Bagnoli bonifica, Carfagna avverte: «Per finire serve un altro miliardo»

Bagnoli bonifica, Carfagna avverte: «Per finire serve un altro miliardo»
di Luigi Roano
Giovedì 25 Novembre 2021, 11:30 - Ultimo agg. 16:56
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«Per la bonifica di Bagnoli manca un miliardo». Così Mara Carfagna - la ministra per il sud - in risposta a una interrogazione parlamentare scritta di Carlo Sarro deputato di Forza Italia di Piedimonte Matese. Nella sostanza, la ministra ha cambiato l'architettura amministrativa della cabina di regia per Bagnoli e affidato al sindaco Gaetano Manfredi il ruolo di commissario alle bonifiche - nomina ancora non adottata formalmente dal governo - e pieni poteri ma su Bagnoli il fantasma dell'incompiuta aleggia ancora forte. La Carfagna in Parlamento ha fatto il punto della situazione su tutto il pacchetto dell'area ex Italsider e quello che viene fuori è un mix di speranze, ma anche molti dubbi. Gli stessi che Manfredi le ha consegnato un paio di settimane fa a Palazzo San Giacomo. A iniziare dal sito dove smaltire il materiale di risulta della rimozione della colmata a mare. 

Carfagna critica il modello che ha visto Invitalia dal 2013 soggetto attuatore di Bagnoli: «Questo modello di governance, in vigore fino alla recente riforma introdotta dal governo Draghi, ha purtroppo contribuito alla stasi del progetto di risanamento: il commissario di governo non è stato dotato di poteri effettivi né tanto meno straordinari, e piuttosto configurato quale mero supervisore dell'attività del soggetto attuatore proprietario dell'area. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Bagnoli è senza retorica una ferita aperta per Napoli e per l'Italia intera, un disastro ambientale e sociale figlio del peggior immobilismo e dello scaricabarile tra soggetti istituzionali diversi». Dura la disamina della ministra: «Con questa consapevolezza siamo intervenuti. La riforma ha previsto una governance funzionale, con responsabilità definite e poteri chiari nelle mani del rappresentante eletto dai cittadini: quale commissario è stato individuato ex lege il sindaco del Comune di Napoli, dotato di una struttura ad hoc di supporto, composta da 12 unità, di cui due di livello dirigenziale». E proprio tra questi superdirigenti potrebbe riapparire Attilio Auricchio, ex direttore generale del Comune con il sindaco Luigi de Magistris.

Sul sindaco commissario la ministra assicura che «Il decreto di nomina sarà adottato nei prossimi giorni, entro il termine indicato dalla norma». Da quando c'è stato l'annuncio di Draghi di giorni ne sono passati già 27 e un decreto - se non rinnovato - scade dopo 60 giorni. Carfagna resta fiduciosa sul futuro di Bagnoli ma ne affronta con determinazione le criticità. «Restano - racconta - ovviamente importanti punti aperti, di cui la scorsa settimana ho avuto modo di parlare con il sindaco». E qui la Carfagna è netta: «Anzitutto, la grande incognita della destinazione dei materiali di risulta della rimozione della colmata a mare, che è un obbligo di legge. Poi un'analisi sulla effettiva futura balneabilità delle acque una volta effettuata la bonifica a mare. Ancora, il futuro degli abitanti del Borgo Coroglio». Quindi la carenza più importante, i soldi: «La copertura finanziaria mancante per le attività di bonifica - stimata in almeno un miliardo - e il finanziamento delle infrastrutture esterne all'area, per le quali mi sono personalmente impegnata a coprire quanto meno la progettazione con la prossima programmazione del Fondo di Sviluppo e Coesione. Oggi, non possiamo più consentirlo né permettercelo». 

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Anche Manfredi ieri era a Roma, ha partecipato all'assemblea dei sindaci progressisti e riformisti del Pd dove c'era anche il segretario dem Enrico Letta. Dal quale sulla città non venuta fuori una parola. Piuttosto c'è stato l'endorsement del sindaco di Roma Roberto Gualtieri: «Manfredi deve esser emesso nelle condizioni di governare» le sue parole. Con l'ex rettore che non ha mancato di sottolineare alla platea dei suoi colleghi sindaci «i guai di Napoli» e il rischio che si corre con il Pnrr: «Ci sono molte aspettative tra la gente, tutti pensano che cambierà la loro vita. I cittadini sentono che il Pil cresce del 6% ma per loro non cambia nulla. Nostro compito è essere nelle condizioni di potere gestire il Pnrr altrimenti si può innescare una rivolta sociale difficilmente controllabile».

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