Tuccillo, l'ultimo giapponese del Pd
e la sfida del fuoco amico ad Afragola

Domenico Tuccillo, sindaco di Afragola
Domenico Tuccillo, sindaco di Afragola
di L'inviato Adolfo Pappalardo
Mercoledì 6 Giugno 2018, 11:40
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Afragola. «Solo contro un'ammucchiata senza grazia e senza destino». Mimmo Tuccillo, il sindaco pd uscente, cita Mino Martinazzoli per descrivere la sfida di domenica per riconquistare Afragola. Dall'altro lato oltre ai grillini con il candidato sindaco Michele Bencivenga, una corazzata di dieci liste in cui trovi assieme mondi di sistemi planetari diversi. I partiti del centrodestra, compresa la Lega che qui ha eletto un parlamentare manco fossimo a Bergamo alta, uomini del governatore De Luca e pure il plenipotenziario di De Magistris a Napoli Nord. In totale dieci liste contro le sette di Tuccillo.

«Una sfida impari, lo so bene», dice l'ex parlamentare dell'Ulivo seduto in una bar alle spalle del Comune per una pausa dopo l'ennesimo giro elettorale. Ce l'ha con il governatore De Luca che non ha fatto un plissé su Tommaso Casillo, vicepresidente del consiglio regionale, regista della lista civica deluchiana Campania Libera: non appoggia lui ma il candidato di centrodestra, l'imprenditore Claudio Grillo. Non c'è mai stato feeling tra il sindaco e il governatore nonostante condividano lo stesso skyline disegnato dalla fu archistar Zara Hadid. A Salerno la Stazione marittima, qui la stazione dell'Alta velocità in mezzo alle campagne che per arrivarci rischi di perderti tra i campi. Opera immensa ma lontana e slegata da questo paesone di 63mila persone dove un immenso centro storico giace abbandonato e decrepito come il corpo spiaggiato di una balenottera.
 
Ma che vuoi che sia alla vigilia del voto in cui i veleni si rincorrono solo sui cambi di casacca e i candidati ombra che reggerebbero i fili? A innescare la polemica è stato proprio Tuccillo che ha rifiutato qualsiasi confronto con il suo diretto sfidante: «Io mi confronto direttamente con Enzo Nespoli, il vero candidato sindaco della coalizione, il burattinaio dell'armata Brancaleone schierata contro di me». Il riferimento è all'ex sindaco di Afragola, uomo forte ed ex parlamentare di An prima di essere azzoppato da una condanna in secondo grado per bancarotta fraudolenta. E sui muri campeggiano i manifesti con l'ombra minacciosa di Nespoli: «Ora si fa chiamare Grillo...». «Non volersi confrontare è un'offesa per i 240 candidati, tutti cittadini di Afragola, che mi sostengono», risponde Grillo, imprenditore del ramo manufatturiero con una ventina di negozi e 120 dipendenti. A digiuno di politica sino alla decisione di raccogliere l'eredità del padre che qui è stato vicesindaco della Dc oltre che fondatore e presidente della Proloco sino alla sua scomparsa. E se ha ereditato quest'ultima poltrona («Me l'hanno chiesto»), ora tiene a sedersi su quella di sindaco. «Mi hanno chiesto - ripete - di impegnarmi dopo 5 anni di sfascio», rincara lui come a sottolineare che quasi è stato pregato. Che poi è anche vero perché il centrodestra aveva puntato su un altro nome prima di convergere su di lui. E sulle accuse di trasformisti e voltagabbana nelle sue liste aggiunge: «Sono un nome della società civile». La stessa giustificazione che dà il deluchiano Casillo senza annacquare affatto la sua guerra contro il candidato sindaco del Pd: «È Tuccillo che ha scatenato la guerra contro De Luca e contro il Pd. Io non ho nulla da rimproverarmi. Anzi». Compresa l'alleanza ad Afragola con l'uomo di de Magistris che De Luca odia sino al midollo? «Salvatore Iavarone è espressione della società civile ed è un ex assessore di Tuccillo. Così come Affinito».
Entrambi dalla giunta pd, ora corrono con l'alleanza centrodestra-deluchiani-Dema. Trasformisti per il sindaco uscente che due settimane fa ha tuonato su questo giornale: «Nessun big del mio partito si faccia vedere qui. Non li voglio». Parole ripetute negli studi de La7 davanti al renzianissimo parlamentare Emanuele Fiano che non ha potuto fare altro che dargli ragione. Il sintomo del tonfo di un partito che, paradossalmente, ha in Tuccillo l'unico candidato sindaco del Pd di una grande città. Praticamente l'ultimo democrat/giapponese in guerra nella giungla di queste amministrative dopo non aver presentato il simbolo a Torre del Greco e scelto per Castellammare un ex del centrodestra. Altrove, nei comuni più piccoli invece, il simbolo democrat è stato proprio fatto sparire. E se perde lui, il Pd perde l'ultimo primo cittadino dell'hinterland partenopeo. E addio. Au revoir. Ciao ciao. Strada in salita se non si apre la partita del ballottaggio (come 5 anni fa) con l'incognita del risultato dei 5 Stelle dove non puoi azzardare previsioni perché nel 2013 non presero manco il 3 per cento ma alle politiche hanno eletto due parlamentari e sfiorato il 60 per cento. E domenica prossima?
IL NATANTE
«Affrontiamo una corazzata e un incrociatore con un piccolo natante», ironizza il sessantenne ingegnere Bencivenga, candidato grillino che pure punta il dito contro «lo spostamento dei candidati consiglieri che passano da qui a lì che fai fatica a seguire le loro rotte». Naturale che da domenica possa essere corteggiatissimo. «Vediamo cosa accade ma io - continua - devo stare attento con chi mi siedo perché molti candidati sono in odore di....». Odore di cosa? «Non faccio il magistrato ma non sono uno sprovveduto e voglio stare lontano da certi candidati». E cita la consigliera uscente di Fdi (e ricandidata) il cui marito è sotto inchiesta per la gestione di tre centri di immigrati per conto di una cosca calabrese. Ieri sera era prevista una contestazione proprio su quest'argomento al ministro dell'Interno Matteo Salvini atteso ad Afragola. Però la fiducia al suo governo l'ha tenuto bloccato a Roma.
 
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