«Battaglia sull'autonomia», asse De Luca-Manfredi all'assemblea dell'Anci

L'appello del sindaco: «Dal Pnrr i fondi per sanare il divario»

San Leucio, l'intervento di De Luca al raduno Anci
San Leucio, l'intervento di De Luca al raduno Anci
di Luigi Roano
Venerdì 11 Novembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 12 Novembre, 19:03
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Un doppio no all’autonomia differenziata arriva dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Ne parlano entrambi all’Assemblea regionale dell’Anci nello scenario splendido di San Leucio, e con loro ci sono decine e decine di primi cittadini allineatissimi con Comune e Regione. Toni diversi, ma stessa identica sostanza quella che ci mettono dentro Manfredi e De Luca. 

«L’ho detto prima delle elezioni. Spingere sull’autonomia differenziata in questo momento significa fare un danno stratosferico al Paese. L’Italia è il Paese in Europa con i divari interni, cioè tra nord e sud, più grande. Un ragazzo del sud che va a scuola riceve dallo Stato 400 euro, a Milano 1300. L’Europa ci ha dato la più grande fetta del Pnrr perché abbattessimo i divari e noi per questo dobbiamo utilizzarli» il pensiero di Manfredi intervistato dal direttore de Il Mattino Francesco de Core. Parola a De Luca: «Le bozze che stanno circolando sull’autonomia differenziata sono drammatiche.

Per noi l’unità nazionale è un vincolo imprescindibile e lanciamo fin da ora, da questa terra dove si sono incontrati protagonisti del nostro Risorgimento, la sfida al presidente del Consiglio, “patriota” Giorgia Meloni, perché difenda la nazione, la Patria e l’unità nazionale, e se le capita anche il Sud di questo Paese. La sfida è lanciata». Questo il clima all’Assemblea regionale dell’Anci dove De Luca è andato a salutare i sindaci campani. Alla legge sull’autonomia differenziata ci lavora il ministro per gli affari regionale Roberto Calderoli un leghista in purezza che ha messo piede in Parlamento la bellezza di 21 anni fa e da allora non ne è più uscito. Prima questa cosa dell’autonomia la chiamava Federalismo, oggi è cambiato il nome ma il concetto di fondo, vale a dire sganciare le regioni del nord dal sud perché è meno produttivo, è rimasto intatto.

È Manfredi - paradossalmente - a buttarla di più sulla politica. E quando de Core gli chiede quanto pesi oggi la voce dei sindaco nel sistema Italia, la risposta è bruciante. «I cittadini - dice - qualsiasi esigenza abbiano o bisogno chiamano il sindaco, anche quando si tratta di funzioni che non sono nostre. Questo significa che è la figura istituzionale più riconosciuta sul territorio, anche per le modalità con cui viene eletto, cioè ha una legittimazione elettorale in un Paese dove c’è gente che occupa posti di rilievo e non ha mai preso un voto in vita sua». Chiarito il contesto Manfredi ammonisce: «Il rapporto dei sindaci con il Governo è ancora troppo labile perché il riconoscimento da parte della politica è ancora basso. I sindaci hanno grandi responsabilità, ma non hanno il peso politico per portare ai tavoli istituzionali le necessità dei cittadini». 

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In sintonia il presidente regionale Anci Carlo Marino, sindaco di Caserta: «Noi non facciamo attività sindacale, ma siamo interlocutori fondamentali per il Governo, che ci deve assicurare mezzi e risorse sufficienti per raggiungere i nostri obiettivi. Questa è l’autonomia differenziata che noi vogliamo, ovvero poter essere indipendenti e autonomi nello spendere i fondi erogati, perché noi conosciamo il territorio». Dal canto suo Manfredi ribadisce: «Noi ci aspettiamo dal Governo un aiuto sul fronte dell’energia le bollette del Comune sono aumentate di 30 milioni». L’ex rettore spiega ancora: «Il Comune per stare vicino ai napoletani ha dato un bonus ai più bisognosi, ma le nostre risorse sono limitate. Da 15 anni lo Stato ha attuato per i comuni la politica rigorista, eppure siamo usciti dalla pandemia con una politica completamente diversa. L’auspicio è che non si torni di nuovo solamente al rigore altrimenti torneremo indietro di 15 anni».  

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È ancora De Luca a svelare i timori che ci sono sull’autonomia differenziata parlando della bozza di legge che sta circolando: «Il primo è la compartecipazione delle Regioni alle entrate fiscali dello Stato. Per dirla in termini semplici, l’Iva che matura in una regione si stabilisce che venga trattenuta dalla Regione di appartenenza per il 10-15%. Ovviamente una Regione con la base imponibile molto più vasta della nostra recupera miliardi sottratti al Sud. Secondo obiettivo che hanno è la possibilità di fare come Regioni contratti integrativi per la sanità e per la scuola. È evidente che se una Regione che ha il doppio di Pil della Campania può fare un contratto integrativo e garantire a un medico 1.500 euro in più al mese, avremo un altro fiume di emigrati dal Sud al Nord, e faremo fatica a reggere il nostro sistema sanitario». De Luca insiste su un altro punto: «I livelli essenziali di prestazione nella sanità li vogliono discutere a un anno dall’approvazione della legge e questo significa che i finanziamenti saranno stabiliti sempre sulla spesa storica». 

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