Comune di Napoli, manca un miliardo: bilancio tutto da rifare

Comune di Napoli, manca un miliardo: bilancio tutto da rifare
di Valerio Esca
Mercoledì 29 Gennaio 2020, 07:30 - Ultimo agg. 14:38
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È illegittimo utilizzare le anticipazioni di liquidità dello Stato da parte degli enti locali per alterare i risultati di bilancio e per coprire nuove spese. La sentenza di ieri mattina della Corte Costituzionale è una mazzata senza precedenti per il Comune di Napoli, che rivede comparire all'orizzonte lo spauracchio del default. Il dispositivo interviene per dirimere l'ennesima vertenza tra Palazzo San Giacomo e la Corte dei Conti, Sezione di controllo regionale della Campania. Questa sentenza (relatore Aldo Carosi) rischia di far schizzare alle stelle il disavanzo del Comune, che passerebbe così da 1,7 miliardi a 2,7 miliardi. La differenza, tra quanto sostiene il Municipio e quanto invece la magistratura contabile, nasce da una diversa interpretazione della legge del 2015 sugli enti locali in predissesto.

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La questione era stata rimessa in via incidentale dalle Sezioni riunite dopo un ricorso del Comune, dell'aprile scorso, contro una delibera della sezione regionale di controllo della Campania che aveva accertato il difetto di copertura di alcune partite finanziarie, che portarono al blocco della spesa per l'Ente. Nello specifico venne messa in discussione la «veridicità» del bilancio di previsione 2018-2020 e del rendiconto 2017 (approvato a maggio 2018). Il giudice rimettente, dopo aver sospeso gli effetti della delibera, aveva tuttavia sollevato le questioni di costituzionalità accolte dalla Consulta relativamente alle norme che consentivano l'utilizzazione costituzionalmente vietata delle anticipazioni di liquidità. Per Palazzo San Giacomo la legge sul predissesto lo consentirebbe, per la magistratura contabile no. Ad ogni modo, a ballare c'è un miliardo di euro, non certo bruscolini, che appesantirebbe in maniera fatale il bilancio dell'ente. Adesso sarà nuovamente la Corte dei Conti della Campania a potersi esprimere, alla luce della decisione della Consulta, che ha respinto le argomentazioni del Municipio.
 
 

Il dispositivo chiarisce inoltre quali siano gli effetti della sentenza rispetto alla gestione contabile degli enti locali, che hanno applicato le norme in maniera illegittima ai propri disavanzi. Ogni ente locale, tra cui il Comune di Napoli, dovrà adesso rideterminare correttamente i propri disavanzi e provvedere agli accantonamenti secondo le disposizioni di legge, al tempo di ciascuno dei pregressi esercizi. La controversia dunque è causata dalla legge del 2015, la prima per gli enti che hanno aderito all'istituto del predissesto (Napoli aderì nel 2013). Il Comune, in base alla sua interpretazione della legge, ha utilizzato il Fal (acronimo che sta per Fondo anticipazione liquidità), erogato dallo Stato, per coprire l'Fcde (Fondo crediti di dubbia esigibilità»), ovvero il capitolo di bilancio dove si annidano i cosiddetti «residui». Vale a dire tutti quei crediti che il Comune non riesce ad incassare da decenni.

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«Ora intervenga il parlamento - tuona il vicesindaco con delega al bilancio Enrico Panini - C'è un vuoto normativo che il legislatore deve riempire quanto prima». «La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 4, ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell'art. 2, comma 6, del Decreto Legge 19 giugno 2015. Tale sentenza - sottolinea Panini - sancisce il divieto di utilizzare le anticipazioni di liquidità in conto Fondo crediti dubbia esigibilità. Le anticipazioni di liquidità sono prestiti fatti ai Comuni nell'anno 2013 per pagare debiti pregressi di fornitura ai creditori dell'Ente. Il Comune di Napoli, come tanti altri, in ossequio all'articolo dichiarato ora incostituzionale, ha ritenuto che le anticipazioni di liquidità dovessero essere considerate in conto Fondo crediti di dubbia esigibilità, mentre la Corte costituzionale ritiene che tale anticipazione sia aggiuntiva rispetto al Fondo e, pertanto, dovesse essere inserita nel risultato di amministrazione». Per il vicesindaco «tale pronuncia ha il duplice effetto di richiamare, da un lato, il legislatore statale sulla necessità di rispettare il dettato costituzionale dell'art.119 in merito alla necessità di trasferire risorse al fine di consentire l'erogazione di servizi e prestazioni costituzionalmente necessarie, dall'altro essa coinvolge centinaia di amministrazioni comunali che, nel corso del tempo, hanno utilizzato tale norma, oggi dichiarata incostituzionale. Il Comune, pur adeguandosi a tale pronuncia evidenzia Panini - secondo tempi e modalità che dovranno essere definiti, ritiene indifferibile un immediato intervento legislativo al fine di colmare le disuguaglianze scaturite da una sentenza che non ha tenuto conto della peculiarità della anticipazione di liquidità e della armonizzazione contabile». Resta però un tema politico. Quando si è insediata la giunta de Magistris nel 2011 si è sempre puntato il dito, con giuste ragioni, contro la vecchia gestione, rispetto ai conti disastrati ereditati. Quando terminerà questa esperienza, nel 2021, si lascerà al futuro sindaco un disavanzo di due miliardi e mezzo di euro.
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