Assenti giustificati e retribuiti, il Consiglio regionale fa muro

Assenti giustificati e retribuiti, il Consiglio regionale fa muro
di Carlo Porcaro
Lunedì 1 Aprile 2019, 07:30
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Assenteismo in Consiglio regionale senza tagli all'indennità, i diretti interessati si chiudono a riccio. I più non rispondono o preferiscono non commentare. «La norma va bene così com'è, non va cambiata», dicono gli altri. A sostenere la tesi che minimizza la polemica sui dati relativi alle assenze nei primi quattro anni di lavori d'Aula sono anche coloro etichettabili come meritevoli in quanto sempre presenti. Tra questi Tommaso Casillo, non uno a caso, considerando il suo ruolo di vicepresidente del Consiglio in quota «Campania libera» la lista civica deluchiana prontissima a sostenere nuovamente il governatore uscente alle regionali dell'anno prossimo.

«È tutta una questione di applicazione del regolamento, non vedo scandali ma solo speculazioni politiche», premette l'ex sottosegretario alle Infrastrutture. «Alla Camera la diaria viene tagliata quando il deputato manca per un certo numero di sedute perché tanto non incide sui lavori dell'Aula, nel nostro Consiglio regionale della Campania questa norma non c'è in questi termini», il ragionamento.
 
La detrazione dell'indennità scatta infatti soltanto dopo cinque assenze prive di giustificazioni (attività istituzionali, impedimento, dissenso politico, sovrapposizione con altre sedute degli organismi consiliari). La domanda è: la norma va bene così, andrebbe modificata oppure è solo una questione di sensibilità nonché etica del singolo consigliere? «La norma non va modificata - spiega Casillo -. Se alla Camera mancano 50 deputati su 630 molto probabilmente la legge in discussione passa lo stesso. In Regione, invece, se vengono a mancare pochi consiglieri un provvedimento viene rinviato per mancanza del numero legale, ma quando serve la maggioranza c'è sempre. Quindi piuttosto non capisco l'atteggiamento dei colleghi Cinquestelle polemizza il vicepresidente dell'Assemblea all'ultima seduta quando hanno chiesto il numero legale e non c'era perché il presidente della giunta era impegnato, un altro consigliere aveva un lutto ed altri erano al funerale: ci voleva senso si responsabilità». Per approvare le leggi i 26 necessari ci sono quando vengono richiamati all'ordine, insomma. Eppure ci sono scricchiolii nel centrosinistra deluchiano, è il lascito del congresso nazionale e locale del Pd. «Le leggi riusciamo sempre ad approvarle: la metà più uno dei presenti ci sta sempre. Con le mozioni e le interrogazioni ci sta solo l'interrogante e chi risponde, non vedo scandali. Qualcuno vuole speculare», la replica di Casillo che se la prende di nuovo con i grillini.

Gli onnipresenti sono al momento il presidente Rosetta D'Amelio, Antonio Marciano e Loredana Raia (84 presenze su 84 sedute) mentre quelli campioni di assenze giustificate (Monica Paolino ne ha presentate ben 32, Michele Schiano di Visconti 27). Per gli esponenti della maggioranza le assenze del 15 per cento sono fisiologiche. «Non c'è un dato di natura politica, 8 consiglieri assenti su 30 sarebbe sì un problema politico da risolvere», ammette Casillo. Le nubi restano, l'unica certezza è che dalla prossima settimana in poi le sedute si diraderanno sempre più. Fissata una riunione del Consiglio venerdì prossimo dopo l'ultimo rinvio, ma a breve ci saranno le elezioni amministrative e quelle europee (26 maggio). Il populismo e la lotta contro la casta saranno armi della prossima campagna delle regionali. «Ma abbiamo un Governo dove casta e populismo convivono. Noi ripartiamo senza dubbio da De Luca: non capisco perché qualcuno possa pensare di metterlo in discussione. Quando sarà il momento opportuno, mostreremo i risultati raggiunti su sanità, trasporti, conti amministrativi», dice Casillo in maniera tranchant.
 
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