Premio Napoli, terna di finalisti e polemica: «Si fa senza la città-bene»

Premio Napoli, terna di finalisti e polemica: «Si fa senza la città-bene»
di Ugo Cundari
Martedì 2 Luglio 2019, 09:22 - Ultimo agg. 10:02
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Decretate le tre terne di finalisti, su 150 libri proposti, del premio Napoli. Nella sezione più popolare, la narrativa, spadroneggia la Einaudi, con due finalisti su tre. Maria Pace Ottieri, milanese autrice di Il Vesuvio universale, romanzo sulla terra dei fuochi e le fabbriche di Pomigliano, i merluzzi di Somma Vesuviana e le periferie di Ercolano e Pompei. Della stessa scuderia Andrea Pomella, autore di L'uomo che trema, memoria lucida e distaccata di un giovane depresso. Dalla tematica più contemporanea e politica Giulio Cavalli, con Carnaio (Fandango), racconto dell'inspiegabile invasione via mare di cadaveri stranieri di ignota provenienza che arrivano a trecentomila in pochi giorni. Nella saggistica c'è il napoletano Paolo Isotta con La dotta lira (Marsilio), analisi brillante e irrituale, come nello stile dell'autore, su Ovidio e la musica, sui miti creati o ricreati dal poeta latino, sugli uomini e le divinità che ha cantato rendendoli immortali. Il filologo Salvatore Silvano Nigro con La funesta docilità (Sellerio) indaga su un omicidio raccontato da Manzoni con un animo «funestamente docile», sul quale già si soffermò Sciascia. Gian Piero Piretto con Quando c'era l'Urss (Raffaello Cortina) analizza la propaganda sovietica e gli effetti di distorsione della realtà.

 

Per la poesia il nome più noto è quello di Tiziano Scarpa e il suo originale Le nuvole e i soldi (Einaudi), dialogo intimo e personale con i morti e le proprie paure, come quella di diventare povero. A competere con Scarpa Nanni Cagnone con una delle sue più suggestive raccolte, Le cose innegabili, e Francesco Nappo, napoletano, con I passeri di fango (Quodlibet), rime in cui si celebra miseria e nobiltà della vita quotidiana.
Tra questi i finalisti venuti fuori dalle votazioni dei quindici membri della giuria tecnica bisogna decretare i tre vincitori che saranno premiati la serata del 18 dicembre al Mercadante. A stabilire chi saranno ci penseranno gli oltre mille giudici lettori, raggruppati anche in comitati. «Per la prossima edizione i giurati tecnici saranno ventuno, il numero di concorrenti aumenta sempre di più, abbiamo bisogno di forze nuove» dice Domenico Ciruzzi, presidente del premio, che promette qualche lavoro di ristrutturazione nella sede della fondazione, a palazzo Reale. «Le scale sono indecenti, ho protestato e ci hanno garantito che dopo l'estate partiranno i lavori, compresi quelli di illuminazione. Io mi impegno a metterci un tappeto». Previsto anche l'allargamento della sala centrale della fondazione, con l'abbattimento del tramezzo. Dall'anno prossimo Ciruzzi è sicuro che si inaugurerà un'altra sezione del premio, quella per i ragazzi, già per questa edizione è nata la collaborazione con l'associazione culturale Kolibrì, presieduta da Donatella Trotta.
L'unico rammarico è per la partecipazione delle scuole alle attività della fondazione, tante della periferia, poche della Napoli bene. «Le scuole più tutelate devono fare di più, la cultura è uno strumento di crescita che non conosce differenze sociali» dice Ciruzzi.
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