Teatro San Carlo di Napoli senza sovrintendente: Lissner è fuori, avanza il quarto sciopero

Cessa in anticipo il mandato di Lissner: ha 70 anni e un decreto legge lo manda in pensione

Il sovrintendente Stephane Lissner
Il sovrintendente Stephane Lissner
Maria Pirrodi Maria Pirro
Giovedì 1 Giugno 2023, 07:00 - Ultimo agg. 2 Giugno, 10:05
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Inizia una nuova stagione, oggi, al San Carlo. Con un protagonista, il sovrintendente Stéphane Lissner, che cessa in anticipo il suo mandato: ha 70 anni e da questa mattina un decreto legge lo manda in pensione. Ma il maestro non vuole lasciare l'incarico, dice che mantiene comunque il ruolo di direttore artistico. E le parti sociali, ovvero i sindacati con i lavoratori, alzano la voce per chiedere che siano rispettati gli impegni concordati durante la sua gestione (oggi l'incontro con il sindaco Gaetano Manfredi, che presiede la fondazione lirica). Fuori dal coro, già da tempo: la Regione, con il governatore Vincenzo De Luca che interviene per marcare le distanze ed esprimere amarezza sul caos che va in scena. Silenzio profondo sull'ipotesi di commissariare il teatro dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nel Consiglio dei ministri che ha cambiato le regole, equiparando i limiti dì età tra manager stranieri a quella degli italiani.

Lissner contesta questo provvedimento e, lontano dal San Carlo, almeno fino a ieri, e dal suo ufficio, silenzioso come mai, si appresta a far sentire la sua voce assieme a quella dei suoi avvocati, ben tre: con la fine anticipata del contratto può immediatamente presentare ricorso contro quello che ritiene essere «un autentico atto espulsivo», illegittimo e ingiustificato.

Non solo.

Lissner si considera a tutti gli effetti ancora direttore artistico del San Carlo, incarico che vuole continuare a esercitare fino al 31 marzo 2025, cioè alla scadenza naturale del contratto: lo ha comunicato con nettezza nelle tre pagine indirizzate Manfredi. Ma l'interpretazione non convince il suo interlocutore, che spiega: «Stando a una prima valutazione da parte dei nostri legali, il direttore artistico cessa il suo rapporto di lavoro assieme al sovrintendente». Lo prevede lo statuto del teatro, che lega il destino dell'uno all'altro: nel contratto precedente era scritto a chiare lettere che il musicologo Paolo Pinamonti sarebbe decaduto assieme a Rosanna Purchia sovrintendente tra il 2009 e il 2020, non lasciando spazio a dubbi.

A questo punto resta il vuoto, e il caos, fuori e dentro il più antico tempio dell'opera in funzione, fondato nel 1737. Cosa accadrà oggi? «L'incontro con i sindacati», indica una certezza Manfredi, che accende un faro sulle altre questioni, che rappresentano un motivo di preoccupazione sempre più forte.

Da settimane musicisti e tecnici sono in agitazione: tre gli scioperi proclamati, uno ha già fatto cancellare il «Don Chisciotte», e il prossimo minaccia di far saltare anche «Anna Bolena», l'8 giugno. Perché? I lavoratori chiedono che siano rispettati gli impegni presi in teatro, dalle assunzioni per completare la dotazione organica all'adeguamento dei compensi, per tutti. In più, chiedono che siano sbloccati subito una quindicina di contratti a termine: alcuni funzionali a eseguire, tra sette giorni, l'opera per la regia di Jetske Mijnssen e la direzione musicale di Riccardo Frizza, con Maria Agresta (Anna Bolena) a Annalisa Stroppa (Giovanna Seymour) in un allestimento coprodotto dal teatro con Dutch National Opera e Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia. Si vedrà come andrà a finire con la riunione fissata nel primo pomeriggio con i segretari delle quattro sigle sindacati, che potranno essere accompagnati da una «persona da loro individuata», precisazione che consente di coinvolgere i componenti della rsu senza allargare a dismisura la delegazione. Davvero difficile che Manfredi possa subentrare, però, nella gestione di queste situazioni: in più occasioni il sindaco ha ribadito che il suo ruolo è politico, di garanzia.

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Sul «caso personale», a partire dalle 66 assunzioni già realizzate nel 2022, ma anche sulle spese «extra» per Lissner e i costi per la direzione generale della fondazione, perplessità sono state sollevate dalla Regione. Con il governatore Vincenzo De Luca che, alla vigilia della nuova stagione, afferma: «Veritas filia temporis: la verità è figlia del tempo. Mi dispiace, il San Carlo non merita questa situazione. Per quello che mi riguarda deve essere all'altezza della Scala e dei migliori teatri del mondo. No, non merita quello che sta succedendo». 

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