Suor Maria Velotti, la festa delle suore di Napoli: «Ecco la nostra beata»

Suor Maria Velotti, la festa delle suore di Napoli: «Ecco la nostra beata»
di Maria Chiara Aulisio
Domenica 27 Settembre 2020, 11:00
3 Minuti di Lettura

Un'infanzia difficile, quella della piccola Maria Velotti - la donna che avrebbe poi fondato l'ordine delle suore Francescane Adoratrici della Santa Croce - beatificata ieri mattina nel Duomo di Napoli dal cardinale Crescenzio Sepe incaricato dal Pontefice di presiedere la celebrazione al posto di Angelo Becciu, l'ormai ex Prefetto delle Cause dei Santi che ha rassegnato le sue dimissioni in seguito alle indagini in cui è rimasto coinvolto in Vaticano. Nacque a Soccavo, Maria, in quel tempo comune autonomo, il 16 novembre 1826 e fu battezzata lo stesso giorno nella chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo. Aveva solo due anni e mezzo quando perse i genitori e venne affidata alle cure di una zia, Caterina, che delegò la sua istruzione a un sacerdote della zona.
 

 

«Monaca di casa prima, ritirata in comunità poi, Maria, colpita dalla sofferenza, visse una vita fondata sulla preghiera nel totale dono di sé a Dio, secondo la spiritualità francescana, da lei profondamente amata». Vita difficile, la sua, - come spiega il cardinale Sepe nell'omelia di beatificazione - costretta a subire quotidianamente le angherie della zia che l'aveva adottata. Le tolse perfino le scarpe di ricambio costringendo la ragazza, quando andava in chiesa - nel tentativo di consumarle il meno possibile - a percorrere un lungo tratto di strada a piedi nudi. Non solo. Sperando di sottrarle tempo alla preghiera le affidava servizi da fare, in casa e fuori, per tutta la giornata, ma lei - inspiegabilmente - riusciva a sbrigare le faccende in meno di un paio d'ore. «Questa donna, morta circa centotrenta anni fa, ha lasciato un segno tangibile della sua carità. - aggiunge Sepe - Nel corso di una travagliata esistenza si è aperta gradualmente all'amore verso gli altri mettendosi al servizio dei poveri, degli indigenti, dei sofferenti nello spirito, valorizzando quanti erano ai margini della società, con particolare cura per le donne. Temprata dalle prove personali, - aggiunge - rivolse al genere femminile un'attenzione speciale in un momento in cui la donna non godeva di una consapevole considerazione nella società». Sapeva appena leggere e scrivere, la beata, ma - si legge nella cronaca della sua vita - «sosteneva con il suo dotto confessore conversazioni di alta spiritualità; non godeva di ottima salute, ma offriva continuamente a Dio le sue sofferenze». 
 
Video

Fino a quando, nel 1853, a Maria, diventata suora, cominciarono ad accadere fenomeni singolari: visioni di Gesù in croce, della Madonna e di san Francesco da una parte, vessazioni demoniache dall'altra, unite a dolori che la straziavano fino a ridurla all'immobilità a letto per lunghi giorni. La fama della sua santità la seguì da Sirico di Nola a Capodimonte: i fedeli accorrevano al Ritiro per vederla e chiedere preghiere. Lo stesso cardinale di Napoli, Sisto Riario Sforza (Venerabile dal 2012), si fece accompagnare a conoscerla, ripetendo la visita più volte. «La sua casa e il suo convento - aggiunge Crescenzio Sepe - erano meta di un continuo affluire di gente di ogni ceto e condizione. Non era la sua cultura, o particolari doti umane, ad attirare la gente, ma la consapevolezza di ritrovarsi di fronte a una santa monaca». Ed erano tante le monache che ieri mattina affollavano il Duomo per partecipare alla beatificazione, primo appuntamento ufficiale cancellato dal cardinale Angelo Becciu. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA