Villa augustea di Somma Vesuviana, 400 anni di storia dopo l'eruzione: ripartono gli scavi

Villa augustea di Somma Vesuviana, 400 anni di storia dopo l'eruzione: ripartono gli scavi
di Antonella Laudisi
Lunedì 19 Luglio 2021, 11:05 - Ultimo agg. 20 Luglio, 08:30
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C'è un tempo, dopo l'eruzione del 79 d.C., in cui la vita riprende. È un tempo in cui le pendici dell'altra faccia del Vesuvio - il Somma, la montagna che guarda la Campania felix - tornano a donare frutti agli abitanti che ricostruiscono case e ville di straordinaria bellezza. È qui che si trova la Villa augustea di Somma Vesuviana. È qui che oggi torneranno gli archeologi della missione giapponese dell'università di Tokyo che dal 2002, con i colleghi del Suor Orsola Benincasa diretti dal professore Antonio De Simone, per riprendere lo scavo della più imponente dimora del vesuviano interno. Una villa tanto straordinaria per grandezza e ricchezza che la suggestione vuole essere una delle case della famiglia dell'imperatore Ottaviano Augusto, apud Nolam, dove, secondo gli scritti di Tacito e Svetonio, «malgrado le cure», si spense all'età di 76 anni. 

Un gran ritorno, quello della missione nipponica, che riprenderà a lavorare nella zona della grande cisterna. «La missione di scavo - dice Rosalinda Perna, assessore ai Beni Culturali di Somma Vesuviana - nel corso di ben 20 anni ha riportato alla luce davvero tanti reperti archeologici. Alcuni di questi, come ad esempio le statue di epoca augustea, sono in esposizione al Museo di Nola». Ma Somma Vesuviana vuole riappropriarsi dei suoi tesori e allora il sindaco Salvatore Di Sarno annuncia che «nascerà una Fondazione che andrà a tutelare e a promuovere i beni culturali del paese creando sinergia tra pubblico e privato, per dare la possibilità al territorio di fare un vero salto di qualità». Ed ecco l'idea di allestire un Comune-Museo, ovvero una esposizione permanente dei reperti in alcune sale del Municipio. Tornerebbe così «a casa» la statua di Dioniso, una rarità. «Dioniso è molto rappresentato in forma pittorica ma molto meno in forma scultorea», spiega l'antropologa Annamaria Amitrano, Università di Palermo, esponente dell'Accademia vesuviana di tradizioni etnostoriche. 

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«Siamo agli inizi di una grande stagione di scavo. L'importanza del sito archeologico Villa Augustea che sta venendo alla luce grazie alla missione internazionale - spiega Francesco Mosca, presidente della Pro Loco di Somma Vesuviana - prescinde dal fatto se fosse o meno la villa dove potrebbe essere morto l'Imperatore Augusto, in quanto questa scoperta è in grado di narrarci il vissuto tra il 79 d.C.

e il 472 d.C. ed anche le tecniche di ricostruzione messe in campo nel periodo romano nel dopo eruzione di Pompei». Mosca è uno dei più appassionati conoscitori della Villa, uno che quando racconta la magnificenza del luogo non nasconde l'orgoglio di essere tra i più appassionati sostenitori della missione archeologica con i suoi tremila metri quadrati scavati, altri ancora da portare alla luce, altri - parliamo più o meno di 40mila metri quadrati - che resteranno sepolti. Ma quello che già è stato ritrovato è di straordinaria rilevanza per la ricostruzione della vita degli abitanti della zona anche dopo la devastante eruzione del 79: oggetti in uso proprio prima dell'eruzione di Pollena (472 d.C.), pentole e coperchi, piatti, contenitori per conservare olio, vino, cereali prodotti da questa parte del Vesuvio, la faccia della montagna che prende il nome Somma e che guarda su quella che i romani chiamavano, ed è ancora nonostante tutto, Campania Felix.

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