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Procida capitale della cultura italiana 2022, un'altra idea di cultura per l'isola

di Andrea Di Consoli
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 9 Aprile 2022, 11:00 - Ultimo agg. : 10 Aprile, 13:39
4 Minuti di Lettura

Sabato 9 aprile 2022 verrà ricordata in futuro come una data importante, per l'isola di Procida. Perché essere per un anno capitale della cultura italiana è non solo una sfida organizzativa di grande difficoltà, ma anche un'avventura umana e culturale che lascerà i segni negli anni a venire. Per circa 300 giorni a Procida accadranno molte cose, e il programma culturale che verrà offerto ai procidani e «al mondo intero» non avrà soltanto importanza per il valore in sé delle iniziative, ma per le numerose opportunità che darà ai tanti che per un anno intero s'incontreranno a Procida per scambiarsi notizie, suggestioni, idee, emozioni, progetti. Molte vite usciranno cambiate da questa esperienza, e tanti destini si compiranno grazie a questa importante grande opera immateriale.

APPROFONDIMENTI
Via alla grande festa di Procida: «Noi accoglienti e sostenibili»
La lectio magistralis del 18enne Giovanni
La Cigl: «Procida offre un'altra immagine del Mezzogiorno»

Ma non sono pochi i rischi e i problemi che la cosiddetta economia della cultura pone. Lo si è visto con Matera capitale della cultura europea 2019, che ha lasciato sul campo non solo luci e successi, ma anche delusioni e recriminazioni, perché il rapporto tra cultura ed economia non è ancora ben definito, e rischia ancora di creare qualche equivoco. Il primo problema è chiarire sempre meglio il rapporto che lega la cultura al turismo e questo è, probabilmente, il principale argomento sul quale i sociologi e gli antropologi della cultura dovranno in futuro riflettere meglio, perché è vero che, per quanto largo, il concetto di cultura non è allargabile all'infinito altrimenti perde di valore , ma è altrettanto vero che in epoca contemporanea non è quasi più possibile un'idea di cultura «pura» non connessa con le dinamiche dominanti della società. Il rischio teorico è che la cultura diventi una sorta di intrattenimento turistico; ma è più probabile che le sollecitazioni che provengono da una buona cultura e il programma procidano è un buon programma culturale agiscano a un livello profondo di coscienza e di sapere individuale e collettivo. A trarre immediatamente profitto dall'economia della cultura è principalmente l'economia turistica, ma se l'offerta culturale è di un certo spessore agisce come moltiplicatore di progettualità i cui effetti si vedranno negli anni a venire. 

Un altro tema cruciale è il dislivello tra impegno finanziario pubblico e impegno finanziario privato. Grandi opere immateriali come Procida capitale della cultura italiana 2022 servono per realizzare una politica culturale pubblica e per sostenere una filiera che fatica molto sul mercato quella, appunto, dell'economia della cultura; ma raggiungono un grande obiettivo se riescono a innescare processi produttivi autonomi e di lunga durata e, dunque, sganciati dall'intervento pubblico, che è limitato nel tempo. Il rischio che la cultura divenga una sorta di assistenzialismo di pregio non è affatto peregrino, benché è assai difficile calcolare e quantificare i benefici collettivi di una efficace programmazione culturale. 

Video

C'è poi un tema fondamentale, che riguarda la valorizzazione dei luoghi e dei territori. Internet, che è Giano bifronte, ha sinora contribuito in maniera radicale a smaterializzare le vite quotidiane. Dalla lettura dei giornali al confronto culturale, dalla fruizione di contenuti audiovisivi al dialogo tra le persone, molto ormai avviene nella Rete, che è sì un mondo virtuale, ma non meno reale della realtà, essendo ogni cosa reale, anche la più, in apparenza, irreale. Programmazioni imponenti come questa messa in campo a Procida hanno come effetto concreto quello di far spostare le persone, di farle incontrare, di metterle in connessione, di farle agire e pensare in un contesto preciso con la sua storia, le sue peculiarità, le sue potenzialità. Questo contribuisce anche grazie all'uso di internet, paradossalmente a una sorta di ri-territorializzazione dei territori, ovvero a un nuovo e diverso modo di intendere i luoghi concreti, che hanno bisogno di vivere e di fiorire, e non di languire a causa di quello che Franco Arminio ha definito «autismo corale». 

 

Procida non è bella: è bellissima. Ma la bellezza, checché se ne dica, non salva niente e nessuno. A salvare è soltanto l'intelligenza quando si accoppia con la generosità. E tuttavia la bellezza è anche pausa pausa dal dolore. Ma com'è possibile ed eccoci giunti all'ultimo dei problemi a proposito di cultura ed economia rendere la bellezza un bene comune e non un trofeo delle classi egemoni? Inutile girarci intorno: la bellezza prima o poi finisce sempre in mano ai ricchi. In questo senso portare a Procida persone di tutte le estrazioni sociali chi fa cultura, in fondo, fa molto spesso parte, come diceva bene Tommaso Labranca, di una sorta di neoproletariato umanistico significa rendere un'isola meravigliosa come Procida poco «esclusiva» e molto accogliente. Nulla da rimproverare al turismo dei grandi eventi, dei vip, delle feste un po' kitsch, delle modelle, degli yacht, delle mance faraoniche e dei grandi chef stellati, ma dal programma di Procida 2022 emerge una diversa idea di turismo, di cittadinanza, di socialità e finanche di bellezza. È vero che il lusso è un'importante voce del Pil turistico campano, ma cos'è davvero il lusso? Siamo certi di avere le idee chiare sul concetto di lusso? 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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