Comunali a Napoli. Del Giudice, l'ex di DeMa: «La città è isolata, ora serve un nuovo progetto politico»

Comunali a Napoli. Del Giudice, l'ex di DeMa: «La città è isolata, ora serve un nuovo progetto politico»
di Luigi Roano
Sabato 14 Agosto 2021, 08:57 - Ultimo agg. 18:18
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Raffaele Del Giudice ex assessore all'Ambiente a 8 giorni dalle dimissioni rompe il silenzio, si candida con il centrosinistra a sostegno di Manfredi, è in pausa di riflessione ma probabilmente la scelta cadrà sulla deluchiana lista «Napoli libera», più sfumato l'approdo nella sinistra.

Allora perchè dopo 10 anni nel pianeta de Magistris ha lasciato in anticipo la giunta, solo per la candidatura?
«Innanzitutto è stata una esperienza importante e faticosa e al netto del Covid sarebbe terminata a giugno, sono stato dentro un altro mese e mezzo per senso di responsabilità per accompagnare questa ultima fase di gestione dell'emergenza della pandemia».

Lei - come tanti altri suoi ex colleghi - è criticato: c'è chi dice che state saltando sul carro del vincitore...
«Il mio ruolo, sia da vicesindaco che da assessore, l'ho sempre interpretato in una cornice di grande intesa istituzionale.

Mi sono prefissato e praticato la collaborazione massima con tutti gli enti: Governo, Regione, Comune e tutta la filiera. C'è ora la necessità di tracciare un perimetro in un progetto di campo largo. Per me lo spartiacque è la manifestazione che facemmo a Roma contro il debito ingiusto, ebbi modo di parlare con il cuore al popolo del campo largo a Roma, eravamo in tanti di provenienze molto disparate».

Però non ha risposto su Manfredi
«La candidatura del professor Manfredi rappresenta una naturale prosecuzione di quel campo largo come sta avvenendo in tutta Italia. L'azione progressista moderata sta attraversando il Pd con Enrico Letta, i 5s, la sinistra a Milano, Napoli, Roma e tante altre città. Era venuto il momento di incanalare il mio impegno in una direzione di campo largo dentro una filiera istituzionale. Un impegno diverso che mi viene richiesto da tanti. Mi ha portato delle critiche, ne sono consapevole, ma io ho lavorato, per esempio, di concerto con la Regione su tanti temi da Bagnoli, ai rifiuti passando per la pulizia delle vasche di Pianura e a Napoli sono arrivati tanti finanziamenti».

Un suo ex collega, Nino Daniele, sulla migrazione verso Manfredi e il centrosinistra ha detto che è colpa di de Magistris che non saputo dare a voi un progetto politico: è d'accordo?
«Posso dire che la giunta ha lavorato molto sul fronte dell'operatività e forse questa stanchezza ci ha fatto dimenticare il progetto politico. Per me quella giornata romana era il modello da seguire».

La sua candidatura dunque è figlia di un nuovo progetto politico.
«Non ho ancora deciso in quale lista mi candido sto riflettendo a breve scioglierò le riserve. La candidatura del professor Manfredi apre un perimetro politico e istituzionale che mi impone un impegno elettorale».

Il punto di differenza con de Magistris quindi è l'isolamento di Napoli a livello politico e istituzionale?
«Sì. Il nuovo panorama politico, con le nuove dinamiche che stanno attraversando Movimenti e partiti, le città hanno la necessità della filiera istituzionale e politica. Proviamo a immaginare come si devono impostare i progetti del Pnrr: hanno un fondamento imprescindibile che è la collaborazione istituzionale».

De Magistris la licenziò da vicesindaco all'improvviso nominando Enrico Panini. La sorpresa all'epoca furono le sue mancate dimissioni, perchè quella scelta?
«L'allenatore di una squadra può cambiare modulo purchè poi arrivino risultati: certe volte avviene certa altre no. A me piace una canzone di Ligabue, una vita da mediano bisogna stare li sempre sul pezzo a coprire il ruolo e ci vuole forza e umiltà a fare una vita da mediano».

La sostanza di questa nostra chiacchierata è che lei - se eletto - porterà un contributo di esperienza notevole. Che consiglio si sente di dare al riguardo?
«Non serve dare consigli, ma dare esempi. Io posso dire che bisogna dialogare con il Governo e pretendere per la terza città d'Italia più attenzione. E metterei al primo posto il lavoro. C'è un disegno di deindustrializzazione che parte da Napoli, che è di natura politica non di mercato. Per questo ribadisco che la grande forze di una città - a iniziare dalla nostra - è la filiera istituzionale. Con questo metodo Milano ha avuto l'Expò».

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