Caravaggio, museo di Capodimonte e Pio Monte della Misericordia lavorano al piano B

Caravaggio, museo di Capodimonte e Pio Monte della Misericordia lavorano al piano B
di Giovanni Chianelli
Venerdì 8 Marzo 2019, 11:30
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«Non sapevo che il sindaco fosse un esperto di arte e di movimentazione delle pale». A parlare è il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, a commento delle parole di Luigi de Magistris che ha parlato di «occasione persa» e di «un insopportabile partito del no» a proposito del divieto di trasferimento delle Sette opere di Misericordia dal Pio Monte al museo di Capodimonte per la mostra evento Caravaggio a Napoli. Lo scontro su Caravaggio, insomma, arriva in politica. Il ministro ha difeso Gino Famiglietti: «C'è un parere tecnico, motivato dal direttore generale. La pala ha delle dimensioni importanti, il problema non è tanto il trasporto di due chilometri in linea d'aria ma è proprio muoverla da dove è posizionata» ha aggiunto. Per poi lanciare la stoccata all'ex pm: «Vorrei che si facesse una mostra in due posti: facciamo venire la mostra dove c'è la pala. Sono sicuro che il sindaco mi aiuterà con delle corse speciali e straordinarie dei mezzi pubblici».
 
Involontariamente Bonisoli ha prefigurato le preoccupazioni dei responsabili dei due musei coinvolti. Ieri Sylvain Bellenger ha fatto visita al Pio Monte per un primo sopralluogo di quello che ha già definito il piano B: coinvolgere l'istituto di via Tribunali nel percorso dell'esposizione. «Galoppiamo» ha detto Alessandro Pasca di Magliano, governatore del Pio Monte. «Ci siamo catapultati nel lavoro perché non c'è un minuto da perdere. Questo incidente ci farà perdere un po' di tempo ma non impedirà la realizzazione di una mostra splendida». Bellenger ha prima lanciato un elegante «on peut», ovvero «si può», colloquiando a radio Crc con de Magistris che aveva coniato il termine «nonsipuotismo», poi si è rifugiato in un silenzio operoso. Pasca allora ha preso parola per entrambi: «Siamo incavolati ancora, però. Avevamo immaginato un progetto stupendo e qualcuno ha pensato di impedircelo. Ma non ci riuscirà». Poi una riflessione di carattere generale: «Non vorrei che questo costituisse un precedente per alimentare un partito dell'immobilismo». Comunque la decisione è presa e il piano B sta già andando in scena. Tra l'altro questa soluzione è stata anche al centro della nota che l'altra sera il Pio Monte ha diffuso, a firma di Pietro Rocco di Torrepadula, in risposta al provvedimento ministeriale: «Si afferma che il governatore agli Affari Legali e al Patrimonio Storico-Artistico del Pio Monte della Misericordia avrebbe manifestato la volontà dell'Ente ad aderire e collaborare ad una diversa articolazione della già progettata mostra, anche con eventuale dislocazione presso la propria sede di una sezione specifica della rassegna. Ma la citazione ed il virgolettato sono maliziosamente incompleti» recita il comunicato. «La disponibilità è stata infatti dichiarata ed espressa dal nostro Istituto soltanto a condizione che la diversa soluzione organizzativa, proposta dal ministero, trovasse il pieno consenso del Museo di Capodimonte e fosse ritenuta da noi pienamente compatibile con il proprio progetto culturale e scientifico». Il corollario è ovvio: «L'omessa menzione, nel provvedimento ministeriale di detta condizione e riserva, comporta il completo stravolgimento dell'intento e della posizione del Pio Monte». Il provvedimento della direzione generale del Mibact, in pratica, risulterebbe un affare da azzeccagarbugli. Anche la motivazione storica addotta sarebbe viziata da una manipolazione della delibera del 1613 dello stesso istituto che vietava l'alienazione del quadro caravaggesco. Ma il Pio Monte ha deciso di rispondere per le rime. «Non è ragionevole che si pretenda di imporre al nostro Istituto una vincolante interpretazione della propria stessa volontà».
 
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