Autonomia, De Luca ora prende tempo: «Mi siedo al tavolo»

Autonomia, De Luca ora prende tempo: «Mi siedo al tavolo»
di Adolfo Pappalardo
Sabato 16 Febbraio 2019, 07:30
4 Minuti di Lettura
Una lettera di appena due pagine al premier Conte e alla ministra per gli Affari regionali Erika Stefani per formalizzare la richiesta di autonomia. È la mossa del governatore De Luca per prendere tempo e cercare di sedersi al tavolo della discussione presentando una propria piattaforma per 8 ambiti di potere ora statali: sicurezza del lavoro, istruzione tecnica e professionale, commercio con l'estero, ricerca e innovazione, governo del territorio, ambiente, infrastrutture e tutela della salute. «Ma non l'autonomia scolastica - precisa il governatore -. Quando si dice scuola autonoma, assunzioni regionali per i docenti e possibilità di definire i programma, si pensa a spezzare l'unità del Paese». Il modello deluchiano, per capirci, non è l'autonomia differenziata chiesta dalla Lombardia e dal Veneto ma quello più soft dell'Emilia guidata dal democrat Bonaccini.
 
La mossa della Campania arriva dopo quella di Liguria, Lazio, Marche, Piemonte, Toscana e Umbria anche se la Regione esattamente un anno ha fatto una richiesta all'allora premier Gentiloni e il 4 gennaio scorso a Giuseppe Conte. Tutte senza risposta. Quindi ecco il guanto di sfida dopo aver premesso come «sacro e inviolabile il principio dell'Unità nazionale»: «La Regione - è scritto nella missiva - accetta pienamente la sfida dell'efficienza e del rigore amministrativo ed è impegnata a combattere ogni realtà di disamministrazione, di spreco e di incapacità amministrativa, di clientela e lamentazione presente in qualche area del Sud». «Da febbraio 2018 abbiamo già inviato 3 comunicazioni al ministero», insiste De Luca per rispondere proprio alla ministra Stefani secondo cui «la Campania non avrebbe inviato alcuna richiesta e che la prima, risalente al febbraio 2018, fosse priva dell'indicazione delle materie da regionalizzare». «Le competenze non vanno specificate. Va solo attivato - spiega De Luca che due giorni fa ha convocato una conferenza stampa per ribadire come si opporrà con tutte le forze e non esclude il ricorso alla Consulta - il percorso di confronto fra governo e Regione. Poi, nel merito, si discute nei tavoli tecnici». E De Luca rimarca la sua distanza con i suoi colleghi settentrionali, «dove ci sono anche spinte mercantili interessate solo agli scambi economici. Con queste spinte lo scontro sarà più duro. Quando al Nord insistono con l'ipotesi di un federalismo che termina con la rottura dell'Unità nazionale non ci facciamo male al Sud ma anche al Nord».

«Ci presenteremo sulla nostra linea che comprende difesa dell'unità nazionale, parità di condizioni per tutti i cittadini italiani, livelli di prestazioni uguali per tutti, e anche premialità e penalità per quegli amministratori che dimostrano di non essere in grado di amministrare in maniera corretta», chiarisce il governatore che rivendica la revisione delle risorse, a cominciare dai costi standard sulla sanità.

Dalla Calabria arriva man forte a De Luca dal collega democrat Mario Oliverio: «La negoziazione - attacca - deve essere complessiva, non soltanto sul credito che le Regioni possono avanzare, ma anche sul debito maturato dal Paese a causa degli investimenti fatti in quelle regioni che oggi vogliono l'autonomia. Sul modello della Brexit, in cui l'Inghilterra è libera di uscire dalla Ue ma restituendo quanto ha ricevuto. Se vogliamo fare un esempio: l'alta velocità nella sola Emilia è costata circa 5 miliardi di euro mentre in Calabria non è stato fatto neanche un metro di alta velocità».

Intanto l'esecutivo sul percorso dell'autonomia differenziata è diviso tra il pressing leghista e gli allarmi grillini. «Sul tema delle autonomie il Parlamento deve avere un ruolo centrale e non marginale. Non si può andare avanti senza interpellare le Camere fino in fondo», avverte il presidente della Camera Roberto Fico mentre la ministra (leghista) Stefani parla di «allarmismo infondato». «L'autonomia secessionista è un atto di banditaggio politico-istituzionale contro il Sud e contro l'unità d'Italia», attaccano Sud protagonista e Fdi durante un sit-in a Napoli sotto la prefettura mentre nel vicino Comune di Napoli tutti i consiglieri (tranne la Lega) votano un ordine del giorno «per intervenire con una serie di azioni che tutelino il Comune di Napoli da eventuali danni derivanti dal provvedimento dell'autonomia rafforzata di Veneto, Lombardia ed Emilia». Ma in questo frangente, anche se sullo stesso lato della barricata, riescono come sempre a litigare il governatore e de Magistris. Inizia il primo specificando come «in questa battaglia non possiamo presentarci con il volto del comune di Napoli oppresso da un miliardo di debiti». E de Magistris ribatte secco: «De Luca è leghista...».
© RIPRODUZIONE RISERVATA