segno dei tempi moderni: il cartello con gli orari è ritoccato con il nastro adesivo. E, quando arriva il convoglio, due francesi non salgono perché nessuno lo annuncia e non vedono la scritta Napoli. Jacqueline Green, insegnante 58enne del Nevada, assieme alla sorella Tracy si dirige direttamente verso Roma. «La sosta alla stazione Garibaldi è obbligata per salire sul Frecciarossa che impiega un'ora e un quarto, esattamente quanto necessario per spostarsi nella provincia partenopea», spiega. Complicati sono anche gli spostamenti tra un parco e l'altro, tipo Ercolano, nel pomeriggio è già chiuso il punto informazioni a ridosso dei binari. E, alle 14 in punto, spariscono pure i vigili urbani, visto che il Comune non ha fondi per pagare il lavoro straordinario.

Così il Luna Park è senza regole, e ognuno fa da sé: alle 16.30 un camionista imbocca una strada contromano, scende d'impulso e si mette a dirigere il traffico. Assiste alla scena Giuseppe Benessere, gestore di un B&B e portavoce dell'Apabb, che non rimpiange la ruota panoramica, anzi accusa l'amministrazione di avere «scarsa sensibilità culturale». «Per Pasqua e il ponte del 25 aprile non c'è programmazione», spiega. Le luci si spengono al tramonto. «È il deserto, il mio locale è stato sequestrato per due anni perché ho osato proporre serate di musica dal vivo», lamenta Cristian Terno, 34 anni e 3 figli, spostando le lancette sugli affari del mattino. «Ma prima c'era almeno il mercatino nel parcheggio del supermercato...». Sempre in via Plinio.

(ha collaborato Susy Malafronte)
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