Camorra e politica, dopo gli arresti
al Prefetto va il dossier Castellammare

Camorra e politica, dopo gli arresti al Prefetto va il dossier Castellammare
di Fiorangela d'Amora
Martedì 13 Aprile 2021, 08:12 - Ultimo agg. 18:25
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Camorra e voto di scambio, l'incubo scioglimento piomba su Castellammare. Gli «approfondimenti investigativi» disposti dal prefetto Marco Valentini aprono scenari allarmanti per la città che, in dieci anni, ha visto sfiduciare quattro sindaci ma mai è stata sciolta per camorra. Alla guida di Palazzo Farnese, da due anni e mezzo, c'è il forzista Gaetano Cimmino, finito nel tritacarne politico dopo le ultime inchieste della magistratura. Si chiama Domino2 l'operazione della DDA di Napoli dello scorso 24 marzo, che ha portato all'arresto di 16 tra capi e gregari del clan D'Alessandro.

Prima ancora, un'operazione analoga all'inizio dell'anno aveva portato all'arresto di altre 17 persone, tra cui diversi giovanissimi organici al clan. Nelle oltre mille pagine dell'inchiesta compare lo scenario di una città tutt'altro che indipendente dalla cosca di Scanzano. Intercettazioni e rivelazioni dei pentiti stanno mostrando come criminalità, politica e imprenditoria siano intrecciate tra loro svolgendo ruoli centrali nella vita cittadina. I coni d'ombra di Castellammare sono diversi: dall'assegnazione di appalti a ditte in odore di camorra agli introiti riciclati in realtà produttive locali, da estorsioni ad alberghi fino ai voti delle ultime elezioni indirizzati, secondo il racconto dei pentiti, verso la coalizione uscita vincente. Quanto basta per muovere le forze d'opposizione, prima verso interpellanze parlamentari con la richiesta dell'invio della commissione d'accesso, poi in direzione della prefettura.


IL PRESSING
Ieri prima i parlamentari di Italia Viva, e poi di Leu, Pd e Movimento Cinque stelle sono stati ascoltati da Valentini che aveva già disposto, durante la riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, un'attenzione particolare su Castellammare. Un dispiegamento massiccio di forze dell'ordine che di fatto in questi giorni ha militarizzato la città. Agenti di polizia nelle piazze e strade, e poi carabinieri impegnati nel controllo del territorio. «Adoperarsi per la tutela dei diritti della cittadinanza e muoversi contro la politica connivente e il malaffare», questa la richiesta avanzata dalla cospicua delegazione che ieri mattina è stata ascoltata dal Prefetto. Per il Pd c'erano la senatrice Valeria Valente, Marco Sarracino segretario metropolitano, Paolo Mancuso, presidente del Pd Napoli e Peppe Giordano, segretario cittadino. Per il Movimento 5 Stelle i deputati Carmen di Lauro, Luigi Gallo, Teresa Manzo, e ancora il senatore del gruppo misto Sandro Ruotolo e Luigi Napolitano di Articolo Uno. «Al di là dei partiti di appartenenza - spiega una nota - si è scelto di presentarsi uniti e compatti nell'esprimere la forte preoccupazione maturata in seguito ai fatti accaduti nei comuni di Castellammare di Stabia e Torre del Greco e al rischio della crescente escalation della criminalità organizzata negli enti comunali dei territori vesuviani, anche in seguito al disagio economico dovuto alla crisi pandemica». A Torre del Greco è stato il sindaco Giovanni Palomba a chiedere l'invio della commissione d'accesso dopo l'arresto di un consigliere di maggioranza coinvolto nel secondo filone di un'inchiesta su un presunto voto di scambio che avrebbe inquinato le elezioni amministrative del 2018. A Castellammare non sono emerse, fino ad oggi, evidenze chiare in questo senso mentre è palese l'ingerenza della criminalità nella vita sociale e politica cittadina. Nel 2009, dopo l'uccisione del consigliere del Pd Gino Tommasino, fu l'allora sindaco Salvatore Vozza a chiedere e ottenere l'invio della commissione.

I funzionari non trovarono motivazioni valide per sciogliere l'amministrazione di centrosinistra chiedendo però di rivedere procedure chiave, a tutt'oggi ancora ferme, come l'affidamento dei lavori per il contratto di quartiere (definitivamente arenato) e la concessione delle aree demaniali per la creazione dei tipici chalet nel quartiere dell'Acqua della Madonna.


IL CONSIGLIO
Il caso Castellammare torna ad essere di rilevanza regionale e anche il consiglio comunale ieri si è confrontato su questo tema. «La lotta alla camorra ci vede tutti impegnati - ha detto nel suo intervento Tina Donnarumma, segretaria provinciale della Lega e consigliera di maggioranza - non si può prescindere da questi temi e dall'impegno costante che ognuno di noi profonde per la nostra città. Abbiamo bisogno di legalità, che fa rima con civiltà».
 

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