Procida capitale della cultura 2022, Agostino Riitano: «Inaugurazione a rischio ma il Covid non ci ferma»

Procida capitale della cultura 2022, Agostino Riitano: «Inaugurazione a rischio ma il Covid non ci ferma»
di Giovanni Chianelli
Domenica 2 Gennaio 2022, 11:00
5 Minuti di Lettura

Procida capitale della cultura, ci siamo. L'anno che è arrivato è quello della piccola isola sul tetto d'Italia, e magari d'Europa. Ma è anche quello in cui il Covid sembra non fermarsi. Una prima vittima del contagio in rimonta è, forse, proprio la cerimonia procidana di inaugurazione: prevista simbolicamente per il 22 gennaio, era stata pensata come una maratona di sei spettacoli nell'arco dell'intera giornata, con partenza da Napoli e sbarco alla Marina di Procida. «Dovremo cambiarla per via delle misure imposte dal governo, e ci stiamo chiedendo in queste ore se sia il caso di farla» dice Agostino Riitano, direttore della candidatura e curatore del programma artistico. Che però non è preoccupato dalla piega degli eventi: «Come isola siamo abituati alla resilienza. La missione di mostrare che la cultura e l'identità possano realizzare innovazione sociale sarà portata a termine».

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Riitano, il tanto atteso 2022 è arrivato. Sarà davvero l'anno di Procida?
«Lo abbiamo invocato quasi per 365 giorni, dal 18 gennaio scorso quando ci fu la proclamazione e il nostro trionfo. È un anno da cifra tonda, sarà una stagione unica.

Sarà il nostro anno e anche quello di chi vorrà, rimboccandosi le maniche, riappropriarsi della normalità partendo dalla cultura. È stato un biennio complesso per addetti, maestranze, per i lavoratori di arte e spettacolo e sarà anche la loro ripartenza».

Intanto Omicron dilaga e la cerimonia inaugurale è a giorni.
«Siamo costantemente in contatto con la varie cabine tecniche. Sono giorni importanti, stiamo ripensando l'avvio dell'anno da capitale nel rispetto dei nuovi decreti del governo e lavoriamo affinché la nostra inaugurazione possa avvenire nel quadro delle regole previste, perciò è inevitabile un ripensamento dell'intera struttura della cerimonia. Ci stiamo persino chiedendo se sia il caso di farla, è una decisione che verrà presa nelle prossime ore».

Il programma però entra nel vivo in primavera. Quali i primi appuntamenti imperdibili?
«Abbiamo pensato a un palinsesto che respiri come una sinfonia. Momenti più intensi e fasi di maggiore calma, periodi proiettati più verso gli spazi pubblici, altri dedicati alle attività di formazione. Iniziamo a marzo con una serie di inaugurazioni: la prima mostra è Fili d'ombra fili di luce ed è dedicata al rapporto tra il carcere e la comunità procidana tramite il tessuto. Nell'opificio di Palazzo D'Avalos si producevano lino e cotone, poi venivano dati alle famiglie e le donne li impreziosivano con ricami a mano che sono parte fondante dell'estetica procidana; la mostra sarà permanente, resterà come eredità dell'anno da capitale. Poi la biennale dei giovani artisti del Mediterraneo dal nome The tending of the otherwise che si nutre del concetto di cura: 30 giovani talenti realizzeranno opere, partendo dalla collaborazione con i residenti, in vari luoghi dell'isola, da Terra Murata alla Chiaiolella, dalla casa del farista di Punta Pioppeto alla ex chiesa di san Giacomo che sarà sempre di più un ambiente per esposizioni».

Lei ha diretto il programma di Matera capitale della cultura europea del 2019, cosa è rimasto? E il 2022 che impatto avrà su Procida?
«Ragioniamo in termini di legacy, di eredità. Matera negli anni dalla proclamazione al 2019 ha avuto una crescita economica del 10% mentre l'Italia cresceva dello 0,5: insomma c'è un prima e un dopo Matera capitale. L'evento ha messo in moto dinamiche associative rilevanti, come quella dei volontari che tuttora lavorano al patrimonio materano. E la città si giovò di un impatto mediatico enorme che ha alimentato la creazione di un immaginario attorno a lei. Lavoriamo perché ora accadano fenomeni simili, tenendo conto delle differenze tra le due località. I progetti originali che verranno realizzati potranno andare in distribuzione nel mercato della cultura; l'investimento nel settore delle imprese creative consentirà la formazione di una generazione di giovani che potranno impiantare attività culturali nell'isola e in Campania. E intanto, solo nel 2021 hanno parlato di Procida circa 35 Paesi del mondo, abbiamo avuto una copertura di 70.000 articoli e sono stati raggiunti 90 milioni di telespettatori. L'appeal dell'isola per investitori e turisti è già aumentato, sarà sempre più così quest'anno».

Parlava di volontari: chi collaborerà a Procida 2022?
«Alla nostra chiamata finora hanno risposto in 250. Il dato interessante è che per il 60% sono procidani, il restante 40% viene dal resto d'Italia, qualcuno dall'estero, tra questi gli stranieri che vivono in Italia. Una vetrina notevole per la conoscenza dell'isola».

Previsti tanti arrivi. Come farà la piccola isola a tutelare il suo ecosistema?
«La pandemia ci ha dato una lezione e stiamo pensando a una modalità ibrida tra la presenza e la fruizione degli eventi in streaming, tramite la piattaforma Ecosistema della Regione Campania, nostro principale partner. La stessa Regione ha annunciato l'aumento delle corse giornaliere verso l'isola per evitare di stressare le comunicazioni e la gratuità dei mezzi pubblici da aprile a ottobre, e questo contribuirà al rispetto dell'ambiente e delle dinamiche locali che non vogliamo turbare troppo».

Che rapporto c'è tra il programma di Procida capitale è le manifestazioni culturali già esistenti?
«Di grande collaborazione. Maretica, il Premio Elsa Morante, Procida racconta, Il vento del cinema e le altre stanno crescendo con noi e per ora assicurano l'arrivo di grandi nomi: Mario Martone, Alice Rohrwacher, Carlo Verdone, Paolo Virzì e Marco Bellocchio per il cinema, Emanuele Trevi, Paolo Nori, Gavin Francis, Donatella Di Pietrantonio e Fabio Genovesi per la letteratura. Lo spirito è quello della sintonia delle componenti produttive, perché tutta Procida maturi delle competenze che possano valere per una partita di dimensioni nazionali ed europee».

Qualche preoccupazione per quest'anno?
«No, stiamo sviluppando una grande capacità di adattamento. La serenità deriva dalla convinzione che la cultura non è intrattenimento ma, come dice il nostro slogan, non isola, favorisce i legami e la forza di una comunità».

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