America nel Cda di Leonardo: l'irresistibile ascesa dell'amico di Di Maio

America nel Cda di Leonardo: l'irresistibile ascesa dell'amico di Di Maio
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 24 Aprile 2020, 09:00
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A Pomigliano conoscono praticamente tutti Carmine America, il neo consigliere d'amministrazione di Leonardo. Non certo per la sua esperienza da manager che il ruolo imporrebbe quanto per la carriera fulminante che fa leva su una sola cosa: compagno di classe al liceo Imbriani di Luigi Di Maio, ex capo politico dell'M5s (e attuale ministro) che qui, nella sua cittadina ex feudo del Pci, ha il suo collegio elettorale.

Da tre giorni nel mondo della politica romana per commentare le nomine nelle partecipate di Stato, si usa una sola frase. Eccola: «L'abbuffata del ministro Di Maio». Che infatti piazza una trentina di persone compresa una pattuglia di campani. Da Alessandra Faella in Terna a Pasquale Salzano in Eni. Ma su tutti primeggia il nome di Carmine America, 34enne laureato in giurisprudenza ad Urbino ma, soprattutto, ex compagno di liceo di Di Maio sino alla maturità nel 2004. «Ricordando le sue frequentazioni scolastiche, Di Maio ha fatto nominare Carmine America nel Cda di Leonardo. Una pratica vergognosa e turpe, degna delle peggiori pagine della prima Repubblica. Presenterò una interrogazione nei confronti di Di Maio», tuona ieri pomeriggio il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, puntando, anche e soprattutto, sul conflitto d'interessi del neo consigliere.

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Carmine America e Luigi Di Maio si conoscono bene da anni. Non solo perché compagni di liceo ma anche perché il primo, che è figlio di un funzionario dell'Asl Napoli 3, ha un terreno a Mariglianella che confina con quello del padre di Di Maio. Sì, proprio quel terreno oggetto, alcuni mesi fa, di veleni e polemiche per un abuso edilizio (poi demolito) fatto dal padre del ministro. Poi le strade dei due dopo il liceo si dividono. Di Maio è folgorato dal movimentismo grillino, America diventa addirittura un ultrà renziano. Presente ad ogni manifestazione del Pd a Napoli e in provincia, ci sono foto e foto che raccontano questo passato renziano ma quando sulla sua strada appare Di Maio, tutti gli scatti in salsa democrat spariscono dalla sua pagina Fb. I due si erano persi di vista sino a qualche anno fa quando si incontrano per caso a Pomigliano. Il trentenne di belle speranze invia un curriculum a Di Maio e nel giro di pochi giorni si ritrova catapultato come consigliere al Mise (stipendio da 80mila euro l'anno), allora guidato proprio da Di Maio. Da quel momento i due diventano inseparabili. E ogni dossier delicato, che riguardi l'M5s o vertenze delicate del Mise, passano per le sue mani. E quando Di Maio con il Conte bis passa alla Farnesina, se lo porta dietro con analoga retribuzione per il ruolo di «consigliere speciale per la sicurezza internazionale e la politica di difesa».

È questo l'incarico che proietta America nel cda di Leonardo. Un incarico di prestigio e nevralgico per il futuro politico di Di Maio. Perché la partecipata di Stato, attiva nel settore difesa ed aerospazio, tra Nola e Pomigliano, proprio il collegio elettorale del ministro degli Esteri, possiede due stabilimenti in cui lavorano circa 4mila dipendenti. Senza contare l'indotto. Un bacino elettorale enorme.
 


Ma nella nomina c'è un piccolo conflitto d'interessi: il padre della moglie Teresa (sposata nel 2016) ha un'azienda di microprecisione che ha alcune commesse proprio con la Leonardo. «Per me non cambia nulla, commesse con la Leonardo non ne abbiamo da ieri ma dal 1980», dice Angelo Fornaro, titolare della Ar.Ter. srl e suocero di America che ha fama di imprenditore bravo e con la testa sulla spalle. Anzi qualche anno fa, nel 2014, al futuro genero diede anche un piccolo incarico di tre mesi nell'azienda che dà lavoro ad una settantina di persone.

Ma ora l'ombra di un conflitto d'interessi su cui l'opposizione minaccia interrogazioni parlamentari. «Conflitto d'interessi? Non sta a me dirlo e - continua Fornaro - per me non cambia nulla.
Solo una piccolissima parte del fatturato viene dalle commesse della Leonardo». Ma nel cda c'è comunque suo genero. «Non cambia nulla: sono in azienda dalle 6 del mattino. E - conclude - continuerò a farlo». 

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