Appare sempre più isolata, eppure Alessandra Clemente non ha alcuna voglia di lasciare la corsa elettorale. Anzi. Rilancia e attacca gli avversari definendo il trasformismo dilagante uno «spettacolo indecente». D'altronde è lei la principale vittima dei cambi di casacca. Quasi tutti gli ex alleati di de Magistris hanno deciso, chi prima e chi dopo, di non sposare il progetto dell'erede designata dal sindaco. Una fuga generale partita sin dall'annuncio della candidatura di Clemente ad ottobre e diventata pian piano sempre più inarrestabile. Tanto che lo stesso ex pm, alcune settimane fa, ha di fatto liberato da ogni vincolo di fedeltà gli assessori uscenti. Da lì in poi è diventato sempre più nutrito il gruppo di chi ha appeso al chiodo la bandana arancione alla ricerca di lidi più sicuri per essere rieletti. «Non accusa nessun colpo, anche i più duri. Anzi, è sempre più carica», dice uno dei pochi fedelissimi rimasti all'ex assessore che intanto prova a rimettere insieme i cocci e riorganizzare ciò che resta della coalizione.
Dovrebbero essere tre le liste sulla scheda elettorale: Clemente sindaco, Potere al popolo e Napoli 2030. Nelle ultime settimane si proverà a chiudere anche una quarta lista, Fare Napoli, ma la fattibilità dell'operazione è tutta da verificare. La formazione principale sarà quella che porta il nome del candidato sindaco. Qui ci sarà ciò che resta di Dema. Della squadra di Governo l'unico che si candiderà sicuramente è Luigi Felaco. Ancora in forse, invece, Mariarosaria Galiero, tentata dalle sirene di Napoli solidale e di Bassolino. Tre i consiglieri uscenti: Claudio Cecere, Francesco Vernetti e Luigi Zimbaldi. Da verificare la posizione di Laura Bismuto. Il capogruppo Salvatore Pace, invece, dovrebbe puntare alla presidenza della quinta Municipalità. Nella lista Clemente sindaco ci sarà anche Elena Coccia, espressione di Rifondazione comunista, così come gli esponenti del Partito comunista italiano e del Partito del sud.