Comune di Napoli, l'allarme dei revisori dei conti: il debito è 5 miliardi di euro

Comune di Napoli, l'allarme dei revisori dei conti: il debito è 5 miliardi di euro
di Valerio Esca
Martedì 16 Novembre 2021, 12:00 - Ultimo agg. 15:03
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Il debito del Comune di Napoli ammonta a quasi 5 miliardi. Lo scrivono i Revisori dei conti di Palazzo San Giacomo - Costantino Sessa (presidente), Domenico Carozza e Antonio Daniele nel parere allegato al consolidato 2020, che andrà oggi in Consiglio comunale. Nel dettaglio il debito monster ammonta a 4.899.650.012 euro con un incremento rispetto all'anno precedente di 250 milioni. Nel 2019 infatti il debito ammontava a 4.650.933.455 euro. Il 65 per cento del debito è relativo ai finanziamenti: 3,2 miliardi di euro calcolati al 2020, con un peggioramento rispetto all'anno precedente, quando ammontava a 2,7 miliardi. Tra questi debiti ci sono i prestiti obbligazionari verso altre amministrazioni pubbliche, verso banche e tesorerie. Poi ci sono i debiti verso i fornitori che ammontano a 812 milioni (l'anno prima erano pari a 679 milioni). Lo stato patrimoniale attivo dell'Ente, vale a dire beni demaniali, terreni, fabbricati infrastrutture, ammonta a 9 miliardi. 

Tutti numeri che fotografano la situazione deficitaria di Palazzo San Giacomo, come si evince inoltre dalla relazione semestrale degli stessi Revisori dei Conti sul piano di riequilibrio, dove scrivono: «Napoli non è in linea con quanto previsto nel piano». Altro tallone d'Achille le alienazioni immobiliari, pari a zero. Nel 2019 su 50 milioni previsti di immobili da vendere l'Ente ha incassato soltanto circa 5 milioni. C'è poi il capitolo dei residui attivi, crediti che il Comune vanta nei confronti di cittadini, che continua a crescere di anno in anno: alla fine dello scorso anno era di 3 miliardi. I residui passivi ammontano invece a 781 mila euro. Nel consolidato c'è una parte relativa alle partecipate di Palazzo San Giacomo. «Il Collegio si legge nel documento - rileva che risultano pervenute solo da Elpis Srl in liquidazione, Terme di Agnano Spa in liquidazione e Napoli holding Srl le obbligatorie informative, asseverate dai rispettivi organi di revisione, relative ai rapporti di credito-debito verso il Comune, necessarie per garantire l'attendibilità dei dati certificati».

Per Napoli Servizi addirittura non risulta pervenuto alcun riscontro. Questo desta ai Revisori «preoccupazione visto il persistente atteggiamento da parte della maggioranza degli organismi partecipati nel disattendere le direttive impartite dall'Ente». I ritardi registrati dalle partecipate, nella produzione e nell'invio degli atti provocano la mancata produzione dei prospetti contabili e dei rapporti debitori-creditori con l'Ente, oltre a dilatare inevitabilmente i tempi di costruzione del bilancio consolidato e rallentano, oltre a impedire l'avvio delle azioni volte a ridurre i disallineamenti contabili tra le parti. I revisori invitano poi il Comune a valutare se ci siano gli estremi per la rimozione degli organi di governo delle partecipate. 

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La capacità di riscossione rispetto è meno dell'uno per cento: un solo napoletano su 3 paga le tasse. Come si evince dall'ultimo rendiconto della gestione finanziaria del Comune, alla voce recupero dell'evasione (Imu, Tari, Cosap e altri tributi) gli accertamenti ammontano a 72 milioni di euro, a fronte di 697 mila euro di riscossioni. Questo significa che l'Ente incassa appena lo 0,9% di tributi evasi. Il basso grado di efficienza dell'attività di contrasto all'evasione tributaria rimane un problema fondamentale per l'ente. Critiche piovono dall'opposizione. Giuliano Annigliato, presidente di Essere Napoli tuona: «Manfredi sapeva quale fosse il deficit del Comune. Non ci sono i soldi neanche per i servizi minimi come i trasporti. Mentre avanza il Covid vediamo bus stracolmi di persone. Il sindaco si assuma le sue responsabilità».

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