Il Comune di Napoli fa dietrofront: «Villa Ebe non si vende», due anni fa la stessa promessa dalla giunta

Il Comune di Napoli fa dietrofront: «Villa Ebe non si vende», due anni fa la stessa promessa dalla giunta
di Paolo Barbuto
Venerdì 15 Maggio 2020, 09:00
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È imbarazzante scoprire quanto siano fragili le certezze di chi amministra la città: impegni mancati, promesse non mantenute, annunci di eventi che non si verificano. In questo caso parliamo di villa Ebe per la quale due anni fa, su mozione dei consiglieri Coppeto e Coccia, sindaco e assessori si impegnarono solennemente: verrà cancellata dall'elenco dei beni comunali in vendita. Ieri, siccome Il Mattino ha scritto qualche giorno fa che la villa era ancora in vendita, è stata convocata una commissione consiliare nella quale tre assessori si sono impegnati, a nome della Giunta, a far cancellare la storica villa dall'elenco dei beni comunali da alienare. E nessuno dei tre amministratori, sostiene chi ha partecipato all'incontro, ha provato imbarazzo rispetto alla reiterazione di una promessa già fatta due anni prima e non mantenuta.

Ieri l'assessore al Patrimonio ha annunciato di aver già scritto agli uffici dell'assessorato al patrimonio di eliminare villa Ebe dall'elenco della vendita che l'assessore al Patrimonio dovrà sottoporre alla Giunta. D'accordo, sembra uno scioglilingua ma le cose sono andate esattamente così. Se volete leggerle nella maniera formale dei documenti ufficiali eccovi la versione di palazzo San Giacomo. Nel corso della commissione Cultura e Urbanistica due degli assessori presenti, Piscopo e Clemente, hanno annunciato di aver fatto partire una nota «con la quale si chiede all'ufficio competente di estromettere Villa Ebe dal nuovo piano in corso di redazione in vista del bilancio di previsione 2020», sono i segreti del burocratese che sa spiegare cose semplici con parole difficili così tutto assume maggiore importanza.

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Ah, a proposito, lo stesso assessore al Patrimonio l'anno scorso (l'8 aprile del 2019) ha chiarito alla stessa commissione con la quale s'è confrontata ieri che «ogni anno la Giunta rimodula e aggiorna il piano delle valorizzazioni e delle alienazioni immobiliari da sottoporre al Consiglio, in modo da fornire informazioni sull'attuazione di quanto precedentemente indicato». Solo che l'anno scorso c'era un po' di distrazione e nessuno s'è ricordato che la povera Villa Ebe era incastrata in quei documenti.

Sapete perché tra palazzo San Giacomo e via Verdi è tornata di moda la questione della villa d'inizio 900 disegnata da Lamont Young e andata in malora non appena è stata acquistata dal Comune di Napoli? Perché gli ingegneri che hanno vinto il bando per la ristrutturazione, i fratelli Brancaccio (che, tra l'altro, hanno progettato il restauro del Colosseo e che adesso sono impegnati per il restyling del teatro San Carlo), dopo aver atteso lungamente i comodi del Comune hanno chiesto ufficialmente quando potevano iniziare a lavorare e, nel bel mezzo della pandemia, a inizio aprile, si sono visti arrivare una risposta ufficiale dal Comune: «L'appalto che vi siete aggiudicati è cancellato. Non ci eravamo accorti che villa Ebe era in vendita, scusate».

Un mese dopo, invece, villa Ebe non è più in vendita.

Imbarazzante.

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