Crac rifiuti, Campania al collasso:
600 milioni di euro di debiti

Crac rifiuti, Campania al collasso: 600 milioni di euro di debiti
di Daniela De Crescenzo
Sabato 25 Agosto 2018, 11:00 - Ultimo agg. 15:17
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Personale a mezzo servizio, niente videosorveglianza, debiti a go-go, capannoni traboccanti di materiali: nell'impianto di Casalduni i guai non finiscono mai e ieri notte si è acceso (o è stato acceso) anche un secondo focolaio d'incendio dopo che le fiamme avevano devastato nella notte tra mercoledì e giovedì un capannone con duemila tonnellate di immondizia. Lo ha denunciato il presidente della Provincia di Benevento, Claudio Ricci, al termine del sopralluogo di ieri mattina con il sottosegretario all'Ambiente Salvatore Micillo dicendo: «Probabilmente qualcuno vuole mettere in crisi l'intero sistema di smaltimento dei rifiuti in Campania».

Un allarme non infondato, visto che il sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia sostiene: «Gli incendi nel 2018 non possono essere solo fatalità e, se tali, devono trovare tutte le misure di prevenzioni del caso attive. Ora l'azione di procure e prefetture è atta a mettere in sicurezza i luoghi e cercare di far luce, in modo celere, su quanto accaduto. Va comunque ricordato che il prefetto di Benevento aveva già sollevato il problema della video-sorveglianza nello stir di Casalduni. Richiesta che, se fosse stata ascoltata, oggi ci avrebbe permesso quanto meno di dare maggiori elementi agli inquirenti». Certo è che gli incendi si ripetono e fermarli, al di là delle richieste, dei summit e dei proclami, sembra sempre più difficile.
 
Il rogo bis di Casalduni è il sesto dall'inizio dell'estate negli impianti campani. I primi hanno coinvolto strutture dove si raccoglieva il materiale proveniente dalla raccolta differenziata, gli ultimi due, quelli dell'impianto beneventano, hanno devastato una struttura gestita da una società soffocata dai debiti. E non è certo la sola criticità.

Tutte le società provinciali che si occupano di smaltimento dei rifiuti stanno accumulando enormi passivi. Già nel 2016 avevano conti in sospeso per 270 milioni non avendo pagato la tariffa d'ingresso all'inceneritore di Acerra. Per essere esonerate dal versamento si erano rivolte al Consiglio di Stato, ma hanno perso e adesso devono pagare Sapna, la società metropolitana di Napoli, doveva nel 2016 ben 195 milioni. Ma l'azienda contesta il pagamento della tariffa per il tritovagliatore di Caivano e sostiene di dovere solo 112 milioni. La Gisec di Caserta nello stesso anno doveva alla Regione 31 milioni, la Ecoambiente di Salerno 28 milioni, la Samte di Benevento 6 milioni e mezzo, la Irpinambiente di Avellino 10 milioni. A queste cifre vanno aggiunti altri 50 milioni di debiti accumulati negli ultimi due anni e 300 milioni di conti in sospeso con i fornitori. In totale i debiti superano largamente i 600 milioni. Un disastro, soprattutto se si tiene conto che da luglio l'impianto di Acerra non potrà più giovare del contributo del Cip6 è che i costi graveranno tutti sulle società provinciali. Queste per uscire dal tunnel dovrebbero riuscire a incassare i crediti vantati nei confronti dei Comuni. Il sistema funziona, o meglio dovrebbe funzionare così: i cittadini pagano la tassa sui rifiuti, il Comune trattiene la parte dovuta per la raccolta e gira alle società provinciali la parte legata allo smaltimento. Ma molte amministrazioni intascano i soldi (o parte dei soldi, visto che l'evasione è alta) e non versano il dovuto. E il crack è servito. È successo a Benevento dove infatti la società provinciale, la Samte, è stata costretta a portare i libri in tribunale. Spiega il presidente Paolo Ricci: «È vero, lo stir non ha un sistema di videosorveglianza.

Noi ne abbiamo denunciato per anni la mancanza e un anno fa siamo riusciti a ottenere un finanziamento regionale: il 3 settembre dovrebbero partire i lavori. È anche vero che di notte l'impianto non è sorvegliato e che i dipendenti si sono offerti di fare turni notturni. Ma, vista la situazione debitoria e il regime di amministrazione controllata, nei confronti dei dipendenti sono stati attivati contratti di solidarietà che rendono impossibile il ricorso allo straordinario». Dopo vertici, preghiere, proteste stanno per partire i decreti ingiuntivi nei confronti dei comuni insolventi. Ma anche questa mossa potrebbe non essere risolutiva: il comune di Benevento, ad esempio, deve un milione e mezzo, ma ha dichiarato il dissesto. Per incassare la Società provinciale dovrà aspettare che arrivi il proprio turno tra i tanti debitori. E intanto che faranno i 52 dipendenti della società provinciale? Non lo sa nessuno. Quello che è invece certo è che il ciclo dei rifiuti campano non deve temere solo le fiamme, ma anche i debiti.

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