Comune di Napoli a rischio dissesto, la città si divide: «Il governo ci aiuti»

Comune di Napoli a rischio dissesto, la città si divide: «Il governo ci aiuti»
di Valerio Esca
Sabato 4 Luglio 2020, 11:30 - Ultimo agg. 13:52
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Dissesto sì, dissesto no. C'è chi invoca la mano del governo sulla scorta del salva-Roma, chi considera una iattura arrivare al default dell'ente, chi invece pensa che sia l'unica strada percorribile «per evitare un anno di agonia». La situazione debitoria è pesantissima. La zavorra dei 2,7 miliardi di euro di buco in bilancio mettono a nudo le difficoltà economico-finanziarie del Comune. Imprenditori, mondo dello sport, della società civile napoletana non nascondono le preoccupazioni per un fallimento del Comune che rischierebbe di diventare uno tsunami ben più grave per la città.

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«Il dissesto sarebbe una cosa terribile per Napoli, anche perché parliamo di un carico debitorio antico, che risale a venti anni fa» sottolinea lo scrittore Maurizio De Giovanni. «In Italia sono state fatte leggi in aiuto di alcuni Comuni, come quello di Roma salvato con una legge speciale. Non capisco perché Napoli, area metropolitana tra le più densamente popolate d'Europa, con oltre tre milioni di cittadini, non possa ricevere l'identico trattamento. Stanno arrivando i fondi europei - prosegue lo scrittore - e spero che il Governo possa decidere di destinarne una parte ai comuni in difficoltà. Napoli non può permettersi un fallimento». Il re delle cravatte, l'imprenditore Maurizio Marinella, è attendista: «Io prima di dichiarare il default aspetterei. Stiamo ancora cercando di recuperare dopo il lockdown. È un momento complicato e non so un default che peso potrebbe avere sulla città, dove già i servizi sono ridotto all'osso. Mettere altra carne a cuocere in questo momento creerebbe solo difficoltà. La città avrebbe bisogno di più arredo urbano e di legalità, se ne sente davvero il bisogno. Basti vedere Posillipo in che condizioni disastrose si trova». Anche Franco Porzio crede che per Napoli il fallimento del Comune «potrebbe rivelarsi una catastrofe». «Napoli potrebbe essere aiutata come è successo con Roma. Lo Stato deve dare una mano al Comune per rimetterlo in carreggiata. Napoli - aggiunge l'ex pallanuotista e presidente di Acquachiara - non può permettersi il default. Certo ci sono delle difficoltà oggettive, che la città vive, ma questo fa sempre parte di un discorso economico. Senza soldi non puoi erogare servizi. Penso ai milioni di turisti che Napoli accoglieva prima del lockdown e che speriamo torneranno presto in città. Bisogna saperli accogliere con servizi di qualità». Mirella Barracco, presidente della Fondazione Napoli Novantanove, è invece convinta che l'unica strada possibile sia dichiarare il dissesto finanziario: «Sarebbe corretto anche per non lasciare al futuro sindaco un peso enorme con un debito così imponente. Ma non solo al futuro sindaco, penso al futuro della città. Vorrebbe dire avere negli anni a venire un blocco amministrativo. Non mi sembra onestamente che se si arrivasse al fallimento del Comune la città perderebbe più di tanto».
 


Vito Grassi, presidente degli industriali campani, osserva: «Da imprenditore farei di tutto per evitare il dissesto di una mia azienda. Prima di aprire una procedura di amministrazione controllata ci penserei bene. Credo che bisogna avere una vision istituzionale comune, al di là dei colori e delle bandiere politiche». Costanzo Jannotti Pecci, ceo del Gruppo Palazzo Caracciolo spa e tra i soci dell'hotel 5 stelle The Britannique Naples, rimarca: «Se c'è un problema di debiti in un'azienda, tali da far ipotizzare la dichiarazione di default, occorre avere un piano di salvataggio. Se il sindaco ammette di essere contrario al dissesto dovrebbe dire con chiarezza cosa intende fare sotto l'aspetto economico-finanziario. Immaginare di aspettare interventi di carattere nazionale, in un momento come questo, mi pare abbastanza rischioso. Il niet al dissesto va motivato». Alessandro di Ruocco, presidente dei Giovani industriali, è categorico: «Credo che i tempi per dichiarare default, vista la massa debitoria del Comune, siano maturi. Siamo ad un punto di non ritorno. Portarsi per i prossimi 30 anni questo debito sul groppone non farebbe bene a nessuno. Siamo nel momento più basso e quindi bisogna ripartire». Infine il presidente dell'ordine dei Commercialisti Vincenzo Moretta: «Non conosco bene i numeri, ma se da come leggo parliamo di miliardi di euro di debitoria credo che si potrebbe ipotizzare la strada del dissesto.
Così almeno si potrebbe risolvere il problema. Napoli non sarà Roma - incalza Moretta - ma è la capitale del Mezzogiorno. Il sindaco dovrebbe andare dal premier e invocare un salva-Napoli».

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