«Bike Sharing Napoli è sospeso», ma c'è il nuovo bando

«Bike Sharing Napoli è sospeso», ma c'è il nuovo bando
di Davide Cerbone
Sabato 3 Novembre 2018, 08:00
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«Chiuso definitivamente». Un manifesto a lutto, nel tempo dell'immateriale, puoi trovarlo anche digitando sul motore di ricerca le parole chiave. D'altra parte, non potendo pedalare, non resta che navigare. L'approdo è a portata di clic, e non potrebbe essere peggiore: «Bike Sharing Napoli è sospeso», recita sul sito ufficiale l'avviso a tutto schermo, decretando con un eufemismo la morte di un piccolo sogno che aveva coinvolto oltre 14mila utenti che in poco più di tre anni avevano macinato per le strade di Napoli 120mila chilometri. Un successo nella direzione di una mobilità sostenibile che, nella città in cui gli autobus sono una chimera e il metrò osserva cadenze misteriose, ha fatto immaginare a molti, napoletani e no, un nuovo modo di spostarsi. Riducendo il costo ambientale e pure quello economico (la prima mezz'ora di utilizzo delle bici era gratuita).
 
E dire che sulle ciclostazioni installate in dieci punti nevralgici della città tra via Brin e piazza Vittoria era impressa una promessa ambiziosa: «Investiamo sul vostro futuro». Il futuro, però, è durato appena nove mesi. E adesso è remoto. Tre anni e mezzo dopo l'avvio della sperimentazione, partita nel febbraio del 2015, i tecnologici stalli di piazza Dante, piazza Bovio, piazza Vittoria (le bici si potevano prenotare usando un'apposita app realizzata dalla napoletana LumiLab) si sono ridotti nella migliore delle ipotesi a scomodi, sebbene provvidenziali, sedili per i turisti. E, deturpati dall'incuria e dal tempo, restano lì a imperitura memoria dello spreco, come le 120 biciclette acquistate per il progetto e lasciate a marcire in un deposito. Il bike sharing partenopeo, una scommessa finanziata con circa 2 milioni di fondi Fesr, è stato avviato nel giugno del 2012 dall'associazione Cleanap Napoli (che vanta un credito di 200mila euro nei confronti del Miur) e ammainata nell'autunno del 2015.

«Il progetto si è concluso, come da bando, il 30 settembre 2015. Da quel momento, Cleanap ha provato a collaborare con il Miur e con il Comune di Napoli per garantire continuità all'iniziativa, ma purtroppo impedimenti di natura principalmente burocratica hanno portato ad uno stallo che ormai dura da tre anni. E da allora siamo anche in attesa dei rimborsi da parte del Miur. Un particolare non da sottovalutare, per un'associazione composta da soli giovani», fanno sapere gli (ormai ex) ragazzi di Cleanap, vincitori del bando del Miur Smart Cities and Communities and Social Innovation. Il loro era uno dei «48 progetti di innovazione sociale proposti da giovani under 30».

Nel 2016 Cleanap ha tentato di farsi sentire con il Miur, promuovendo sul web la campagna #SaveBikeSharingNapoli. «Mandate un tweet al Ministero», scrivevano le animatrici della protesta social, Emiliana Mellone e Roberta Milano. Ma nulla è cambiato: le richieste autorizzazioni per cedere il progetto al Comune non sono mai arrivate, e Palazzo San Giacomo, che pure lo sostenne e lo presentò con una conferenza stampa, non ha avviato alcuna gara per affidare il servizio. «In tanti continuano a chiederci se e quando Bike Sharing Napoli riprenderà, ma non sappiamo che cosa rispondere. Quando nell'ottobre 2015 il Comune preparò la documentazione necessaria per il prosieguo, il Miur bloccò tutto per ragioni burocratiche non meglio precisate, nonostante le incessanti richieste da parte nostra e del Comune stesso», spiegano i promotori.

Qualche giorno fa ha pubblicato un bando che ha fissato le linee di indirizzo per l'attivazione di un nuovo servizio di bike sharing, stavolta a flusso libero, in città. «Stavamo tentando di capire il da farsi e avevamo affidato il servizio ad Anm, ma intanto le stazioni si sono ammalorate e ci sono state una serie di difficoltà col Miur - spiega Mario Calabrese, assessore comunale alle Infrastrutture e ai Trasporti - Così abbiamo approvato una delibera per una call che prevede un nuovo tipo di bike sharing. L'altro era station based, ovvero con gli stalli, ed ha una difficoltà: si mantiene soprattutto con la pubblicità, che noi non possiamo utilizzare. Se l'investimento del Miur andrà perso? Il tempo passa, le cose diventano obsolete. Bisogna vedere se il Comune o dei privati hanno interesse a riutilizzare le stazioni e le bici».

Per sostituire - o meglio, per affiancare - il progetto abbandonato, il Comune di Napoli ha pubblicato sul proprio sito un avviso pubblico «per l'individuazione dei soggetti interessati a svolgere, in via sperimentale e per la durata di tre anni (come per l'iniziativa finanziata dal Miur e promossa da Cleanap, ndr)» un'attività di bike sharing attiva 24 ore su 24 sull'intero territorio comunale e con una flotta che, a pieno regime, potrà essere costituita da un massimo di 6mila biciclette, tradizionali o a pedalata assistita, che potranno essere rilasciate in punti diversi da quelli di prelievo. Ad oggi, però, nella città con «la pista ciclabile più grande del Mezzogiorno» (ipse dixit Luigi de Magistris), il consuntivo delle due ruote è presto fatto: due progetti, zero biciclette.
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