Testamento biologico, in Campania molti Comuni non hanno il registro

Testamento biologico, in Campania molti Comuni non hanno il registro
Martedì 2 Aprile 2019, 15:32
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La Campania non sta facendo molto per mettersi in linea con le Disposizioni anticipate di trattamento (Dat): ad oggi, infatti, mancano in molti Comuni i registri per i cittadini che desiderano lasciare un «testamento biologico» e l'unico modo è quello di rivolgersi ad un notaio. Sostenendone i costi. Sono alcuni degli aspetti venuti alla luce in occasione del secondo incontro promosso dal Polo di biodiritto M&C Militerni (presieduto da Manuela Militerni), appuntamento che - con il coordinamento scientifico di Aldo Cimmino - ha messo allo stesso tavolo esperti come Claudio Buccelli (ordinario di Medicina Legale e delle assicurazioni nella Federico II), Stefano Canestrari (ordinario di Diritto Penale nell'Università di Bologna), Alessandro De Santis (giudice presso la Corte d'Assise di Santa Maria Capua Vetere e autore del libro «Riflessioni etico-giuridiche sulla medicina di fine vita, strumenti di tutela dell'autodeterminazione»), Lucilla Gatt (ordinario di Diritto civile al Suor Orsola Benincasa) e l'assessore Alessandra Clemente.

Buccelli ha sottolineato che la situazione «non è molto evoluta» e che in sostanza alla base delle disposizioni anticipate di trattamento resta un difficile rapporto medico-paziente. «La gente ha fiducia nella medicina e non nei medici - ha detto - Il timore è che ci sia un accanimento, questo è uno dei motivi principali che ha alimentato il dibattito sul testamento biologico, prevedendo chiaramente anche limiti alle richieste che i cittadini possono avanzare con le Dat». Nonostante i ritardi e le difficoltà, sul tema del testamento biologico si è arrivati ormai ad un momento cruciale, si rileva ancora mella nota. Maria Rosaria Cultrera, già consigliere presso la Corte di Cassazione e presidente vicario presso la Corte d'appello di Napoli, ha spiegato che «sul diritto all'autodeterminazione il legislatore ha fatto un grande passo con la legge 219. Sino a qualche tempo fa le Dat avevano valore di orientamento per il medico, mentre adesso si parla di vera e prioria alleanza terapeutica».

In Campania attorno al tema del testamento biologico ruota quello dell'accanimento terapeutico. Per quanto emerso dal convegno di Napoli esiste infatti «la possibilità che in alcuni casi i medici, per paura di ripercussioni medico legali, portino avanti cure inutili ed eccessive. Mentre magari servirebbero solo cure palliative per accompagnare il normale esito di una vita ormai al termine».

Se l'obiettivo del convegno è stato quello di favorire il dibattito e il confronto, non sono mancate anche proposte concrete. Su tutte quella di Lucilla Gatt. L'idea lanciata è quella di creare all'interno degli organi giudiziari i Comitati Etici, vale a dire organismi che prevedono la compresenza allo stesso tavolo di docenti universitari, professionisti e medici che possano affiancare il giudice tutelare che - sottolinea Gatt - «non può restare, come avviene oggi, solo davanti a questioni enormemente complesse. Questioni che richiedono competenze specifiche nei campi più vari».

Una chiave di lettura del problema è nelle considerazioni espresse da Stefano Canestrari. «È imprescindibile - ha detto - quali che siano le scelte del legislatore, fornire ai pazienti tutte le cure palliative praticabili compresa la sedazione profonda continua in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale così da escludere che la richiesta di assistenza al suicidio sia dettata da cause evitabili come quelle dettate da una sofferenza alleviabile».
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