Procida capitale della cultura 2022, la lectio magistralis del 18enne Giovanni: «La cultura è speranza, oggi più preziosa che mai»

Procida capitale della cultura 2022, la lectio magistralis del 18enne Giovanni: «La cultura è speranza, oggi più preziosa che mai»
di Giovanni Chianelli
Venerdì 8 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 9 Aprile, 08:27
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Domani sarà uno dei più giovani protagonisti del primo giorno di Procida da capitale della cultura. Sicuramente il più giovane a parlare: Giovanni D'Antonio ha 18 anni, è di San Gennaro Vesuviano e il suo nome è stato messo dagli organizzatori accanto a quello del Presidente della Repubblica, nel programma dell'inaugurazione. Il motivo è che D'Antonio, nonostante l'età, è già un pensatore conteso dalle università più prestigiose del mondo come Yale, Princeton e Harward. L'anno scorso il ragazzo nato all'ombra del Vesuvio si è classificato primo in Italia e quarto al mondo alle Olimpiadi di filosofia per studenti liceali. A lui spetta, dopo il discorso inaugurale di Sergio Mattarella, una lectio magistralis sul tema della speranza.

«L'idea è quella di parlare di speranza e al contempo di lasciare speranza negli ascoltatori» dice. «Una speranza che con la cultura c'entra molto: direi che se la speranza è il motore, ovvero il motivo per cui credere nel futuro, la cultura sono le ruote.

Soprattutto al Sud Italia». Certo, parlare di speranza in un momento del genere, tra una pandemia e una guerra, non è semplice. «E invece è proprio in situazioni simili che il valore della speranza diventa più alto. Quanto è più difficile trovarla tanto più è importante da trovare. In assoluto l'uomo è mosso, da sempre, dalla speranza, ma oggi come non mai è tenuto a coltivarla. E non parlo solo dei giovani, è un discorso che riguarda ogni età. C'è speranza anche nell'anziano, certo». E pure in guerra, commenta: «La storia insegna che nei suoi punti più bassi si nascondono i momenti di virtù più elevati. E dunque la speranza può tornare a brillare».

 

Mentre parla è raggiante, si vede che non sta nella pelle. Tanto più che il suo discorso seguirà quello di una figura che ha segnato la politica italiana degli ultimi anni. L'emozione è tanta, ammette: «Posso prevedere l'effetto: roba da brividi, una situazione pazzesca. Io sono un semplice ragazzo, magari ho studiato e sono riuscito a ottenere qualcosa, ma devo ancora fare tutto nella vita. Davanti avrò il rappresentante più autorevole del mio Paese, per chi come me crede nelle istituzioni è incredibile. Sono felice di avere la tremarella, però, è giusto emozionarsi». Eppure, chi pratica la filosofia può leggerla in modo anche diverso, tra quel minimo di iconoclastia necessaria al pensiero critico e la provocazione: «Vediamola anche da un altro lato, c'è un ragazzo che incontra un signore che potrebbe essere un suo parente anziano, un nonno, perché no? Magari due persone che, senza conoscersi, tengono l'uno all'altro. Così dovrebbe essere sempre tra uomini. C'è felicità, in un incontro del genere». Se ragiona così, se ha vinto un concorso aperto a tutti i ragazzi del mondo, vuol dire che ha qualcosa di speciale: «Non ho fatto nulla di particolare. Al campionato olimpico di filosofia chiedevano di dimostrare una tesi rigorosa, di persuadere una giuria. Basta ragionare, la filosofia è ragionamento» dice. Per lui non c'è un filosofo preferito ma è bello prendere da ognuno uno spunto: «Certo, sono legato a Kant, Spinoza e Seneca che sono degli esempi immensi. Ma anche agli altri. Mi interessa tutta la storia delle idee, e soprattutto ciò che aiuta a uscire dagli schemi, usare chiavi nuove di conoscenza». Epicuro predicava il «vivi nascosto», lui domani sarà tutt'altro che in disparte: «Ogni tanto apparire, stare al centro, può servire. A mettersi in discussione».

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La notizia curiosa è che, dopo il liceo, non continuerà con la filosofia: «Frequenterò una facoltà di business applicato all'ingegneria informatica. Ma anche in quello continuerò a fare filosofia perché non smetterò di pensare, immaginare, ragionare». Infine, Procida: «Confesso un peccato: pur essendo a pochi chilometri da casa è la prima volta che ci vengo. Ho avuto torto, provo una curiosa sensazione di rimorso perché ora che ci sono arrivato la trovo magnifica». Chissà, sarà perché la sta vivendo in modo speciale o perché, per dirla in modo filosofico, ha una qualità intrinseca di fascino? «Arriva oggettivamente, da subito, come un luogo carico di storia e di storie. E merita di essere per un anno il centro della cultura italiana». 

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