Le dimissioni dell'ormai ex assessora alla Cultura Eleonora de Majo hanno provocato un terremoto politico le cui conseguenze per il sindaco Luigi de Magistris non sono da sottovalutare. L'ex pm già non ha una maggioranza se si sfila il rappresentante dell'unico alleato vero che ha, Insurgencia nel gruppo demA, la situazione diventa pesante. Non è un caso che il Pd e la sua segreteria stiano valutando la sfiducia. Perché in discussione - ragionano nella segreteria retta da Marco Sarracino - non c'è solo de Magistris, ma Napoli che non è in grado di reggere fino a ottobre una simile paralisi. Ieri dalla segreteria è emerso una specie di cinguettio molto significativo, il ragionamento che sta facendo la segreteria del Pd è: «Visto che ormai il sindaco è fisso in Calabria, meglio un commissario che si occupi della città 24 ore al giorno che un sindaco in Dad». Insomma i dem ci stanno lavorando alla sfiducia e stanno studiando il regolamento e rinnovando anche lo studio dei numeri in Consiglio, rispetto a dicembre quando passò il bilancio per un voto di una stampella, Anna Ulleto, e le assenze di quelli di Fi, questa volta il clima è diverso.
In termini di regolamento per portare la sfiducia all'attenzione del Consiglio - riflettono quelli del Pd - servono 11 firme cioè i due quinti dell'Assemblea cittadina. I dem sono 4, i grillini 2 come quelli de La Città e siamo a 8. Se si aggiungessero i renziani di Iv sarebbero giusto 11 e la mozione di sfiducia sarebbe targata centrosinistra, nessun alibi quindi per chi dice che non «voterebbe mai con la Lega». Teoricamente in Consiglio ammesso che la mozione ci arriva basterebbero 16 firme per defenestrare de Magistris sempre che dall'altra parte non ce ne siano 17. Vale a dire che basterebbe l'assenza di qualche consigliere di maggioranza, o che funge da stampella, per far passare la sfiducia. Il Pd si è dato un mese di tempo per tentare l'affondo. De Magistris lo sa bene e stasera ha convocato il gruppo demA espressione della De Majo che potrebbe presentarsi al vertice. L'ex pm vuole capire se nello zoccolo duro della sua maggioranza, o meglio quello che ne rimane, c'è la volontà di mollarlo. Andrà in scena in Comune la rea dei conti e l'osservato speciale è il capogruppo Rosario Andreozzi, basterebbero le sue dimissioni da capogruppo per innescare a catena la dinamica delle dimissioni di massa dal gruppo e dare il via libera al valzer della sfiducia.