Campania, ecco il piano per attrarre gli investimenti stranieri

Campania, ecco il piano per attrarre gli investimenti stranieri
di Nando Santonastaso
Giovedì 3 Marzo 2022, 12:00
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Chissà se il triste epilogo della storia Whirlpool a Napoli sarebbe potuto essere diverso con il Protocollo firmato ieri mattina alla Reggia di Caserta da Confindustria, Regione Campania e Confindustria Campania. Perché il Patto, il primo in una regione del Mezzogiorno, disegna un percorso in gran parte inedito nel rapporto tra le multinazionali e il territorio in cui operano. Non più separati in casa, tanto per iniziare, con le multinazionali considerate cioè non più come aziende straniere «ma come imprese italiane a capitale estero», spiega efficacemente Gianluigi Traettino, presidente degli imprenditori campani che al Protocollo lavorava da tre anni e che ieri ha raccolto il frutto di questo impegno, solennizzato da una location prestigiosa e da una platea di alto profilo (a firmare con lui il documento il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, e la vicepresidente di Confindustria, Barbara Beltrame Giacomello).

«Gli enti e le istituzioni locali devono uscire da tale equivoco, comprendendo finalmente che queste grandi realtà rappresentano delle notevoli opportunità di sviluppo ed occupazione, consentendo la crescita di piccole e medie imprese locali, che possono diventare dei partner importanti», ribadisce Traettino. E aggiunge: «Ma anche le multinazionali devono integrarsi compiutamente nel territorio circostante, contribuendo ad un percorso di rigenerazione urbana e di rilancio delle comunità», tema sottolineato anche dal presidente nazionale di Unioncamere Andrea Prete, e dal presidente di Confindustria Caserta Beniamino Schiavone.

Insomma, dialogo e confronto a oltranza nell'ottica prevista da Confindustria per ogni Protocollo regionale (tra Nord e Centro ne sono stati già firmati una decina).

Ovvero, fidelizzare e supportare le imprese internazionali per accrescere i loro investimenti. Più facile a dirsi, certo, che a farsi considerati gli ostacoli soprattutto di natura burocratica che zavorrano la crescita o l'insediamento stesso delle imprese. Ne dà una puntuale testimonianza il presidente De Luca, ribadendo tutte le perplessità sull'attuale Codice degli appalti e sul conseguente rischio che non si riescano a realizzare le opere del Pnrr. «Noi andremo avanti anche in conflitto con il governo per sburocratizzare» insiste il governatore. E annuncia: «In un anno e mezzo vogliamo fare della Campania la regione più digitalizzata d'Italia» mentre è a buon punto il progetto della piattaforma logistica del farmaco, «unica per tutta la Campania, con un risparmio considerevole di costi». 

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De Luca incoraggia il dialogo con le multinazionali («Alle imprese dico: arricchitevi perché dovete fare utili e creare ricchezza ma nel rispetto dell'ambiente, della sicurezza e delle relazioni sociali»). Ma rivela di non essere stato ascoltato nel 2020 quando al gruppo Novartis sconsigliò di aderire al progetto di Invitalia sul vaccino Reitera (bocciato dopo pochi mesi) rinunciando, di fatto, a crearne uno tutto suo nello stabilimento di Torre Annunziata con 20 milioni messi a disposizione dalla Regione stessa. Il Protocollo può sicuramente aprire nuove opportunità («Ma nel rispetto delle relazioni industriali e dei contratti di lavoro», avverte il segretario regionale Uil Sgambati) e non a caso ieri l'ad di Novartis, Pasquale Frega, annuncia la volontà di realizzare un Centro di ricerca per l'Rna in Campania sulla scia del Parco tecnologico già previsto a Torre Annunziata che accrescerà occupati e investimenti. Ma anche le altre multinazionali invitate mostrano di avere progetti e idee per il loro futuro suo territorio: Philip Morris (con l'ad Marco Hannappel) parla di rapporti sempre più stretti con la Federico II per migliorare «una catena che già oggi produce sviluppo»; Ericsson (con l'ad Emanuele Iannetti) ricorda che è nato qui il primo Centro di ricerca e sviluppo del Gruppo in Italia; e Nestlé (con l'ad Mac Travaglia) ribadisce che gli investimenti realizzati sul territorio proseguiranno. Dalle imprese a capitale straniero emerge però soprattutto una richiesta di «visione» al territorio che permetta di guardare alle prospettive dei prossimi 5-10 anni. Una prima risposta arriva dall'assessore regionale alle Attività produttive e al Lavoro Antonio Marchiello: «Stiamo già lavorando al nuovo piano di sviluppo della Campania», annuncia, nel quale le Zes avranno un ruolo chiave, come ribadisce il commissario di governo Giosy Romano. Le novità, anche qui, non mancano come l'utilizzo della piattaforma digitale del sistema delle Camere di commercio per lo sportello umico digitale, passaggio decisivo per la rapidità delle procedure di insediamento da parte delle imprese. Ma c'è anche l'imminente pubblicazione dei primi bandi per le opere infrastrutturali (nelle aree adiacenti all'Interporto di Nola e al porto d Salerno), il cui inizio avverrà entro luglio, con un anno e mezzo di anticipo rispetto ai tempi indicati dal Cipess. Correre però non sempre è possibile quando di mezzo c'è, tanto per cambiare, la burocrazia: sembra assurdo ma nessuno ha previsto un termine entro il quale l'Agenzia delle entrate deve comunicare l'accettazione o meno delle domande di accesso al credito d'imposta per la Zes... 

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