Teatro San Carlo di Napoli verso lo sciopero: a rischio il terzo spettacolo

«Confermano lo sciopero in coincidenza con lo spettacolo», annunciano i l sindacati

Teatro San Carlo di Napoli verso lo sciopero
Teatro San Carlo di Napoli verso lo sciopero
Maria Pirrodi Maria Pirro
Sabato 27 Maggio 2023, 09:00 - Ultimo agg. 14:55
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Dal palco alla realtà, «Don Chisciotte» va in battaglia: sarà contro i mulini a vento anche questa volta? L'opera comica su testo di Giambattista Lorenzi, musicata da Giovanni Paisiello, in mattinata viene presentata con un comunicato e le foto delle prove, pubblicizzata sotto i portici del San Carlo dalla locandina e dalle note in filodiffusione. Ma, nel pomeriggio, al termine di una movimentata assemblea, i tecnici del lirico rubano la scena ai cantanti al debutto: «Confermano lo sciopero in coincidenza con lo spettacolo» in programma domani alle 19, sintetizza il sindacalista Massimo Taglialatela. Ed è il terzo, dopo i precedenti che non hanno comunque bloccato le esibizioni, lasciando però primedonne senza orchestra, accanto a un podio vuoto, accompagnate solo da un pianista, nella sala gremita e un po' incredula. In questo caso è un pubblico speciale a restare spiazzato, in arrivo anche dal Giappone e da altri Paesi con costosi biglietti, innanzitutto aerei, acquistati mesi fa, per affetto e orgoglio: tanti gli amici e i parenti desiderosi di vedere gli allievi dell'Accademia del teatro, protagonisti della rappresentazione con la regia di Eleonora Gravagnola, i costumi di Giusi Giustino e la revisione a cura di Ivano Caiazza. «Potranno applaudirli lo stesso», è la rassicurazione dal lirico.

Il teatro è nel caos, e in rivolta più del cavaliere errante. Durante il confronto tra i lavoratori e sindacati, la questione prioritaria - che si aggiunge alla stabilizzione dei precari e alle assunzioni rinviate - riguarda l'aumento in busta paga promesso a partire da gennaio scorso: un milione da dividere per tutti, ovvero 220-230 euro lordi in più al mese per i prossimi tre anni. Solo che questi soldi non sono stati né accreditati né sbloccati, anzi. Ai dipendenti è stato riferito che gli arretrati «fantasma» (ovvero i primi sei mesi del 2023) non si possono recuperare, sono perduti e, ogni mese che passa, sfumano altre risorse sul totale: «Adesso sono di 500mila, a settembre diventeranno 250mila, a dicembre resteranno solo i picchetti». È veramente improbabile che il sovrintendente, dato in uscita per decreto dal primo giugno, firmi gli atti relativi al costo del personale. Stéphane Lissner, già nel mirino di Regione e ministero della Cultura per le spese dell'alloggio in città, un «extra» contestato nel bilancio perché si somma ai 240mila euro di compenso all'anno, il massimo consentito per legge. Il manager settantenne francese, che giovedì prossimo dovrebbe decadere dall'incarico in base alle nuove regole sui limiti di età approvate per decreto, ieri è apparso di nuovo in teatro: interpellato, ha ribadito di non volere rilanciare interviste, anche su un eventuale ricorso contro la scadenza anticipata del contratto (quella naturale è fissata ad aprile 2025). Una battaglia legale che, tra sei giorni, in ogni caso non eviterebbe il vuoto. Così i lavoratori in assemblea accusano i punti di riferimento stabili nel lirico, quelli che sanno bene che da oltre 20 anni non hanno un adeguamento dei guadagni e chiedono le dimissioni di quei dirigenti con stipendi giudicati troppo gravosi. Per questo, è caldeggiato «l'intervento del sindaco che deve farsi garante degli impegni presi». Solo che Gaetano Manfredi ha già chiarito al Mattino che, proprio perché il suo ruolo è di tutela, non è e non vuole essere la controparte dei lavoratori: «Li ascolterò (probabilmente mercoledì, ndr), ma poi ci sarà un sovrintendente che avrà le responsabilità amministrative», l'affermazione perentoria. Non bastasse, lo scontro interno è acuito dall'assenza di coristi e musicisti alla discussione pomeridiana, in base alla convocazione formulata dagli stessi rappresentanti sindacali, che spiegano ai lavoratori: «Avevamo presentato noi la richiesta di assemblea peri tecnici, e poi integrato la comunicazione. Ma, nel frattempo, la direzione aveva annullato le prove degli orchestrali che, poiché non di turno, non sono stati poi autorizzati a entrare in teatro. Solo coincidenze?». E le tensioni più forti rischiano di far saltare anche un'altra opera, «Anna Bolena», l'8 giugno, e allontanano l'arrivo di Carlo Fuortes, l'ex amministratore delegato della Rai, dato per quasi favorito al posto di Lissner, ma non disponibile senza un ampio consenso. 

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