Sarà un Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) uno degli strumenti più utilizzati per le aree del Mezzogiorno negli ultimi tempi su input del ministro per il Sud Mara Carfagna, a gestire gli interventi per il rilancio culturale, turistico e industriale dell'area compresa tra Napoli est e Pompei. Dopo anni di stasi e di incertezza (l'ipotesi del Cis era in campo già dal 2016), sono maturati i tempi per passare dalle teorie ai fatti: oggi pomeriggio, proprio su iniziativa di Carfagna, sono state convocate due riunioni (in gergo burocratico si definiscono pre-tavoli) per annunciare le linee guida degli interventi e di fatto dare avvio alle procedure per il Cis. La prima vedrà la partecipazione della Regione e dei sindaci di Napoli (Napoli est rientra nell'area della quarta e della sesta municipalità) e degli altri 18 Comuni compresi nel perimetro del Cis (San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Castellammare di Stabia-Vico Equense, Boscotrecase, Trecase, Santa Maria la Carità, Gragnano, Terzigno, Scafati, Boscoreale, Poggiomarino, Sant'Antonio Abate e la stessa Pompei). La seconda riunione sarà invece riservata alle forze sociali, sindacati compresi, e soprattutto ai rappresentati del sistema delle imprese, a partire dall'Unione industriali di Napoli e dalle associazioni Naplest et Pompei ed Estramoenia che in tempi diversi hanno annunciato iniziative ed interesse per l'area di Napoli est.
Il ministro fisserà in 45 giorni, destinati presumibilmente a diventare 60 per via delle vacanze di Natale, per la presentazione dei progetti la cui valutazione avverrà in base a criteri già adesso definiti come la strategicità e la cantierabilità. Saranno l'Agenzia per la coesione territoriale e gli uffici del ministro per il Sud a valutare il rispetto dei due parametri e a definire la griglia finale di quelli che verranno ammessi alla fase realizzativa. Per quest'ultima sarà l'Unità Grande Pompei, già da anni attiva per la realizzazione degli interventi connessi al recupero e alla valorizzazione del sito archeologico patrimonio dell'Unesco, ad occuparsi direttamente della fase attuativa dei progetti ammessi al Cs provenienti dai Comuni limitrofi a Pompei stessa. Per tutti gli altri enti locali, segnatamente quelli interessati in particolare allo sviluppo di Napoli est (tema diventato caldissimo in questi ultimi giorni all'interno dell'Unione industriali), è previsto il coinvolgimento di altri soggetti, dalla Regione a Invitalia, come già avvenuto per i Cis attivati nel Foggiano, a Taranto e nell'area colpita dal sisma nell'Italia centrale. Solo in base alla qualità dei progetti presentati e successivamente ammessi al Cis verrà definita la quota di finanziamento pubblico dell'intera operazione. Saranno risorse del Fondo Sviluppo e Coesione ad essere impegnate, sotto la supervisione del ministro per il Sud che è responsabile del Fondo stesso.
L'utilizzo del cosiddetto modello Pnrr non vuol dire però che per il completamento delle opere del Cis Napoli est-Vesuvio-Pompei, bisognerà rispettare a tutti i costi le scadenze del Piano nazionale di ripresa e resilienza, cioè non andare oltre il 2026. Ma nemmeno è ipotizzabile l'apertura di cantieri infiniti come spesso in passato è accaduto per altre tipologie di interventi. Difficile, in ogni caso, prevedere quanti soldi verranno messi a disposizione degli enti locali che restano i destinatari finali della fase operativa. Va, in proposito, sottolineato che per l'altro Cis della Campania, quello relativo a Terra dei Fuochi (qui siamo più avanti e la priorità delle linee guida è finalizzata soprattutto ad interventi di bonifica e di prevenzione da dissesti idrogeologici) sono stati presentati progetti per circa un miliardo, con la prospettiva di impegnarne concretamente almeno la metà con il Fondo sviluppo coesione e anche con le risorse previste dal Pnrr nelle apposite missioni, a partire dalla transizione ambientale.