Sorrento, «La Pietà», l'opera restaurata
torna nelle Sale del Museo Correale

Resturo
Resturo
di Antonino Siniscalchi
Mercoledì 19 Dicembre 2018, 12:43
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SORRENTO - Una tavola del '400 di autore anonimo, «La Pietà», un'opera di notevole interesse, tra le tante presenti nelle sale del Museo Correale, è stata restaurata grazie all'iniziativa dell'Associazione Amiche del Museo ed eseguita da Alessandra Cacace. L'opera verrà riconsegnata sabato pomeriggio alle sale del prestigioso scrigno d'arte sorrentino nel corso di una cerimonia, in programma sabato alle ore 17. Interverranno, con il presidente del Museo, Gaetano Mauro, la presidente delle Amiche del Museo, Monica Rocco, con la part president Antonella Avancini. L'aspetto culturale dell'opera verrà analizzato da Pierluigi Leone De Castris, docente di Storia d'arte presso l'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, dalla restauratrice Alessandra Cacace e dal direttore del Museo Correale, Filippo Merola.
Le tecniche attuate da Alessandra Cacace sono state seguite nelle varie fasi del restauto dagli studenti del Liceo artistico Francesco Grandi. «Con questa iniziativa - spiega Monica Rocco, presidente dell'Associazione Amiche del Museo - abbiamo voluto contribuire al recupero di un'opera di particolare pregio artistico e nello stesso tempo infondere nei giovani l'amore per l'arte e la difesa e il recupero del nostro patrimonio».  Il dipinto, come hanno evidenziato dalle loro ricerche gli stessi studenti, è articolato a tre scomparti cuspidati,  nelle cui parti alte sono collocate, al centro, una Trinità e ai lati l’Angelo e l’Annunciata. «Il trittico, come suggerisce lo studioso Stefano De Mieri - osservano gli studenti nel loro approfondimento curato seguendo il restauro -,  può essere riferibile alla cerchia della bottega del pittore Giovanni di Gaeta e risale con buone probabilità agli anni Sessanta del XV secolo. De Mieri, autore di svariati saggi e studi attributivi inerenti anche l’ambito sorrentino, infatti, ha rapportato la tavola del Museo Correale a un dipinto di Giovanni da Gaeta custodito nella chiesa di Santa Maria Assunta a Fondi, raffigurante anche in questo caso una Pietà. Il confronto rivela significativi punti di contatto, ravvisabili in particolare nella marcata rigidità del corpo del Cristo. Entrambe le opere si pongono in una posizione artistica ancora non aggiornata dai fermenti più innovativi della cultura rinascimentale del tempo; risultano piuttosto due interessanti testimonianze nutrite da quei riferimenti alla cultura tardo trecentesca e a quelle componenti iberico-provenzali imperanti nell’ambito partenopeo».
 
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