Elezioni comunali a Napoli, da De Luca altolà a Fico ma il Pd tira dritto: il patto regge

Elezioni comunali a Napoli, da De Luca altolà a Fico ma il Pd tira dritto: il patto regge
di Luigi Roano
Giovedì 18 Febbraio 2021, 00:45 - Ultimo agg. 07:15
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Sherpa al lavoro, animi distesi e nessun vertice all’orizzonte perché come dice Zingaretti «i territori sono autonomi» e in ogni caso oggi il segretario ha altro a cui pensare. Ma il fuoco cova sotto la cenere sia alla Regione che nella sede del Pd metropolitano. Dispensare buoni pensieri, parole che non abbiano il suono della guerra, nella sostanza parlare di pace è sempre un fatto lodevole. Però la realtà ha anche altre facce. E quella del governatore Vincenzo De Luca racconta che è disposto ad accettare una coalizione larga con il M5S dentro, ma non un candidato grillino, fosse anche Roberto Fico. Per De Luca il problema non è il nome, è che per lui deve essere uno del Pd a indossare la fascia tricolore in caso di vittoria del centrosinistra. Una questione di principio, non solo di simpatie politiche. Come ricorderanno i lettori, esattamente cinque giorni fa fu pubblicata da Il Mattino l’idea del governatore di fare un accordo più largo e profondo di quanto non lo sia adesso con i moderati, con la regia di Raimondo Pasquino, per mettere in campo un candidato per il Comune. Accordo con dentro sostanzialmente tutte le liste che hanno supportato De Luca alle regionali. L’idea resta, la possibilità che si concretizzi in questo modo un po’ meno perché non è tra le opzioni una scissione del Pd a livello locale. Soprattutto dopo che a Roma, in Parlamento Pd, Leu e M5S si sono federati in un gruppo unico. La spinta di De Luca però è servita per far galoppare il no al candidato grillino, in questo caso Roberto Fico, il presidente della Camera, non uno qualsiasi. Il quale, per inciso, difficilmente si libererebbe dalla carica che riveste per tornare a Napoli dove brama per fare il sindaco. L’unica eventualità è quella di elezioni politiche anticipate. Scenari che non bisogna mai sottovalutare anche quando sembrano lontanissimi.

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De Luca si sta muovendo per cercare un candidato, fosse anche di bandiera, cioè da mettere sul tavolo della coalizione per trattare ad armi pari con le altre forze della coalizione. Sta lavorando in questa direzione, tuttavia, l’incubo della data del voto - vale sempre la pena ricordarlo perché non è un tormentone ma un dato reale - è un’ombra che finisce per essere determinante su ogni mossa anche solo immaginata. L’esordio del premier Mario Draghi al Senato, che lascia capire come le scuole debbano essere aperte, ma per accogliere gli studenti e far recuperare le ore di lezione perse e non le urne elettorali, ha un suo perché. Come ce l’ha la lotta al Covid e il ritardo sulle vaccinazioni. Nella sostanza gli scenari e le mosse cambiano in funzione della data. Un conto è se si va alle urne a giugno, altra cosa è a ottobre. In questi giorni si sta avendo solo un assaggio di campagna elettorale nel centrosinistra con soli due candidati già certi, Antonio Bassolino e Alessandra Clemente. La realtà è che di qui a qualche settimana potrebbero essere molti di più: manca per esempio quello della coalizione Pd-Leu e M5S.

Il Pd dunque non si strappa i capelli per le mosse di De Luca che vengono lette pure in ottica nazionale come un modo per alzare la posta sul tavolo del costruendo governo, stiamo parlando delle poltrone di sottosegretario. De Luca - naturalmente - è ritenuto dai dem parte fondamentale della coalizione assieme al M5S e a Leu. La strada è quella e le scaramucce sui candidati fanno parte dei giochi. Lo spiega bene Francesco Dinacci, coordinatore di Articolo 1: «La nascita dell’intergruppo parlamentare al Senato tra Leu, Pd e M5S - racconta - rappresenta un fatto politico molto rilevante che richiede, a partire dai territori, un sincero ed appassionato investimento per produrre nuova iniziativa». 

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Un vero appello al Pd e al M5S che sono sembrati ingessati dopo la discesa in campo di Bassolino. «Napoli - racconta ancora Dinacci - sarà presto chiamata al voto amministrativo, e occorre da subito muoversi per costruire quel laboratorio politico innovativo tra centrosinistra, forze progressiste, M5S e civismo che può rappresentare seriamente l’occasione per cambiare pagina».

Per Dinacci «nei prossimi giorni sarà necessario fare nuovi passi in avanti, insieme al Pd e al M5S. Innanzitutto, definire con il contributo delle migliori energie cittadine il nuovo progetto per il prossimo decennio a Napoli: quali obiettivi, quali scelte prioritarie, quali investimenti, dentro la strategia e le nuove risorse del Recovery Fund». Dinacci conclude così: «Il programma sarà la vera discriminante tra passato e futuro se vogliamo scegliere una nuova sfida di cambiamenti radicali». La critica al decennio di de Magistris non è nemmeno tanto velata.  

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