Pozzuoli, dopo 73 anni riapre la Grotta di Cocceio

Pozzuoli, dopo 73 anni riapre la Grotta di Cocceio
di Pasquale Guardascione
Martedì 30 Gennaio 2018, 21:58
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POZZUOLI. «Sono finiti i lavori alla Grotta di Cocceio. Con impegno e dedizione anche un'attività che sembrava impossibile e insormontabile è giunta al termine», a dirlo è Vincenzo Figliolia, sindaco di Pozzuoli che aggiunge: «Volontà e amore per il territorio permettono tutto. Grazie soprattutto alla tenacia e alla sollecitudine del Parco Archeologico dei Campi Flegrei e della direttrice Adele Campanelli. Ora al lavoro per un grande progetto per collegare il lago d'Averno, il lago Lucrino e Cuma, per un percorso storico, culturale ed archeologico senza precedenti». La galleria, caduta nell'oblio, fu ripristinata nell'Ottocento dai sovrani borbonici; durante la Seconda guerra mondiale fu utilizzata come deposito di esplosivi e subì dei danni quando alcuni di questi scoppiarono accidentalmente nel primo dopoguerra e da allora è stata chiusa. A maggio dello scorso anno sono iniziati i lavori di restauro e consolidamento.
 

 

La grotta di Cocceio, detta anche grotta della Pace, è una galleria sotterranea, scavata sotto il monte Grillo, che collega Cuma con la sponda occidentale del lago d'Averno. L'opera fu progettata e costruita intorno al 37 a.C. da Lucio Cocceio Aucto su commissione di Marco Vipsanio Agrippa, che ne volle la realizzazione per motivi militari: era necessaria infatti per collegare Cuma, fortificazione e punto di vedetta sul litorale domizio-flegreo, con il Portus Julius, un'importante infrastruttura militare insistente sui bacini del lago d'Averno e del lago Lucrino, che canali artificiali progettati dallo stesso Cocceio collegavano tra loro e al golfo di Pozzuoli. Il traforo è interamente scavato nel tufo per poco meno di un chilometro, con sezione trapezoidale e andamento rettilineo leggermente in salita verso Cuma, il dislivello è circa 40 metri. L'entrata orientale, sul lago, presenta un breve tratto con volta a tutto sesto in opus reticulatum ed era preceduta da un vestibolo ornato da colonne e statue, andato distrutto. La galleria prendeva luce ed aria da sei pozzi scavati nella collina, il più lungo dei quali era alto oltre trenta metri, ed era abbastanza larga da permettere il passaggio di due carri. Parallelamente alla galleria carrabile, sul lato settentrionale, correva un acquedotto sotterraneo, anch'esso dotato di nicchie e pozzi verticali, per l'approvvigionamento idrico del porto. Essa è anche chiamata grotta della Pace: secondo una leggenda cinquecentesca un cavaliere spagnolo, tal Pietro di Pace, malconsigliato da maghi e chiromanti, avrebbe dilapidato i propri beni nella vana ricerca di un presunto tesoro ivi sepolto.

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