Armando, il vignettista con un'arancia nella testa: «L'ironia ci salverà»

Armando, il vignettista con un'arancia nella testa: «L'ironia ci salverà»
di Maria Pirro
Venerdì 7 Dicembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 07:05
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«Negli ospedali la manopola dei termosifoni è sempre tarata sulle Isole Lampàdos». E «il pappagallo non è un uccello che svolazza libero per la stanza». Certo, «prima frequentavi i bar, ora le barelle». «La cura non è solo una canzone di Battiato». Ma «non hai ammazzato una mosca e adesso tutti ti chiamano guerriero». Così il vignettista Armando Borrelli, 44 anni, napoletano da 20 a Torino, racconta la sua esperienza con (T)umorismo. «Sono entrato in ospedale a Natale del 2016, ho avuto un tumore (un glioblastoma) al cervello, i dottori prima mi hanno detto che era grande come un mandarino, poi come un'arancia. Mi hanno operato, ho fatto la chemio e sono ingrassato; mi si è ristretto il campo visivo, faccio fatica a leggere e scrivere, cammino con il bastone da ipovedente, non posso guidare più l'auto e andare in bici, ma disegno ancora e sono vivo».
 
La sintesi è impressa sulle tavole illustrate che compongono il libro Un'arancia nella testa, duecento copie vendute in sette giorni, il brivido di ritrovarsi per 24 ore in cima alle classifiche di Amazon, «prima di Totti e della stessa Toffa», il desiderio di fornire a familiari e malati un vademecum «creato con la speranza che possa servire a chi si trova ad affrontare piccole o grandi difficoltà, pazienti e familiari. Ho voluto raccontare come si può fare, nonostante il tumore. Non si ride della malattia, che è una cosa serissima, si sorride di tutto ciò che capita intorno», spiega l'autore.

Un'arancia nella testa è la sua prima opera dopo la neoplasia, dedicata a Guido, un altro ammalato di cancro, originario di Caserta che ha fatto giusto in tempo a vedere l'opera, un'autoproduzione che ora verrà pubblicata in primavera, nella versione aggiornata, dalla casa editrice partenopea Barovetz.

A proposito della malattia, Borrelli avverte: «Quando ti lamenti del forte mal di testa, ma non è una scusa per non fare sesso... Il tumore non ha voce ma si fa sentire benissimo. Anche se non lo chiami tumore, ma brutto male sempre tumore resta». Sulle priorità della vita: «Quelli che non sai se arrivi a domani e ti chiedono come farai ora con il lavoro?». «Il sapore amaro della medicina alle volte ha il sapore dolce della vittoria». «Molti dicono che il tumore è per sempre. In realtà può sparire come il posto fisso». Quanto all'intervento chirurgico: «La prof di matematica diceva che il tuo cervello non era portato per le operazioni. Si sbagliava». E il ritorno a casa: «Con Giusy, la mia compagna originaria di Caserta, che mi sopporta da nove anni. E tanti amici veri conosciuti anche facendo l'animatore nei villaggi turistici ma che prima ti regalano i cioccolatini, poi se li mangiano loro», e non manca un affresco dei disagi collaterali. «Il Bitcoin l'ha inventato l'Inps: dicono che i soldi ce li hai, ma tu non li hai mai visti né toccati. Per avere la tessera gratuita dell'autobus ti fanno fare i chilometri tra mille uffici». Di certo però «finché non sarai indipendente ti sentirai malato».

Il giovane sa bene cosa vuol dire. Lavora al pc per le agenzie, fa grafica digitale come libero professionista. Ma, dopo l'intervento chirurgico, non riesce più a stare così a lungo davanti a uno schermo, così si avvicina all'illustrazione manuale. Si esercita tutti i giorni, il suo tratto si evolve, anche se non riesce più a leggere e a scrivere. Il disegno diventa funzione vitale e si intreccia con il sogno di fondare un'impresa sociale, gli Agricolori: l'obiettivo è quello di produrre pitture naturali e far lavorare altre persone con problemi neurologici, «individuando terreni per le coltivare le erbe necessarie a sperimentare le tinte vegetali: il verde con gli spinaci, il rosso con la rapa, il giallo con la buccia di cipolla, la curcuma, la camomilla e i fiori di zafferano». Anche il libro, diventato l'11 dicembre una mostra alle Gallerie dei Rinascimenti sociali, è completamente realizzato con questo tipo di tempere. Riscopre i pastelli, gli acquerelli e la tempera. Il progetto è all'attenzione del dipartimento di agraria dell'università di Torino. E Borrelli già pensa a un'altra pubblicazione, una sorta di ricettario sui colori per prepararli nell'appartamento-laboratorio. Intanto, il (T)umorismo dilaga anche sui social network: Armando, a seguito dell'intervento, non vede dall'occhio destro e ha messo in rete una foto, diventata presto virale, che lo ritrae con occhiali scuri e il bastone da ipovedente, mentre indossa una maglietta con la scritta: «È tutta colpa di Edwige Fenech». Stessa ironia nelle tavole illustrate.
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