«Per la bonifica di Bagnoli manca un miliardo». Così Mara Carfagna - la ministra per il sud - in risposta a una interrogazione parlamentare scritta di Carlo Sarro deputato di Forza Italia di Piedimonte Matese. Nella sostanza, la ministra ha cambiato l'architettura amministrativa della cabina di regia per Bagnoli e affidato al sindaco Gaetano Manfredi il ruolo di commissario alle bonifiche - nomina ancora non adottata formalmente dal governo - e pieni poteri ma su Bagnoli il fantasma dell'incompiuta aleggia ancora forte. La Carfagna in Parlamento ha fatto il punto della situazione su tutto il pacchetto dell'area ex Italsider e quello che viene fuori è un mix di speranze, ma anche molti dubbi. Gli stessi che Manfredi le ha consegnato un paio di settimane fa a Palazzo San Giacomo. A iniziare dal sito dove smaltire il materiale di risulta della rimozione della colmata a mare.
Carfagna critica il modello che ha visto Invitalia dal 2013 soggetto attuatore di Bagnoli: «Questo modello di governance, in vigore fino alla recente riforma introdotta dal governo Draghi, ha purtroppo contribuito alla stasi del progetto di risanamento: il commissario di governo non è stato dotato di poteri effettivi né tanto meno straordinari, e piuttosto configurato quale mero supervisore dell'attività del soggetto attuatore proprietario dell'area. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Bagnoli è senza retorica una ferita aperta per Napoli e per l'Italia intera, un disastro ambientale e sociale figlio del peggior immobilismo e dello scaricabarile tra soggetti istituzionali diversi». Dura la disamina della ministra: «Con questa consapevolezza siamo intervenuti. La riforma ha previsto una governance funzionale, con responsabilità definite e poteri chiari nelle mani del rappresentante eletto dai cittadini: quale commissario è stato individuato ex lege il sindaco del Comune di Napoli, dotato di una struttura ad hoc di supporto, composta da 12 unità, di cui due di livello dirigenziale». E proprio tra questi superdirigenti potrebbe riapparire Attilio Auricchio, ex direttore generale del Comune con il sindaco Luigi de Magistris.
Anche Manfredi ieri era a Roma, ha partecipato all'assemblea dei sindaci progressisti e riformisti del Pd dove c'era anche il segretario dem Enrico Letta. Dal quale sulla città non venuta fuori una parola. Piuttosto c'è stato l'endorsement del sindaco di Roma Roberto Gualtieri: «Manfredi deve esser emesso nelle condizioni di governare» le sue parole. Con l'ex rettore che non ha mancato di sottolineare alla platea dei suoi colleghi sindaci «i guai di Napoli» e il rischio che si corre con il Pnrr: «Ci sono molte aspettative tra la gente, tutti pensano che cambierà la loro vita. I cittadini sentono che il Pil cresce del 6% ma per loro non cambia nulla. Nostro compito è essere nelle condizioni di potere gestire il Pnrr altrimenti si può innescare una rivolta sociale difficilmente controllabile».