Comunali a Napoli, Maresca e il "taglio" delle liste: «È una sentenza politica, così muore la democrazia»

Comunali a Napoli, Maresca e il "taglio" delle liste: «È una sentenza politica, così muore la democrazia»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 14 Settembre 2021, 07:19 - Ultimo agg. 15 Settembre, 07:08
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Non esita a bollare come «politica» la sentenza del Tar, lui che - fino a qualche mese fa - indossava la toga e rappresentava la pubblica accusa dinanzi ai giudici. Non ci sta Catello Maresca, di fronte al rigetto da parte del Tar del ricorso contro l'esclusione delle sue liste dalla corsa alle Comunali. Ha tra le mani il verdetto dei giudici amministrativi (seconda sezione, presidente Corciuolo, a latere Lariccia), indica i punti su cui, a suo giudizio, «non ci sono dubbi», anzi, «è possibile fare appello, è possibile battersi fino alla fine, pur di ribaltare questa ingiustizia».

Eccolo Catello Maresca, in quello che probabilmente è il giorno più lungo della sua stagione elettorale, nella partita che si sta giocando in vista dell'appuntamento con le urne dei primi di ottobre.

Evita il giuridichese e si dice convinto della possibilità di ribaltare il verdetto che vede, al momento fuori dai giochi, i punti forti della squadra messa in campo nella corsa a Palazzo San Giacomo.

Maresca, il provvedimento è chiaro: dice che due suoi collaboratori hanno presentato in ritardo i plichi al suo delegato, quello che all'interno dell'ufficio di parco Quadrifoglio avrebbe avuto il dovere di formalizzare il deposito delle liste. Non trova?
«Follia pura. Ho letto e le dico che proprio le loro motivazioni sono un assist perfetto, perché ci spalancano la porta del ricorso, riconoscendo in modo esplicito buona parte delle nostre ragioni».

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In che senso?
«Ammettono che i due collaboratori erano presenti due minuti prima della chiusura dell'ufficio: lo scrivono loro, dicono due minuti prima di mezzogiorno, indicando un termine sul quale abbiamo gioco facile a replicare».

Scusi, ma sulla base di cosa? Se il Tar ha stabilito che l'unico delegato alla presentazione delle liste era sprovvisto di tutta la documentazione essenziale per poter concorrere alle urne?
«Come poteva disporre di tutta la documentazione se gli è stato reso impossibile il contatto con i due collaboratori che avevano tutti i documenti legati alle liste?».

Perché non c'è stato contatto e travaso di documenti?
«Lo dicono loro. Legga pure il provvedimento. Lo traduco in parole chiare: c'era caos, assembramenti, come per altro rappresentato da tutti i filmati a disposizione. La ressa non l'abbiamo creata noi, l'abbiamo subita. Come è possibile attribuire a noi il disagio e la confusione che regnava in quei minuti, davanti a quella porta delimitata da un banchetto di scuola».

Il provvedimento fa leva sulla mancanza di documentazione e sui ritardi. Non era possibile organizzarsi con qualche minuto di anticipo?
«Avevamo 22 liste da consegnare: venti per le municipalità e due per il Comune, solo per fare riferimento alle liste riconducibili a me. La cosa che conta, sotto il profilo formale e sostanziale, che noi c'eravamo e avevamo tutti i documenti, ci è stato reso impossibile esercitare il nostro diritto. Basta leggere uno dei punti su cui lo stesso Tar conferma che c'era una condizione di caos, che - non capisco per quale motivo -, viene attribuito a noi».

Scusi se insisto, ma in quale punto del provvedimento depositato ieri viene attribuito a Catello Maresca o al suo staff?
«Leggiamo assieme, conviene leggere assieme il punto più debole del provvedimento: Ad ogni modo, non è ragionevolmente ravvisabile alcuna cattiva organizzazione dell'ente, a fronte dell'oggettiva difficoltà a gestire, senza pericoli per salite pubblica in virtù della permanente emergenza da Covid 19, uno scomposto assembramento di persone che si era venuto a creare all'ingresso della palazzina comunale qualche minuto prima delle 12. Lo capisce? Come se il covid fosse un problema generato da me o dipendesse dal mio staff!».

Resta la questione della consegna al fotofinish, non trova?
«Continuiamo la lettura. Scrivono i giudici: Era assolutamente prevedibile che intorno alle 12, si sarebbe creato un maggiore affollamento presso la sede comunale, con la conseguenza che gli stessi collaboratori avrebbero dovuto accedere diligentemente insieme al delegato di lista, piuttosto che ridursi a presentarsi all'ingresso solo due minuti prima di mezzogiorno, con inevitabile esposizione a possibili sforamenti di orario. Alla fine, lo scrivono: dovevamo prevedere che un ufficio pubblico non era in grado di fronteggiare una situazione di caos, per altro prevedibile, e ora ne paghiamo le conseguenze».

Di fatto però le liste sono fuori. Come hanno preso questa decisione i suoi candidati?
«Sto sentendo tutti i candidati, sono fiducioso nella giustizia, siamo sempre più convinti e motivati ad andare avanti».

Ma al di là dei due minuti prima, resta il buco della documentazione. Mancano delle attestazioni, dei certificati che ufficializzano i nomi, finanche elementi necessari a riconoscere il quadro degli aspiranti consiglieri.
«La documentazione c'era. Era nei plichi portati da due collaboratori la cui presenza viene riconosciuta dallo stesso Tar. Se non c'è stato travaso di documenti verso il mio delegato è dipeso da una situazione di caos che non abbiamo creato, ma che abbiamo subìto».
 

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