«I candidati, anche gli ultimi arrivati - spiega il Comitato - ci chiedono il voto mentre tacciono sull'iter parlamentare in corso per legalizzare la prostituzione e sostenerne il sistema.
Non vogliono cambiare la società, ma solo giustificare la loro esistenza per conservare, o ottenere, il loro profumato 'status', e mettere in servitù il lavoro, relegato a merce di valore inferiore alle merci stesse, e le donne in moderna schiavitù economica coi loro corpi valutati in capitale privato da affittare ed usare a piacimento con partita Iva e legittimazione di Stato». Le donne annunciano quindi la propria volontà a non andare al voto, ed avvertono i propri mariti, la maggior parte dei quali cassaintegrati del reparto logistico Fca di Nola: «Se andranno a votare - hanno concluso - non tornassero poi a casa».