Cartelle pazze alle aziende di Napoli: privacy violata, via ai ricorsi

Cartelle pazze alle aziende di Napoli: privacy violata, via ai ricorsi
di Valerio Iuliano
Lunedì 25 Febbraio 2019, 07:30
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Cronaca di un disastro annunciato. Le proteste dei contribuenti e delle associazioni costringono il Comune a rifare i conti sui tanti errori commessi nell'invio dei 600mila avvisi di accertamento sulla Tari 2014-2017. Il numero delle richieste illegittime aumenta giorno dopo giorno, esattamente come il disorientamento dei cittadini. E, nello stesso tempo, emergono in modo sempre più evidente le difficoltà dell'amministrazione comunale a fronteggiare un fenomeno che oggi sembra molto più vasto, rispetto a qualche settimana fa. Dall'inefficienza scaturiscono anche esiti grotteschi.
 
Uno degli episodi più clamorosi viene riferito da Aidacon consumatori. Una Pec a decine di imprenditori per il pagamento della Tari è stata inviata «cumulativamente, senza nascondere nomi e indirizzi delle altre aziende». Il vicesindaco Enrico Panini, replica: «Sono dispiaciuto. Avverto subito l'ufficio». E sulla possibilità di un tavolo di confronto, prosegue: «È cambiato il dirigente. Diamogli alcuni giorni, poi faremo un incontro». La mancata lavorazione di un'istanza presentata dal contribuente o l'errata quantificazione di un nucleo familiare sono alcune delle ragioni segnalate dagli uffici per il caso degli avvisi incongruenti. Motivazioni già citate negli anni scorsi, insieme con tante altre. Ma stavolta il disastro ha un'origine più precisa. L'operazione di recupero sulla Tari - peraltro sempre elevatissima, con percentuali che superano il 50% - è nata quando su Palazzo San Giacomo incombeva lo spettro del fallimento.

I rilievi ripetuti della Corte dei Conti sul magro bottino della riscossione dei tributi locali portarono il Comune a una scelta obbligata: tentare il tutto per tutto, per evitare il crack. L'unica carta a disposizione erano gli accertamenti sulla Tari, ovvero il tributo con il maggiore tasso di evasione. Per il titolare della delega al Bilancio, il vicesindaco Enrico Panini, non c'erano altre strade. Una considerazione perfino ovvia per un uomo pragmatico e scaltro come Panini. Ma dalle prime riunioni con i tecnici emerse una verità altrettanto scontata: la produzione di un così alto numero di accertamenti avrebbe determinato una consistente quota di errori e richieste illegittime. Dalle incongruenze sarebbero scaturite le rivendicazioni e i ricorsi, da parte dei cittadini. Un rischio che forse non valeva la pena correre. Ma la linea dell'amministrazione prevalse. In poche settimane furono prodotti quei 600mila avvisi di pagament. Il pericolo più evidente era quello di trovarsi in un vicolo cieco, senza nemmeno gli strumenti adeguati per rispondere alle istanze della cittadinanza. La realtà odierna è proprio quella che alcuni prefiguravano nei mesi scorsi.

Le richieste illegittime sono tantissime e il Comune dimostra ogni giorno di non riuscire nemmeno a prendere in considerazione tutte le contestazioni. Dall'ultima ricognizione sono venute fuori valutazioni allarmanti sul numero di avvisi incongruenti, con una quota che si aggira intorno al 20% del totale. Se le stime fossero confermate, si arriverebbe dunque a circa 100mila avvisi con errori di vario tipo. Non sono dati ufficiali, naturalmente, anche perché lo stesso vicesindaco, per ora, glissa. Ma la realtà che raccontano alcuni tecnici è proprio questa. Nei Comuni più efficienti sul fronte dei tributi anche agli errori più grossolani si può rimediare facilmente. Ma a Napoli non è così. Il sistema delle prenotazioni online a Corso Lucci ha rivelato tutta la sua inconsistenza. Per ottenere la prenotazione sul web occorrono 2 o 3 mesi. Un lasso di tempo infinito per un cittadino a cui è stato intimato il pagamento entro 60 giorni dal ricevimento della raccomandata, pena la riscossione coattiva. Il tetto massimo di 100 persone al giorno, previsto per gli uffici di Corso Lucci, è esiguo. Ma intanto Panini apre un piccolo spiraglio sul fronte della riscossione coattiva: «Per quanto riguarda i 60 giorni - dice il vicesindaco - abbiamo un lavoro in corso, che stiamo concludendo, con la nostra avvocatura. Vedremo». I cittadini che hanno pagato regolarmente, comunque, non sanno ancora a quale santo votarsi. Anche perché le altre soluzioni suggerite, come l'invio di una Pec, non danno nessun risultato.
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