Bufera elettorale a Torre del Greco:
«Intervenga il ministro»

Bufera elettorale a Torre del Greco: «Intervenga il ministro»
di Francesca Raspavolo
Sabato 16 Giugno 2018, 12:38
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La prima denuncia sulla «munnezzopoli» di Torre del Greco - la presunta compravendita di posti di lavoro nella Nu in cambio di favori elettorali per la quale, da ieri mattina, 8 persone sono indagate - risale al 31 maggio ed è di Nello Formisano: l'ex senatore dell'Alleanza Democratica Popolare, uno dei cinque candidati sindaci sconfitti, già da tempo aveva lanciato l'allarme. «Vedo per le strade di Torre del Greco 50 nuovi netturbini assunti a soli dieci giorni dal voto. Sono sconcertato - il post su Facebook di due settimane fa - Come sono stati selezionati? Chi li ha scelti? Che interessi ci sono dietro?». E ora che quei sospetti si sono trasformati in un'inchiesta penale, invoca giustizia: «Chi ha competenza, indaghi. Come si intende garantire la libertà degli elettori al secondo turno?».

LE INTERROGAZIONI
Formisano non lo dice apertamente ma Leu, in un'interrogazione parlamentare, ha chiesto al ministro dell'interno Matteo Salvini il dispiegamento delle forze dell'ordine ai seggi per sorvegliare il ballottaggio del 24 giugno. Anche il M5S di Luigi Sanguigno, forte dell'alleanza governativa, ha interrogato Salvini «sulla validità del voto: vogliamo una verifica del rispetto della legge da parte del Ministero dell'Interno - la richiesta del deputato Luigi Gallo - bisogna necessariamente accertare se il 10 giugno a Torre del Greco ci siano state manomissioni, manipolazioni o condizionamenti».

GLI ESCLUSI
Nella battaglia scende in campo anche Valerio Ciavolino, altro candidato sindaco sconfitto, in prima linea già da maggio nell'esigere chiarimenti e verità sul reclutamento dei netturbini. «Èun affare che puzzava fin da subito perché è stato utilizzato un collocamento privato: tutte le società interinali subiscono condizionamenti - ha spiegato Ciavolino - Non si doveva fare in campagna elettorale. Chi ha sbagliato deve pagare, chi deve assumere provvedimenti lo faccia». Per Romina Stilo, ex vicesindaco sconfitta al primo turno, «la situazione è deplorevole. Se funziona così, come ho potuto pensare minimamente di competere alla pari? Alla luce di questi fatti sono estremamente fiera di come ho condotto la mia campagna elettorale». Ancora più netto Ferdinando Raiola di CasaPound: «Domenica mi hanno dato del visionario quando ho parlato di brogli ai seggi, ecco documentate le schifezze commesse da alcuni candidati e dai loro pezzenti elettori».

 

GLI SFIDANTI
Quanto ai due candidati protagonisti del ballottaggio del 24 giugno, le sensazioni sono molto diverse. L'ingegnere Luigi Mele - ex assessore di Forza Italia oggi in corsa per i partiti di centrodestra - è visibilmente preoccupato: «Sono cose che fanno male a tutti i torresi, a prescindere da chi abbiano votato. Mi dispiace umanamente e come amministratore, ma confido nella giustizia e nella legalità». Risoluto ma a tratti imbarazzato Giovanni Palomba della Carovana del Buongoverno: i sospetti degli inquirenti si concentrano su due dei suoi uomini. Non sono indagati ma figurano nei dossier consegnati in Procura. «Ho fiducia totale nella magistratura e nelle forze dell'ordine, sono disponile a firmare e condividere ogni denuncia su possibili inquinamento del voto - garantisce Palomba - Anzi, invito tutti i candidati e gli elettori a partecipare alle manifestazioni organizzate per la tutela della legalità, io stesso ho sottoscritto una petizione».
LA PETIZIONE
Il riferimento è a un esposto popolare, promosso da Clementina Sasso, che a giorni sarà inviato alla Procura di Torre Annunziata. L'obiettivo dei cittadini è chiedere «un monitoraggio del ballottaggio e una verifica puntuale di quanto accaduto il 10 giugno, nel rispetto degli elettori puliti»: in calce già 300 firme di torresi che si definiscono «persone perbene».
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