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San Gennaro bene immateriale dell'Unesco: «Icona pop, è già tesoro del mondo»

Comincia con un minuto di silenzio l'incontro nella chiesa di Donnaregina

Il ministro Gennaro Sangiuliano con l'arcivescovo Mimmo Battaglia
Il ministro Gennaro Sangiuliano con l'arcivescovo Mimmo Battaglia
di Maria Chiara Aulisio
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 27 Novembre 2022, 10:00 - Ultimo agg. : 28 Novembre, 07:21
5 Minuti di Lettura

Comincia con un minuto di silenzio l'incontro nella chiesa di Donnaregina per la presentazione ufficiale della candidatura di San Gennaro come bene immateriale dell'Unesco. Lo propone dal presbiterio il vescovo Battaglia che ai credenti chiede anche una preghiera per le vittime. La frana di Casamicciola cala un velo di tristezza su un evento destinato invece a rappresentare occasione di gioia e orgoglio per la città: si celebra il culto del patrono e le sue antiche tradizioni, laiche e religiose insieme. Il governatore Vincenzo De Luca dà forfait e corre in Prefettura per prendere parte all'organizzazione dei soccorsi sull'isola verde, lo stesso fa anche il sindaco Gaetano Manfredi.

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San Gennaro patrimonio immateriale dell'Unesco «va al di là della morale religiosa»
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Il ministro Gennaro Sangiuliano invece è tra i primi a parlare, ma in Prefettura aspettano anche lui: dopo il suo intervento saluta e scappa via per prendere parte alla cabina di regia per conto del governo. Ma la presentazione deve andare avanti lo stesso anche se l'umore non è più quello giusto. Tocca a Francesco de Core, direttore del Mattino, tenere le fila degli interventi che caratterizzano un evento destinato a rimanere negli annali. E la dimensione profondamente laica del culto di San Gennaro - appartiene alla città, difende la città - è forse l'aspetto più significativo di un rapporto viscerale che dura da 1700 anni. De Core è ottimista: «Il livello è già internazionale, San Gennaro rappresenta l'anima di una comunità che nel mondo ha esportato riti e cultura. Questo riconoscimento potrebbe contribuire a lanciare un messaggio evangelico forte alle comunità italiane all'estero». Poi un breve saluto di monsignor Adolfo Russo, direttore della Pastorale della cultura della Diocesi, anima indiscussa del progetto. 

Ed ecco don Mimmo Battaglia: «Chi dice Napoli dice San Gennaro e chi dice San Gennaro dice Napoli, ma dice anche amore e costanza nel non deporre la speranza». Non ha dubbi l'arcivescovo: «Siamo qui perché il martire sia reso patrimonio dell'umanità, ben sapendo che al di là del riconoscimento dobbiamo fare in mondo che la tradizione, e la storia del santo, continuino a camminare da noi ai nostri figli». Lo chiama faccia gialla, il vescovo Battaglia, quando aggiunge che «la storia è fatta di volti, di volti e di nomi e in quello di Cristo l'amore è la vita hanno sempre l'ultima parola».

È la volta di Crescenzio Sepe, arcivescovo emerito, che fu tra i primi a sponsorizzare la candidatura del rito del patrono come bene immateriale. Era il 2016 quando la Deputazione della Cappella del Tesoro, l'organismo che da oltre 500 anni ha il compito di promuovere il culto del santo e di custodirne le reliquie - deliberò la proposta da inviare all'Unesco insieme con il vertice di largo Donnaregina. Sepe ricorda ancora quei giorni e ricorda soprattutto il numero di devoti in giro per il mondo: «Pare siano più di venti milioni, e, dunque, nei fatti, un vero e proprio patrimonio». Poi la proposta: «Mettiamo in rete tutte le comunità unite dall'amore per San Gennaro, andiamole a cercare in ogni luogo per creare una lunga catena di devozione. Ecco, questo sarebbe un bel dono per tutti». L'intervento del ministro della Cultura Sangiuliano è, a tratti, personale. Tra i ricordi di un'infanzia vissuta a via Foria, «qui ho fatto le scuole elementari e anche le medie», c'è il racconto di quando la madre Adele, il giorno di San Gennaro, per festeggiare il suo onomastico lo portava al Duomo e gli regalava una statuetta del santo: «Ne ho conservate almeno una ventina. Solo quando diventai un ragazzino la tradizione si fermò. In ogni caso - aggiunge - sono sempre andato fiero del nome che porto. San Gennaro - di cui ho studiato la vita e il sacrificio - è simbolo della tradizione partenopea ma è un'entità che in tutto il mondo si è fatta ascoltare, offriamo quindi massima attenzione a questa richiesta del suo ingresso nel patrimonio Unesco».

 

Al tavolo dei relatori - con i sindaci di Benevento e Pozzuoli, Mastella e Manzoni - il rettore della Federico II. Matteo Lorito plaude ai contenuti del volume Devozione e culto popolare di San Gennaro a Napoli e nel mondo (edito da Elio De Rosa) che accompagna la candidatura. «Una raccolta di saggi tra letteratura, storia e riti a testimonianza - aggiunge - di un patrimonio ricco e condiviso che si custodisce duraturo nel tempo». A chiudere la mattinata - non prima degli interventi di Maurizio Di Stefano, presidente Icomos Italia, istituzione internazionale rivolta al patrimonio culturale; Marina Albanese, direttore del laboratorio di Urbanistica della Federico II e Cettina Lenza, coordinatrice del comitato scientifico - uno dei tre filmati realizzati dalla giornalista Rai, Cecilia Donadio, con la Iovino cinemakers per le riprese e il montaggio, che farà parte del dossier da inviare all'Unesco (per vedere i tre filmati basterà inquadrare il Qr code stampato sul volume e presto anche sul sito sangennaroworldwidenetwork.com): «Un lavoro che mi ha appassionato - spiega la Donadio - dandomi la possibilità di scoprire ogni sfaccettatura del rapporto quasi intimo che lega i napoletani al culto e alla figura di San Gennaro. Ormai un'icona pop in grado di passare dalle sculture di Lello Esposito, esposte nelle gallerie di tutto il mondo, ai gadget in vendita sulle bancarelle di San Gregorio Armeno». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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