Antonio Bassolino: «Dopo il voto per il Colle lancio il mio nuovo movimento»

Antonio Bassolino: «Dopo il voto per il Colle lancio il mio nuovo movimento»
di Adolfo Pappalardo
Domenica 2 Gennaio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 3 Gennaio, 13:02
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«Tra poco saranno passati 100 giorni dal voto, un traguardo simbolico. Ma, ad oggi, la città non ha ancora avvertito un cambiamento», ragiona Antonio Bassolino, ex sindaco ora consigliere comunale d'opposizione che appena dopo le elezioni per il Quirinale darà il via ad «un'assemblea cittadina per la nascita di un movimento politico».

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Come trova Napoli e cosa si aspetta dal 2022?
«Anzitutto auguri a Napoli perché ne abbiamo tutti davvero bisogno».

Perché?
«Siamo in una fase ancora molto difficile: c'è una pandemia in mezzo a noi e dobbiamo contrastarla con intelligenza per poterne uscire fuori.

Una situazione che ha già portato ad una aumento impressionante delle diseguaglianze, alla crescita di nuovi poveri che in questa realtà si aggiunge alle povertà classiche che abbiamo. Lo si vede fisicamente con le file alle mense dei poveri e al monte dei Pegni. Mi colpiscono le sofferenze fisiche ma anche quelle psichiche che sono in aumento. E l'attenzione della politica e delle istituzioni deve essere più grande e non solo relegata alle tante associazioni di volontariato».

Ce l'ha con palazzo San Giacomo?
«Il Comune è l'istituzione più vicina ai cittadini e più di ogni altra è deputata al rapporto con questi mondi: ne abbiamo iniziato a discutere in consiglio dove io ho posto il problema dei senza fissa dimora della galleria, dell'ex mercato del pesce e in tanti altri luoghi di questa città».

Come vede questi primi mesi della nuova amministrazione?
«Tra due giorni saranno esattamente 3 mesi dalla elezione del nuovo sindaco. Poi abbiamo avuto la formazione della giunta e sono passate altre settimane ma tra poco saremo ai primi 100 giorni. Un traguardo che ha sempre avuto un'importanza simbolica perché rappresenta il segno, una prima impronta dell'amministrazione».

Sembra deluso.
«È difficile dire che si avverte una scossa e si vede una partecipazione attiva della città ad un progetto e agli obiettivi futuri. Ecco allora, un primo obiettivo per le prossime settimane, in vista della scadenza dei 100 giorni: concentrarsi molto di più sulle questioni concrete che riguardano la vita quotidiana dei napoletani».

Quali potrebbero essere?
«Anche le buche nelle strade che sono ormai diventati fossi pericolosi anche per chi cammina a piedi, come ho già detto in consiglio comunale. E la manutenzione è il primo problema della città: strade, marciapiedi e immobili. Guardi la galleria Umberto, che è un pugno dello stomaco per le condizioni di degrado, o piazza Garibaldi. Per questo insisto sulle cose concrete. Lavorare sulle buche, sui bus, sulla manutenzione e sul verde serve a creare fiducia nei cittadini e rende più possibile all'amministrazione risolvere le situazioni di fondo. Perché se io cittadino vedo che le cose cambiano, darò più fiducia all'amministrazione».

Serve uno scatto della giunta, quindi.
«Ma serve anche uno scatto anche del consiglio comunale e mutamenti nelle commissioni in via Verdi: assurdo che vengano convocate contemporaneamente. Ma un consigliere che ne è membro come fa a seguirle entrambe?».

Ora sono arrivati i fondi per i comuni in dissesto.
«Servono prima le piccole cose per governare bene, poi ci sono le risorse: quelle previste per Napoli e le altre città in pre-dissesto e quelle del Pnrr. Avremo risorse importanti e dipenderà tutto da noi, dalla giunta e dalla maggioranza composta da 13 liste. Un esercito di candidati, importanti per prendere voti ma che portano con sé tante contraddizioni. E per gestire bene queste risorse, è importante si crei un clima, che ancora non si vede, una condivisione della città, una mobilitazione civile della città, di tante sue forze».

La politica è impegnata per le elezioni del Colle. Lei invece cosa pensa di fare per Napoli?
«Subito dopo le elezioni, voglio aprire una fase più politica cominciando con una grande assemblea cittadina per spingere su un movimento politico di chiara sinistra riformatrice: che deve avere il suo ancoraggio sui temi sociali, del lavoro e delle persone più deboli. E saperci collegare con tante esperienze che stanno in altre parti d'Italia. Con le elezioni del quirinale, avremo un passaggio molto delicato e si vede dalla fibrillazione in questi giorni tra governo e maggioranza e parlamento. Ma per ora c'è un'unica cosa da non fare».

Cosa?
«Quello di perdere Mario Draghi nell'uno e nell'altro ruolo. A palazzo Chigi e al Colle». 

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