L'incubo dell'attore Azzurro: «Il mio aggressore voleva uccidermi, ora dicono che è pazzo»

L'incubo dell'attore Azzurro: «Il mio aggressore voleva uccidermi, ora dicono che è pazzo»
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 20 Aprile 2018, 10:17
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La prima udienza ha portato con sé tanto dolore. Per Roberto Azzurro è come se il sipario si fosse spalancato all'improvviso mostrando un «teatrino di personaggi squallidi con occhi feroci puntati su di me. Per loro io sono colpevole, mentre il loro congiunto, un uomo spietato, è l'innocente da scagionare». L'attore 54enne è stato vittima di un'aggressione lo scorso agosto. Tanto feroce quanto incomprensibile, perché nata da un «no» a un rapporto sessuale occasionale. Ieri al tribunale di Benevento prima udienza del rito abbreviato e per Azzurro è stata l'occasione per vedere la famiglia di Francisco Paulo da Silva, 38enne brasiliano da due anni a Benevento e convivente di una donna del posto da cui ha avuto due bambini. L'imputato dovrà rispondere di tentato omicidio, rapina e sequestro di persona.

Azzurro, perché ha deciso di raccontare per la prima volta i fatti di quella sera tragica del 4 agosto?
«In aula è scattato qualcosa. È stato chiesto al gup Loredana Camerlengo di pronunciarsi su una richiesta di giudizio con il rito abbreviato e di far eseguire una perizia psichiatrica sul mio aggressore. Vogliono far passare per pazzo un uomo lucidissimo. In aula la compagna mi ha fissato per tutto il tempo. Due occhi incazzati, bui, pieni di odio come se l'aggressore fossi io. È stato terrificante. Quegli sguardi così pieni di rancore immotivato hanno accoltellato la mia anima, ho riprovato dolore fisico come se le ferite si fossero riaperte ma ho sostenuto quello sguardo. Da parte loro non c'era pietà o richiesta di perdono ma desiderio di umiliarmi. Mi sono dovuto sentir dire da una parente: Mica siamo a teatro?, come stessi recitando. Ma quale recita poi? Le mie ferite parlano da sole».
 
Vuole elencarle?
«Ho il torace ricoperto di cicatrici lunghissime, così come la schiena. Tre ampie cicatrici anche sul viso, tra cui quella alla gola, che mi aveva squarciato da parte a parte, la mano sinistra ha ridotta mobilità per i danni ai nervi recisi, e anche il sopracciglio sinistro è immobile. Sono attore e devo metterci la faccia ogni volta che vado in scena».

Quando ha ripreso a recitare cosa ha provato?
«Disagio e paura. Ho lasciato il mio ruolo di Oscar Wilde con un aspetto e mesi dopo l'ho rivisto nei panni di un altro. Quello che vedevo nello specchio dopo il trucco non ero più io. Sono costretto a recitare con la barba perché coi segni che ho sul viso non sarei più l'attore, ma lo sfregiato. Faccio fatica a salire sul palco, sento di poter fallire».

Cosa ricorda di quegli attimi terribili?
«Che sarei morto. Difficile ancora oggi pensare che sono un sopravvissuto».

Cosa ha scatenato l'ira di da Silva?
«Con quell'uomo ho consumato dei preliminari in quel piazzale noto a chi vuole rapporti occasionali. Lui però voleva di più, rapporti completi. Io non me la sentivo e ho rifiutato. Stavo andando via quando ha estratto il coltello e mi ha sgozzato».

La voleva morto?
«Ne sono certo. Decine di coltellate al viso, ai polmoni... mi fingevo morto ma rantolavo per il sangue che usciva dalla gola così sferrava ancora coltellate. Non contento ha preso un masso e si è accanito per tre volte sul cranio... non morivo. L'ultimo pensiero è stato quello di rinchiudermi nel portabagagli e portarmi al ponte: voleva gettarmi nel burrone. Una volta lì mi sono aggrappato al guardrail come ci si aggrappa alla vita. A salvarmi è stato il faro di un'automobile che gli ha colpito il volto».

Cosa si aspetta dal processo?
«Una pena giusta. Che resti a lungo in carcere».
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