Bagnoli, Carfagna avverte Floro Flores: «Ora basta con i conflitti»

Bagnoli, Carfagna avverte Floro Flores: «Ora basta con i conflitti»
di Valerio Esca
Sabato 8 Maggio 2021, 11:00
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«Una macchia che non possiamo permetterci». È così che Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale, bolla l'ennesimo scontro su Bagnoli, dopo lo stop alla bonifica del commissario di governo Francesco Floro Flores raccontato dal Mattino. Cos'è accaduto nell'ultimo capitolo della storia infinita che riguarda Bagnoli? Floro Flores ha tirato il freno a mano sul lotto 1 della bonifica, il cosiddetto Fondiarie che corrisponde all'area tematica 2 del progetto. In pratica quello dove sono previste le attività residenziali, produzione di beni e servizi e soprattutto quello per rilanciare l'attività turistica e alberghiera. Lo stop arriva dopo mesi di guerra fredda tra commissario e Invitalia. Floro Flores mette nero su bianco il fatto che manchino due «pareri autorizzativi», quelli dell'Arpa, l'Agenzia regionale per l'ambiente, e di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Problema sollevato dopo un cortocircuito arrivato nell'ultima conferenza dei servizi di marzo. In realtà sia Arpa che Ispra chiedono semplicemente due approfondimenti sulla bonifica.

«Napoli, i napoletani, e tutti gli italiani che stanno contribuendo con risorse ingenti a finanziare le colossali opere legate alla bonifica di Bagnoli - spiega il ministro Carfagna - chiedono un fattivo riscontro alle loro aspettative.

Il conflitto fra i poteri, commissario, Invitalia, Regione e Comune, che governano il processo va superato con uno sforzo di condivisione. Questo tipo di scontro istituzionale - incalza il ministro per il Sud - nel contesto dei sacrifici che tutto il Paese e milioni di singoli cittadini stanno facendo per uscire dalla crisi, è una macchia che non possiamo permetterci». Da Carfagna poi arriva l'appello «alla responsabilità di ciascuno per il superamento delle criticità: il ministero è pronto a valutare ogni strumento per uscire dall'impasse». Un messaggio che prova a gettare acqua sul fuoco dopo il guanto di sfida lanciato dal commissario Floro Flores.

«Usare tappeti erbosi e alberi per ridurre la possibilità di dispersione nell'aria di particelle inquinanti. Con la giusta vegetazione riusciremo a mettere in sicurezza l'area del parco». Questa la proposta di Massimo Fagnano, agronomo che ha lavorato su molti siti come quelli della Terra dei fuochi. «A Bagnoli ci vorrebbe una vegetazione adeguata, dei prati, con la scelta giusta delle specie che crescono bene d'estate». In sostanza Fagnano sostiene: «Nel frattempo che i vari soggetti litigano, aprite il parco, fate una gara, chiamate un progettista agronomo e progettate la messa in sicurezza della zona. Bisogna dare un segnale di fiducia alla popolazione e restituire alla città il parco». 

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«Il caso della bonifica del sito ex industriale di Bagnoli è una vicenda che si protrae dal 1995, e che ancora è senza soluzione, nonostante si sia speso già un fiume di denaro pubblico (circa 600-700 milioni di euro)». Lo afferma Benedetto De Vivo, professore presso l'Università Telematica Pegaso e consulente tecnico (Ctu), dal 2009 al 2017, della Procura di Napoli, nel processo sulla bonifica dei suoli di Bagnoli. «Dopo tutti questi investimenti c'è la speranza che il nuovo soggetto attuatore, Invitalia, non continui a sostenere la favola che la bonifica costituirebbe un'operazione unica al mondo, e che si proceda velocemente al risanamento del sito, come si fa in tutti i Paesi seri del mondo. Rispetto al passato però, sembra che nulla sia cambiato, mentre la soluzione rimane sempre, semplice, veloce e relativamente economica. Il concorso di idee bandito da Invitalia prevede rigorosamente solo la manifestazione di idee per un piano urbanistico, non essendoci alcuna voce che riguardi il risanamento ambientale; tanto che non è prevista la presenza di esperti nel settore della bonifica e/o messa in sicurezza di siti ex industriali dismessi. È una scelta veramente singolare, perché un progetto urbanistico su un brownfield site non può prescindere dalla progettualità e fattibilità del risanamento ambientale». 

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