Teatro San Carlo, sindacati all'attacco: la cassa integrazione colpa del management

Teatro San Carlo, sindacati all'attacco: la cassa integrazione colpa del management
di Donatella Longobardi
Lunedì 15 Marzo 2021, 08:30
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Subito «una seria riflessione» con Regione e Comune sul San Carlo e i suoi dirigenti dopo la richiesta di cassa integrazione per i 320 dipendenti. I sindacati e i lavoratori del teatro mettono pesantemente sotto accusa la governance, denunciano aumenti di stipendi e prebende, progetti annunciati e mai realizzati e chiedono conto di spese e introiti dell'ultimo anno, quello che coincide con l'avvento della pandemia e, contemporaneamente, con la sovrintendenza Lissner. 

Un anno difficile, complicato. Un anno in cui sono state trovate soluzioni le più diverse per mantenere i livelli salariali, non ultime una serie di corsi di formazione finanziati dal Ministero del Lavoro. Per aprile, invece, la richiesta di ricorrere al Fis, il fondo integrativo dello spettacolo, che corrisponde alla cassa integrazione con una perdita per i dipendenti di circa il venti per cento dello stipendio. Una situazione insostenibile per le rappresentanze sindacali territoriali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Fials e delle Rsu che l'altro giorno si sono viste annunciare da Lissner la richiesta di cassa integrazione. Dell'altra sera un incontro tra i vari responsabili, ieri sera l'invio di due lettere. La prima, della Rsu, la rappresentanza sindacale unitaria, è per il sovrintendente, il direttore generale Emmanuela Spedaliere e il direttore delle risorse umane Maria Pia Gaeta.

E, secondo quanto previsto dal contratto di lavoro, traccia un elenco di dieci richieste. Si va dal costo del personale a quello dei cast artistici impegnati da aprile 2020 a oggi, dal costo delle produzioni trasmesse in streaming a quello per la sanificazione e la prevenzione imposte dalla pandemia, dei benefit dei dirigenti, delle manifestazioni all'aperto. Si chiede poi conto degli introiti: Fus, il fondo unico per lo spettacolo, gli sponsor, i contributi degli enti locali e del personale contrattualizzato con nuove mansioni e i relativi costi. Insomma una radiografia dell'esistente per comprendere, scrivono le Rsu, «in piena trasparenza» se il ricorso al Fis sia stato deciso per «migliorare il bilancio» e, di conseguenza, per scaricare sulle spalle dei dipendenti spese e scelte sbagliate. 

Un atto d'accusa che le rappresentanze sindacali allargano a tutti i dirigenti del teatro perché, scrivono, «la richiesta di accesso al Fis rappresenta il fallimento dell'attuale management». E lo denunciano alla direzione territoriale del lavoro di Napoli, a Regione, Città Metropolitana, Ministero Economia e Finanze, Corte dei Conti, Consiglio di Indirizzo. Chiedendo di sapere se «i conti sono fuori controllo». E ricordano che il San Carlo affidato al nuovo sovrintendente era un teatro risanato da 11 anni consecutivi di bilanci in pareggio. Ma ora? «Ogni soluzione proposta è sempre stata rigettata». Mentre, scrivono, i dirigenti percepiscono «alti compensi addirittura lievitati in maniera considerevole e consolidati da concessione di benefit immotivati, per non citare creazioni di ruoli inutili e mai esistiti nell'organico, insediati in posizioni apicali e dirigenziali senza selezioni pubbliche e lautamente compensati». E, «tutto ciò mentre i lavoratori subivano tagli economici non indifferenti». Poi c'è la piattaforma web interna al San Carlo annunciata e mai realizzata: perché per realizzare spettacoli in streaming non si è scelto di attivare collaborazioni con piattaforme già esistenti invece di affidare ad altri «con procedure poco chiare»? Ma quello che più allarma i sindacati sono i conti, la richiesta del Fis che, a loro parere, «non è obbligata». Ecco allora la decisione di andare avanti con una vertenza da portare su tutti i tavoli competenti arrivando anche a «posizioni estreme». 

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