Csm, il caso Maresca infiamma il Plenum: è duello sulla candidatura

Csm, il caso Maresca infiamma il Plenum: è duello sulla candidatura
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 15 Gennaio 2021, 10:02
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Diventa terreno di confronto, al punto tale da scaldare il plenum del Csm. Il caso Maresca viene evocato nel bel mezzo della discussione per la nomina del procuratore di Lucca del magistrato Domenico Manzione. Cosa c'entri Lucca con Napoli, o meglio, quale rapporto ci sia tra l'ex sottosegretario del governo Renzi (che aspira a guidare i pm toscani) e il magistrato anticamorra napoletano è spiegato nel duello in seno al Plenum, tra due big togati: Giuseppe Cascini e Nino Di Matteo. Siamo nell'assemblea di tutti i consiglieri del Csm, quando viene respinta la nomina di Manzione, rimandata alla quinta commissione per una nuova valutazione. A motivare questa decisione - detto per inciso -, la necessità di un nuovo confronto sulla nomina di un ex esponente del governo Renziano. A questo punto interviene Cascini, toga di origini partenopee, da anni magistrato inquirente nella Procura di Roma, nonché uomo forte di Area (gruppo progressista, nato dalla fusione di Md e Movimenti).

È lui a richiamare l'attenzione sul cosiddetto caso Maresca, subito dopo aver incassato lo stop alla pratica Mansione: «Registro un atteggiamento un po' ondivago su questo tema del rapporto tra magistratura e politica, in quanto mentre si chiede di applicare per il dottor Manzione una disposizione di sfavore che non esiste, la prima commissione ha deciso di non occuparsi, applicando le norme vigenti, del caso di un magistrato attualmente in servizio in una grande città, che da mesi agisce e parla come candidato a sindaco di quella stessa città.

Ma avremo modo di parlarne nei prossimi giorni». Chiaro il ragionamento? Non fa il nome di Maresca, ma il riferimento è esplicito, al punto tale che interviene il consigliere Nino Di Matteo, ex pm antimafia, non irregimentato nelle correnti: «Mi stupisce lo stupore del consigliere Cascini che auspica una coerenza rispetto a due situazioni, in verità, completamente diverse: una cosa è nominare procuratore capo un magistrato che ha, a lungo, esercitato funzioni politiche di governo, dopo il recente rientro in ruolo; diversa è la situazione di un magistrato, della cui possibile futura candidatura si parla in articoli di stampa. Sono due situazioni che afferiscono ambiti assolutamente distinti e separati sulle possibili commistioni tra magistratura e politica: quello della possibilità di un magistrato di accedere ad incarichi politici, diritto costituzionalmente garantito a tutti i cittadini, rispetto al tema del rientro in ruolo di chi ha già ricoperto incarichi politici».

Divergenze a parte, c'è un retroscena che emerge dall'intervento dei due togati del Csm. E riguarda la pratica aperta dalla prima commissione sulla scorta di una nota spedita in questi mesi dal procuratore generale Luigi Riello alla Procura generale della Cassazione (che ha l'iniziativa dell'azione disciplinare), dopo il battage mediatico legato a una possibile (e mai confermata) candidatura di Catello Maresca alle prossime comunali napoletane. In sintesi, la prima commissione avrebbe aperto e archiviato il fascicolo su Maresca, non avendo ravvisato comportamenti inopportuni da parte del magistrato partenopeo. Indicato come possibile candidato civico per la corsa a Palazzo San Giacomo, Maresca non replica alla discussione tenuta ieri in sede di Plenum, a proposito del confronto tra Lucca e Napoli. O meglio: tra l'ex sottosegretario renziano che aspira a fare il procuratore e il sostituto pg indicato tra i papabili per la corsa a Palazzo San Giacomo. 

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