«Senza colpe»: bimbi in carcere, la mostra al Pan di Napoli per liberarli

Ventisei foto scattate da Anna Catalano dietro per sbarre, mentre la proposta di trasferirli con le madri detenute in una casa famiglia è in discussione in commissione giustizia alla Camera dei deputati. Oggi il dibattito con il promotore del disegno di legge Paolo Siani

Una delle foto in mostra al Pan di Napoli
Una delle foto in mostra al Pan di Napoli
Maria Pirrodi Maria Pirro
Martedì 21 Marzo 2023, 19:42 - Ultimo agg. 20:09
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Una porta la separa dal resto del mondo. E la bimba con gli stivali e il toulle rosa sale su una sedia, sbircia fuori. Ma ha la testolina reclinata tra le sbarre, non può uscire: è reclusa in carcere. «Senza colpe», strilla il titolo della mostra che si inaugura domani, 22 marzo, al Pan di Napoli.  

Sulla locandina dell'iniziativa, la piccola è solo una delle tante ritratte da Anna Catalano, la fotografa 41enne che dal 2018 va in giro negli istituti a custodia attenuata per detenute madri. «Ambienti che vogliono somigliare a una casa, ma la sera vengono chiusi. Guardare, a nostra volta, dentro questi "appartamenti" serve a farci riflettere sull'incongruenza dello Stato», avverte Paolo Siani, pediatra partenopeo ed ex deputato, che fa notare: «Mentre si cerca di rieducare una donna che ha commesso un reato, si condanna il suo bambino, innocente, a trascorrere i primi anni della sua vita, quelli decisivi, in luoghi giudicati inadatti dagli psicologi». Dove sono a rischio di «sviluppare difficoltà, nel gestire le emozioni, e senso di inadeguatezza, di sfiducia, di inferiorità». Alcuni iniziano a parlare più tardi, altri sono più impacciati nei movimenti a causa della ripetivitità dei gesti, della ristrettezza degli spazi di gioco, della mancanza di stimoli. 
 

Una delle foto di Anna Catalano

E però. «Tutti i bambini hanno diritto di essere allevati dalla propria madre in un ambiente che invece dovrebbe offrire una positiva preparazione alla vita adulta», rimarca Siani, che è anche il promotore di un disegno di legge per modificare la 62/2011, valorizzando come alternativa l'esperienza delle case famiglie, oggi solo due in tutta Italia (a Milano e Roma), ma considerate l'unica vera soluzione. La sua proposta - approvata con 242 favorevoli, 7 contrari e 2 astenuti in commissione giustizia alla Camera - è rimasta ferma per la fine anticipata della XVIII legislatura, quindi è stata ripresentata da Debora Serracchiani.

Di nuovo in discussione in commissione, l'iniziativa al Pan vuole contribuire a velocizzare l'iter.

Ventisei le immagini in esposizione. Il dibattito è fissato per domani alle 17: con Siani, il capo dipartimento per la giustizia minorile Gemma Tuccillo, l'ex parlamentare Paolo Lattanzio, l'assessore napoletano all'istruzione Maura Striano. «Il Comune con questa mostra contribuisce ad accendere luce su queste mamme e su questi bambini», rimarca il sindaco Gaetano Manfredi

Una bimba ritratta da Anna Catalano

Secondo l'ultimo censimento, che risale al 31 ottobre 2022, sono 23 i bimbi che vivono così. Mesi o addirittura anni dietro le sbarre: in un nido di una struttura circondariale tradizionale, se hanno meno di tre anni, o negli istituti a carcerazione attuata per le madri. Ce ne sono cinque al momento in Italia: a Lauro, in Irpinia, a Cagliari e al "Lorusso e Cutugno" di Torino, al "San Vittore di Milano, al "Giudecca" di Venezia. Una storia triste raccontata anche da Lorenzo Marone in "Le madri non dormono mai" (Einaudi). 

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