L'esempio che Napoli può dare a Milano

di Nando Santonastaso
Mercoledì 9 Gennaio 2019, 08:00
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Vedi Napoli e poi la imiti. Modificare il famoso aforisma attribuito a Goethe dopo la tappa partenopea del suo viaggio in Italia può apparire un azzardo. Ma in realtà l'immaginaria, nuova versione del detto sembra la più appropriata al caso del manager dell'aeroporto di Capodichino chiamato dai milanesi a guidare gli scali di Linate e Malpensa. Perché è decisamente raro che il responsabile di un'esperienza gestionale made in Sud possa ingolosire la concorrenza del Nord al punto da favorirne il trasferimento. E' accaduto pochissime volte in passato per incarichi altrettanto importanti e la notizia va dunque ben al di là dei pure enormi meriti di Armando Brunini, l'ad della Gesac che in pochi anni è riuscito a trasformare l'aerostazione napoletana in una delle migliori e più efficienti d'Italia e d'Europa, sfiorando il record dei 10 milioni di passeggeri nel 2018. La vera sorpresa, ammesso che si debba per forza parlare di sorpresa, è che a spiccare il volo (è il caso di dirlo) è stato il modello Napoli ancorché illuminato dalla strategia di chi lo ha guidato. Da solo Brunini difficilmente ce l'avrebbe fatta, dimostrando che certi risultati non si ottengono solo nelle aree tradizionalmente più forti sul piano economico o più vicine ai Paesi che contano in Europa e nel mondo. Si può lavorare bene, con profitto e soddisfazioni, anche qui, nell'area forse più lontana dai livelli standard di qualità ed efficienza dei servizi e delle infrastrutture ma non per questo totalmente sorda o miope di fronte alle sfide da affrontare.

E che quella vinta a Capodichino era una sfida a dir poco complicata lo sapevamo tutti, Brunini in testa ovviamente. Per lui, in più, rischiavano di diventare un limite anche le origini napoletane se solo si riflette sui tanti condizionamenti che questa città «impone» ai suoi figli anche meno illustri. E invece il «miracolo» si è compiuto anno dopo anno, con obiettivi sempre più ambiziosi e bilanci puntualmente in attivo. La Napoli capace di attrarre turisti da ogni parte del mondo e di offrire loro un aeroporto degno dei più elevati livelli di affidabilità e qualità si è imposta al di sopra degli oggettivi, indiscutibili limiti del territorio circostante. E questa Napoli così competitiva, moderna e concorrenziale non poteva che finire nei radar delle società di settore, la Sea appunto, che guarda al Sud per migliorare scali storici come quelli di Milano ma non altrettanto in crescita.

In fondo è quello che dovrebbe accadere sempre se in ogni parte del Paese si guardasse al Sud con la stessa attenzione: perché a dispetto di quanti rimproverano ai meridionali i «soliti piagnistei», dall'alto di un antistorico e immarcescibile pregiudizio culturale, va ricordato che da queste parti sono in tanti a dimostrare ogni giorno di essere all'altezza del loro compito. E che parlare di eccezioni non ha più senso. Né mai, a prescindere da come finirà l'assurda partita dell'autonomia differenziata inseguita dalle Regioni più ricche, lo avrà.
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