Zerocalcare al Comicon di Napoli: «La mia famiglia punk tra reietti, teppa e spostati»

Zerocalcare al Comicon di Napoli: «La mia famiglia punk tra reietti, teppa e spostati»
di Diego Del Pozzo
Lunedì 25 Aprile 2022, 08:00 - Ultimo agg. 26 Aprile, 07:23
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Zerocalcare arriva al «Comicon» 2022 nel pomeriggio di una domenica assolata e piena di «good vibrations» diffuse nell'aria dalle decine di migliaia di ragazze e ragazzi che attraversano festosi i viali della Mostra d'Oltremare. E il fumettista-star di Rebibbia decide di mettere a nudo la sua anima più punk e raccontare al pubblico del festival napoletano le proprie passioni sonore. L'occasione arriva dalla serie animata realizzata nei mesi scorsi per Netflix, «Strappare lungo i bordi», nella quale la musica ha un ruolo importante, grazie alla presenza di tanti brani pop, rock e punk pescati dalle memorie e dal repertorio ideale di Michele Rech (il vero nome del fumettista) e alla densa colonna sonora firmata dal cantautore romano Giancane e arricchita da due canzoni degli Ultimi, tra le band punk di riferimento della scena capitolina. 

«Però, i miei primi ricordi musicali», esordisce Zerocalcare, «non sono legati al punk, ma agli ascolti dei miei genitori, soprattutto cantautori italiani come Dalla e De Gregori.

Ricordo i lunghi viaggi in macchina per andare in vacanza e queste canzoni in sottofondo. La prima musicassetta che ho comprato in autonomia credo sia stata degli 883, perché Max Pezzali parlava di perdenti e di periferie. Poi, intorno ai 14 anni, sono arrivati Metallica, Green Day, Offspring, Clash e la mia vita è cambiata. Registravo i loro video sulle vhs e sono stati un tassello importante lungo l'avvicinamento al punk».

Il percorso del giovane Michele è simile a quello di tanti altri ragazzini ribelli degli anni Novanta: «Qualcuno a scuola mi fece ascoltare un po' di gruppi punk, soprattutto italiani. A colpirmi furono in particolare i testi. Eravamo nei primissimi tempi di Internet, ma esistevano già alcuni siti specializzati che pubblicavano le parole delle canzoni ed è lì che me le andavo a cercare. Comunque, ad affascinarmi all'epoca furono gli aspetti più tribali del movimento, legati all'appartenenza a quella particolare sottocultura urbana. Ci passavamo cassette e dischi tra amici e ascoltavamo tanta radio. C'erano stazioni come Radio Ombra Rossa con programmi come Allo scader di un'ora e Prozac, fatti da persone appartenenti alla comunità punk. I concerti, invece, sono arrivati intorno ai 17 anni, perché prima dovevo rientrare a mezzanotte a casa e, abitando a Rebibbia, ero costretto a scappare via ogni volta sulle primissime canzoni per non perdere l'ultima corsa della metropolitana».

Gli aspetti generazionali sono centrali nella poetica di Zerocalcare e hanno proprio nell'appartenenza alla cultura punk un elemento di grande importanza: «Oggi, forse, non è più così, ma tra fine anni Novanta e inizio Duemila capitava che chi stesse attraversando quel momento dell'adolescenza in cui non ti senti adeguato a quelli che hai intorno ma un po' fuori posto finisse per ritrovarsi in un contesto nel quale c'erano i cosiddetti reietti, la teppa, gli spostati, che per me divennero presto una famiglia e mi hanno dato qualcosa a livello umano che ancora oggi m'è rimasto addosso. Anche l'esperienza dei concerti, per anni ogni sabato ne seguivamo uno, è stata tra le più divertenti e formative dell'adolescenza. Anche perché ai concerti punk succedeva sempre qualcosa, soprattutto in quegli anni, quando a un certo punto potevano fare irruzione i nazisti e scoppiava il finimondo. Raccontate oggi, possono sembrare cose da deficienti, ma all'epoca a me hanno insegnato anche come stare al mondo».

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La passione per la musica influenza anche il metodo creativo di Zerocalcare: «La musica è onnipresente quando lavoro. Di solito, infatti, i miei libri nascono sempre da una scena specifica, che molto spesso mi deriva da una canzone, da qualcosa che ascolto mentre vado a correre. Intorno a quella scena costruisco tutto ciò che serve per arrivare fin lì o per approdare a una risoluzione. Questa è la musica mia, quella davvero sentita: il punk. Poi, invece, c'è la musica che ascolto mentre lavoro, soprattutto nella seconda fase di colorazione o retinatura al computer, come sottofondo abbastanza meccanico, mentre la prima fase del disegno la porto avanti guardando le serie tv. Anche in Strappare lungo i bordi c'è tanta musica che mi piace molto, come per esempio M83 o Cigarettes after sex, ma non è la mia musica, non è ciò che mi farebbe spostare in un'altra città per andare a un concerto. La mia musica è il punk, che per me è molto più di semplice ascolto, perché la considero un'attività sociale a tutto tondo».

I riferimenti più identitari sono proprio a band laziali come gli Ultimi o i Klaxon, ma anche ai canadesi Comeback Kid, ai Champion (scena hardcore di Seattle) e a un idolo come Joe Strummer: «Quando ho dovuto lavorare alla musica per la serie Netflix, con Giancane c'è stata totale simbiosi e la sua colonna sonora è stata perfetta, mentre ho avuto le difficoltà maggiori», conclude Zerocalcare, «proprio per la parte più identitaria, perché non mi andava di passare per quello che aveva avuto un po' di notorietà e adesso provava a svendere il punk su una piattaforma globale dello streaming. Comunque, in generale, la cosa bella dell'animazione rispetto al fumetto è che ho potuto imporre agli spettatori di ascoltare la musica che piace a me». 

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